Germania e Francia, due mediane da favola
Un grande duello di centrocampo ha caratterizzato il big match fra Germania e Francia. Il risultato alla fine dà ragione ai francesi, che effettivamente, sul piano tecnico hanno mostrato di avere qualcosa in più. Ma attenzione: tatticamente è stata partita alla pari, di quelle che si vincono solo per una prodezza o un errore individuale. Come in effetti è successo.
Primo tempo
I due allenatori partono da idee diverse per prendere il controllo del gioco.
Low ha due fonti principali di gioco: una sulla sua trequarti, ovvero Tony Kroos, che si abbassa davanti alla difesa per ricevere palla e far partire l’azione, e una sulla trequarti avversaria, l’eccellente Thomas Muller, che parte da destra, ma è libero di fare quel che vuole e spesso finisce col tagliare al centro o addirittura spostarsi sulla fascia opposta a cercare di creare superiorità numerica con Havertz (in verità piuttosto spento). Non è un caso che le due fonti di gioco tedesche siano anche i giocatori più esperti: evidentemente Low vuole che la palla passi dai piedi di due elementi che più di altri hanno conoscenze per poter gestire la partita.
Per il resto, il 3-4-3 in fase difensiva punta molto sul senso tattico di Gundogan, che per tutta la partita si muoverà in uno spazio di non più di 30 metri quadrati, ma con straordinario piazzamento.
Deschamps invece schiera un 4-3-3 che in realtà in fase di possesso evolve in un 4-2-3-1: mentre Pogba per tutto il primo tempo rimane quasi in linea con Kantè, sebbene con compiti molto diversi (mezzala pura, mentre il compagno è un mediano che si occupa solo di recuperare palloni), l’altra mezzala, vale a dire Rabiot, in fase di possesso sale di dieci metri sul centrosinistra. La manovra, unita al movimento di Hernandez, che al pari di Pavard sull’altra fascia, parte profondo ma sale spesso improvvisamente fino alla trequarti, fa sì che Kimmich, già di suo poco abituato a tenere la posizione di esterno destro, venga spesso preso in mezzo.
Che fare? Assorbire la salita di Hernandez o seguire la percussione di Rabiot? La decisione finisce sempre col lasciare uno spazio, che nessun compagno può coprire, perché il trio difensivo tedesco è nel contempo impegnato uomo contro uomo dai tre attaccanti francesi.
Pericolo a sinistra
Non è un caso che la Francia costruisca le azioni più pericolose a sinistra, cercando di colpire con improvvisi cambi di fronte. Gli va bene al 20° quando un’apertura visionaria di Pogba pesca l’intera Germania fuori posizione e lascia a Hernandez la possibilità di andare sul fondo e crossare. Hummels fa la frittata, ma forse a conti fatti si assume solo la responsabilità di un gol che sarebbe arrivato comunque.
Nei restanti venticinque minuti, la Germania prova a reagire, ma in realtà corre altri pericoli, in quanto la fascia di sinistra resta terra di conquista soprattutto per le folate di Rabiot, che costringono Kimmich a non superare mai la metà campo.
Secondo tempo
Nel secondo tempo cambia poco a livello di posizioni, ma la Germania alza il baricentro. Kroos e Gundogan anziché in orizzontale agiscono in verticale, allungando le posizioni dei tre centrocampisti francesi. Mentre Kantè resta profondo a coprire la zona antistante la difesa (con la solita grande intensità), Pogba e Rabiot hanno più campo da percorrere e quindi molte più situazioni da interpretare. Non a caso, il rendimento del primo cresce, mentre quello del secondo lentamente cala. Ma c’è il rovescio della medaglia: alzando il baricentro la Germania lascia tanto campo alle proprie spalle e nel corso del secondo tempo subisce almeno tre contropiedi potenzialmente letali. Sul primo, Rabiot arriva fino in area e calcia astutamente sul primo palo, colpendo il legno a Neuer fuori causa, mentre sul terzo Mbappè serve Benzema che infila il raddoppio, ma entrambi i francesi sono in millimetrico fuorigioco (fra parentesi: la Germania gioca sul filo, ma l’offside non lo sbaglia mai, e non può essere un caso).
La profondità che non c’è
Negli ultimi venti minuti, Low prova a cambiare le carte in tavola allargando il fronte del gioco offensivo e inserendo un paio di elementi più efficaci nella ricerca della profondità (Sanè e Werner), ma in realtà ottiene poco perché i francesi difendono basso e quella profondità non la concedono mai.
Conclusioni
La vittoria della Francia appare sostanzialmente meritata alla luce di una maggiore qualità dei singoli. Ma la differenza fra le due squadre in campo è stata molto attutita da una ottima interpretazione dei tedeschi, che, con la probabile qualificazione da secondi o da terzi nel girone, rischiano di diventare la mina vagante della fase a eliminazione diretta.