Storia della Champions League: L’epoca dei Galacticos (1997- 2000)
di Mark Menozzi
Nel 2000 nella corsa alla presidenza del Real Madrid, Lorenzo Sanz (che pure aveva vinto due Champions League) fu sconfitto da Florentino Perez, un imprenditore e politico di successo, che vinse la corsa presidenziale dei blancos promettendo in caso di elezione l’acquisto di Figo dal Barcellona. Puntualmente fu eletto, e tenne fede alla promessa. Non solo, ma ogni anno portò un fuoriclasse a Madrid, rinverdendo i fasti degli anni 50 e 60, quando le merengues erano un album di figurine che vinceva.
Contemporaneamente l’egemonia della Serie A, che aveva dominato gli anni 90, declinò, lasciando spazio alla crescita della Liga spagnola e della Premier League inglese. Dal 1989 al 1998, le squadre italiane (con l’eccezione della stagione 1990-1991) avevano sempre portato una rappresentante in finale (cinque volte il Milan, nel ’89, ’90, ’93, ’94 e ’95, tre volte la Juventus ’96, ’97 e ’98 e una la Sampdoria nel ’92) vincendo quattro volte. Ma dal 1999 la festa è finita. Ci saranno saltuarie affermazioni, e un ultimo picco nel 2003.
2000-2001 BAYERN MONACO
Figura 1 La tana dei Galacticos, Valdebebuas
Quella edizione della Champions League vide al via settantadue squadre, anche se come l’anno prima si sarebbero avute solo trentadue di queste squadre nei gironi. Formula invariata. L’Italia era ancora in testa al Ranking UEFA, e quindi portava quattro squadre, due dai gironi, la Lazio vincitrice in Serie A e la Juventus, e due dai turni preliminari (le due milanesi, con l’Inter di Lippi fatta fuori dagli svedesi dell’Helsinborg). Dai gironi anche due spagnole, Deportivo la Coruna e Barcellona, più il Real Madrid detentore (col Valencia dai preliminari), due tedesche come Bayern Monaco e Bayer Leverkusen, due francesi AS Monaco e Paris St. Germain, le olandesi PSV Eindhoven e Heerenven, le inglesi Manchester United e Arsenal, e poi per la Russia lo Spartak Mosca, per la Grecia l’Olimpiakos e per il Portogallo il Porto.
Sedici arrivarono dagli ormai poderosi turni di qualificazione.
Fase a gironi.
Il Girone A è composto da: Bayer Leverkusen, Real Madrid, Spartak Mosca e Sporting Lisbona. Lo Sporting Lisbona si presenta bene pareggiando con i blancos, ma poi si defila rapidamente chiudendo a due punti. Il Madrid vince quattro gare di fila, poi perde a Mosca, con lo Spartak che si qualifica secondo e il Bayern Leverkusen di Romelow e Neuville, che va in Coppa UEFA.
Il Girone B è composto da: Arsenal, Lazio, Shakhtar Donetsk e Sparta Praga. Con ucraini e cechi, che si mostrano solo buone squadre, per i biancoazzurri e lotta solo con i Gunners che sono forti di giocatori come Ljunberg, Pires, Wiltord e Bergkamp. Lo scontro diretto è a favore degli inglesi, primi, anche se la Lazio, seconda, arriva a pari punti.
Il Girone C è composto da: Heerenven, Olimpiakos, Olympique Lione e Valencia. I finalisti sempre allenati da Cuper, vincono bene il gruppo, seguiti alla pari da greci e francesi. L’Olympique Lione passa come seconda grazie al gol del compianto camerunense Marc-Vivien Foé in Grecia.
Figura 2 L’indimenticabile Marc-Vivien Foé con la magli del Camerun, spentosi in campo nel 2003
Il Girone D è composto da: Galatassaray, AS Monaco, Rangers Glasgow e Sturm Graz. Delusione sono i monegaschi in fase involutiva, che sono fanalini di coda del gruppo, guidato a sorpresa dallo Sturm Graz davanti al Galatassaray.
Il Girone E è composto da: Amburgo, Deportivo La Coruna, Juventus e Panathinaikos. La Juventus torna in Champions League carica di entusiasmo, ma finirà ultima nel girone. L’Amburgo si dimostra bestia nera, 4-4 in Germania e un umiliante (per i bianconeri) 3-1 a Torino. Passano spagnoli e greci, col Panathinaikos dell’ex Paulo Sousa, che vincendo 3-1 in casa con la Juventus all’ultima giornata passa.
Il Girone F è composto da: Bayern Monaco, Helsinborg, Paris St. Germain e Rosenborg. I norvegesi rivelazione dell’ultimo lustro sono in declino, e pur raccogliendo qualche buon risultato lasciano spazio a bavaresi e parigini che passano in carrozza, col Bayern Monaco primo.
Il Girone G è composto da: Anderlecht, Dynamo Kiev, Manchester United e PSV Eindhoven. Nel primo turno il Manchester United fa 5-1 all’Anderlecht con una tripletta di Cole. Sembra deciso il gruppo con olandesi o ucraini in coda agli inglesi. Solo che l’Anderlecht vince quattro gare, il Manchester cincischia e alla fine primi belgi e secondi gli inglesi.
Il Girone H è composto da: Barcellona, Besiktas, Leeds United e Milan. I rossoneri benché in Serie A non siano in un momento brillantissimo vincono il gruppo. Il Barcellona batte 4-0 il Leeds alla prima giornata, ma verrà sopravanzato dagli inglesi e finirà terzo nel girone dietro proprio agli inglesi.
Seconda fase a gironi.
Il Gruppo A è composto da: Manchester United, Panathinaikos, Sturm Graz e Valencia. Sulla carta spagnoli e inglesi sono favorite, e infatti raccolgono dodici punti e chiudono alla pari davanti. Lo scontro diretto termina alla pari, 0-0 e 1-1, col Valencia primo.
Il Gruppo B è composto da: Deportivo La Coruna, Galatassaray, Milan e Paris St Germain. Anche qui due squadre chiudono alla pari. Il Deportivo La Coruna ha vinto l’ultima Liga ed è la squadra emergente nel panorama spagnolo, forte di giocatori come Djalminha, Makaay, Tristan e Pandiani. Vinceranno il gruppo affiancata dal Galatassaray che fa fuori le più quotate Milan e PSG.
Il Gruppo C è composto da: Arsenal, Bayern Monaco, Olympique Lione e Spartak Mosca. Il Bayern prende subito lo steccato, mette in ghiaccio la qualificazione, per poi crollare inaspettatamente 0-3 a Lione con il bomber Sidney Govou sugli scudi. Comunque Bayern Monaco primo e secondo Arsenal, trascinato da Thierry Henry arrivato dalla Juventus dove Ancelotti lo impiegava da esterno, per essere schierato da Arsené Wenger come centravanti, ricavandone oro.
Il Gruppo D è composto da: Anderlecht, Lazio, Leeds United e Real Madrid. Il Real Madrid completa il filotto di tre spagnole su tre, prime nei gironi a dimostrare la superiorità tecnica della Liga. La Lazio chiude ultima, e la rivelazione Anderlecht è pure eliminata. Come seconda passa il Leeds United, squadra gagliarda e sfrontata.
I quarti vedono brillare le italiane per la loro assenza, ma sono molto emozionanti.
Il Galatassaray trascinato da un crepuscolare ma sempre forte Jorge Hagi, batte il Real Madrid 3-2 all’Ali Sami Yen con reti di Umit Davala, Hasan San e Jardel, ma il Real Madrid salva la situazione con reti di Helguera e del forte mediano Makélélé. Al Santiago Bernabeu Raul fissa una doppietta nel 3-0 che premia i blancos.
Come detto il Leeds United è squadra gagliarda, e lo dimostra contro il Deportivo La Coruna a Ellen Road. Ian Harte, Alan Smith e Rio Ferdinand fissano un 3-0 inatteso. Al Riazor il Deportivo mostra a sua volta di essere gagliardo, ma le reti di Djalminha e Tristan non servono a ribaltare la sfida.
Il Valencia fa fuori l’Arsenal con la regola dei gol fuoricasa. All’andata a Londra Henry e Parlour danno la vittoria ai Gunners ma Ayala segna una rete decisiva. Al ritorno l’attaccante Carew porta il Valencia in semifinale.
Il Manchester United subisce la vendetta del Bayern Monaco per la vittoria più che romanzesca della finale del 1999. All’Old Trafford partita equilibrata da 0-0, decisa nel finale da un gol di Paolo Sergio per i tedeschi. A Monaco di Baviera le reti di Élber e Scholl rendono inutile quella di Giggs.
In semifinale ci sono due favorite. Il Real Madrid lo è, sebbene di poco, sul Bayern Monaco, ma i tedeschi restano pur sempre tedeschi e ribaltano ogni pronostico! Giovane Élber espugna con un suo gol Madrid, e al ritorno sblocca la partita, chiusa dal “medianone” Jens Jeremies dopo il momentaneo pareggio di Luis Figo.
Il Leeds parte favorito sul Valencia, che però sorprende tutti per il secondo anno di fila. Dopo uno 0-0 ad Elland Road, nel ritorno fissa un clamoroso 3-0 con Juan Sanchéz Moreno (due volte) e Mendieta.
Figura 3 Il nuovo acquisto del Valencia l’argentino Pablo Aimar indica la seconda finale consecutiva
La finale si gioca a Milano a San Siro, il 23 di maggio del 2001.
Il Bayern Monaco riapproda dopo due anni alla finale. In confronto a Barcellona ci sono parecchi cambiamenti, anche se lo schema è lo stesso un 3-5-2 che in realtà è 5-3-2 il più delle volte. Ottmar Hitzfeld, schiera Oliver Khan in porta, con il trio centrale formato da Samuel Kukkuor e Thomas Linke ai fianchi dello svedese Patrick Andersson. Sulle fasce due francesi, a destra Willy Sagnol e a sinistra il basco Bixente Lizarazu. In mezzo a centrocampo la coppia formata dal capitano Stefan Effenberg e dall’inglese Owen Hargreaves, molto giovane. Come incursori Mehmet Scholl e il bosniaco Hasan Salihamidžić, con Giovane Elber di punta.
Il Valencia di Hector Cuper, già promesso all’Inter, ha sorpreso ancora tutti. Ci son stati dei cambiamenti nella rosa dall’anno prima. In porta Santiago Canizares, con difesa a quattro, che da destra a sinistra schiera Jocelyn Angloma, i due centrali argentini Roberto Ayala e Mauricio Pellegrino, con l’unico italiano protagonista in Coppa, Amedeo Carboni, a sinistra. Sulla mediana Rubén Baraja ha sostituito Javier Farinos, andato all’Inter, portando un netto miglioramento. Con Gaizka Mendieta e Kily Gonzales, sulla trequarti l’argentino Pablo Aimar ha sostituito Gerrard andato al Barcellona. Di punta Juan Sanchéz e il norvegese John Carew.
La gara parte scoppiettante. Dopo tre minuti Andersson prende la palla con la mano in aerea. Rigore realizzato da Mendieta. Poco dopo Angloma stende Effenberg. Rigore. Canizares respinge di piede su Mehmet Scholl. Il Bayern attacca, ma il Valencia regge, e si va all’intervallo con gli andalusi avanti. Nella ripresa il Bayern butta nella mischia Caster Jancker una punta al posto di Sagnol, e dopo cinque minuti terzo penalty della serata. Stefan Effenberg fissa l’1-1 che resiste fino al 90’. Kahn salva su Sanchéz e Kily Gonzales. I supplementari sono il regno della paura. Si va ai rigori.
Il primo a battere è Paulo Sergio (entrato nei supplementari) che sbaglia, mentre Mendieta segna. Valencia ancora avanti. Salihamidžić e Carew segnano, come Zickler (entrato nei supplementari) mentre Zahović col suo errore pareggia la sfida. Errori per i quarti tiratori Andersson e Carboni, mentre Effenberg e Baraja sono impeccabili. 3-3, si va ad oltranza. Il sesto tiratore del Bayern Monaco è Bixente Lizarazu, il cui sinistro non fallisce, per il Valencia va Kily Gonzales, freddo a pareggiare. 4-4. Il settimo del Bayern Monaco Thomas Linke, che non ha un piede raffinato, ma mette freddezza e potenza. 5-4. Tocca poi a Mauricio Pellegrino, che prova la precisione Kahn devia.
Il Bayern ha vinto la sua quarta Champions League.
FINALE 2001
BAYERN MONACO – VALENCIA 1-1 dts (5-4 dcr) (Milano, San Siro, 23/5/2001)
Bayern Monaco: Kahn, Sagnol (dal 46’ Jancker), Lizarazu, Andersson, Linke, Kuffuor, Jeremies, Effenberg, Elber (dal 100’ Zickler), Scholl (dal 108’ Paolo Sérgio), Salihamidžić. All,re: Ottmar Hitzfeld
Valencia: Canizares, Angloma, Carboni, Baraja, Ayala (dal 90’ Djukić), Pellegrino, Mendieta, Juan Sanchez (dal 66’ Zahović), Carew, Aimar (dal 46’ Albelda), Kily Gonzales. All.re: Hector Cuper
Arbitro: Dick Jol (Paesi Bassi)
Marcatori: 3’ Mendieta (V) rigore, 50’ Effenberg (B) rigore.
Sequenza rigori: Paulo Sérgio (B) 0-0, Mendieta (V) 0-1, Salihamidžić (B) 1-1, Carew (V) 1-2, Zickler (B) 2-2, Zahović (V) 2-2, Andersson (B) 2-2, Carboni (V) 2-2, Effenberg (B) 3-2, Baraja (V) 3-3, Lizarazu (B) 4-3, Kily Gonzales (V) 4-4, Linke (B) 5-4, Pellegrino (V) 5-4
Figura 4 Un vero titano, Oliver Kahn il guardiano del Bayern Monaco
FOCUS: OLIVER KAHN
Sebbene quel Bayern Monaco avesse fior fiore di giocatori in ogni reparto, che meritavano la citazione in questo focus, non si può ignorare che la finale di San Siro fu decisa dal suo portiere.
Nato a Karlsruhe ha origini lettoni, infatti suo padre riparò in Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale. Proprio nel Karlsruhe esordì appena diciottenne nel 1987 (era infatti del 1969), e dopo cinque anni nel 1994 passa al Bayern Monaco.
Dal fisico possente, aveva l’aspetto di una figura mitologica norrena, con i capelli biondi, il viso da guerriero vichingo che non temeva nulla. Le sue mani erano tenaglie di acciaio, che stringevano la palla, che non aveva speranza di fuga. In quella finale a San Siro si udì più di una volta il secco suono delle sue prese, rimbombare.
Dopo la delusione di Barcellona, si riscattò due anni dopo. Col Bayern giocò fino al 2008 ormai alla soglia dei quaranta.
Anche con la Germania fu protagonista. Nel 2002 nei Mondiali nippo-coreani fu il migliore in assoluto, tranne commettere un errore fatale in finale, che costò la rete di Ronaldo. Arrivò sul podio anche quattro anni dopo in casa, dopo essersi arreso alle conclusioni di Grosso e Del Piero in semifinale.
Resta comunque uno dei più vincenti giocatori tedeschi di sempre, con otto Bundes,sei Coppe di Germania, una Coppa UEFA, una Champions League e un Europeo con la Germania.
Per il suo carisma meritò di essere soprannominato King Kahn e Der Titan.
CLASSIFICA MARCATORI
> 7 RETI
Raul (Real Madrid)
> 6 RETI
Giovane Élber (Bayern Monaco)
Iván Helguera (Real Madrid)
Lee Bowyer (Leeds United)
Paul Scholes (Manchester United)
Mário Jardel (Galatassaray)
Rivaldo (Barcellona)
Marco Simone (AS Monaco)
2001-2002 REAL MADRID
Per la nuova edizione di Champions League, gli osservatori indicavano il Real Madrid come probabile favorita. La politica di Florentino Perez era quella di portare un fuoriclasse ogni anno a Veldebebas. Nel 2000 si era iniziato con Figo e nel 2001 è toccato a Zinedine Zidane, il fuoriclasse francese della Juventus. Ovviamente non era l’unica squadra accreditata. Bayern Monaco, la stessa Juventus, Barcellona e Manchester United erano considerate per la vittoria finale. Formula invariata, con sedici squadre già ai gironi. Per l’Italia c’erano i vincitori della Serie A la Roma e la Juventus. Real Madrid e Deportivo La Coruna per la Spagna, per la Germania Bayern Monaco e Schalke 04, Nantes e Olympique Lione rappresentavano la Francia, mentre Manchester United e Arsenal portavano gli stendardi dell’Inghilterra e PSV Eindhoven e Feyenoord per i Paesi Bassi. A completare Spartak Mosca per la Russia, Sparta Praga per la Repubblica Ceca, l’Olimpiakos per la Grecia e il Boavista per il Portogallo. Le altre sedici dai turni preliminari.
Fase a gironi. La prima giornata slitta per l’11 Settembre.
Il Girone A è composto da: Anderlecht, Lokomotive Mosca, Real Madrid e Roma. Il Real Madrid parte a razzo espugnando l’Olimpico con Figo e Guti, e inanella quattro vittorie consecutive. Poi un pareggio e una sconfitta a Mosca, con ormai primo posto garantito. La Roma di Totti, ma forte anche di campioni come Batistuta, Cafu e Samuel, arpiona il secondo posto.
Il Girone B è composto da: Boavista, Borussia Dortmund, Dynamo Kiev e Liverpool. I Reds tornano nella Coppa che li ha resi grandi dopo la Strage dell’Heysel. Sono forti di giovani interessanti come Steven Gerrard e Michael Owen, e hanno vinto la Coppa Uefa l’anno prima. Vincono il girone davanti al Boavista che un po’ a sorpresa ha superato il Borussia Dortmund.
Il Girone C è composto da: Arsenal, Maiorca, Panathinaikos e Schalke 04. Delusione i tedeschi, ben valutati chiudono ultimi, mentre il Panathinaikos a sorpresa supera i Gunners in testa al gruppo.
Il Girone D è composto da: Galatassaray, Lazio, Nantes e PSV Eindhoven. La Lazio sta imboccando una fase calante dopo i faraonici fasti dell’Era Cragnotti. Tre sconfitte in avvio segnano una precoce eliminazione. Il gruppo lo guida il Nantes, davanti ai turchi.
Il Girone E è composto da: Celtic Glasgow, Juventus, Porto e Rosenborg. I bianconeri soffrono un poco in avvio, vincendo con un rigore al 90’ con gli scozzesi e pareggiando in Norvegia. Poi mette in ghiaccio la prima posizione davanti al Porto, nonostante la sconfitta in Scozia, contro un Celtic grintoso, guidato dal bomber svedese Henrick Larsson.
Figura 5 Il bomber svedese Henrik Larsson del Celtic Glasgow
Il Girone F è composto da: Barcellona, Bayer Leverkusen, Fenerbahçe e Olympique Lione. Il Barcellona dopo le delusioni degli ultimi anni inanella quasi un percorso netto, se non fosse per la sconfitta a Leverkusen. Proprio i tedeschi arrivano secondi con dodici punti.
Il Girone G è composto da: Deportivo La Coruna, Lilla, Manchester United e Olimpiakos. I greci deludono, arrivando ultimi, e pur non essendo certo favoriti si son mostrati buoni protagonisti negli anni precedenti. L’ottimo Deportivo di quegli anni vince il girone davanti allo United.
Il Girone H è composto da: Bayern Monaco, Feyenoord, Sparta Praga e Spartak Mosca. I detentori marciano con regolarità tedesca, quattro vittorie e due pareggi, e primo posto. A ruota, distanziata comunque di tre punti a undici, Sparta Praga, squadra non brillante ma solida e regolare. Deludono olandesi e russi.
La seconda fase a gironi, appare molto incerta.
Il Gruppo A è composto da: Bayern Monaco, Boavista, Manchester United e Nantes. Portoghesi e francesi sono presto fuori dal gioco. Così Bayern e United, grandi rivali del periodo, si trovano a decidere la vetta nello scontro diretto, che però dice 1-1 e 0-0 e primo arriva il Manchester United per differenza reti.
Il Gruppo B è composto da: Barcellona, Galatassaray, Liverpool e Roma. I giallorossi giocano un buon girone, con picchi, come il 3-0 al Barcellona all’Olimpico, e qualche inciampo, ma chiudono alla pari del Liverpool, uscendo però nello scontro diretto, per via del 2-0 ad Anfield Road, con reti di Litmanen e Heskey. Primo il Barcellona.
Il Gruppo C è composto da: Panathinaikos, Porto, Real Madrid e Sparta Praga. Il Madrid è arcifavorito e infatti fa quasi percorso netto, con solo un pareggio in Grecia all’ultima giornata. Proprio il Panathinaikos, a sorpresa, si qualifica come secondo.
Il Gruppo D è composto da: Arsenal, Bayer Leverkusen, Deportivo La Coruna e Juventus. Bianconeri e londinesi favoriti. La Juventus parte a razzo con un 4-0 al Leverkusen, dapprima rinviata per nebbia. Ma dopo lo 1-3 a Londra imbocca una china discendente e chiuderà ultima. Fuori anche l’Arsenal, passano primi i tedeschi, ripresentasi in primavera in forma esaltante, seguiti dal Deportivo.
Si va alla fase finale con i quarti.
Il Panathinaikos continua a sorprendere, battendo 1-0 ad Atene il Barcellona con un rigore di Basinas. Al Camp Nou il Barcellona soffre tantissimo. Va sotto per la rete lampo di Konstantinou, Luis Enrique pareggia e raddoppia all’inizio della ripresa. Saviola fissa il 3-1 definitivo.
Bella la sfida fra Bayern Monaco e Real Madrid. In Baviera il camerunense Geremi segna dopo undici minuti, portando avanti i blancos. Il Bayern preme e nel finale Effenberg e Pizarro ribaltano. Al Santiago Bernabeu il Madrid pressa, rischia, fino al gol di Helguera al 69’. Il Bayern si sbilancia e Guti nel finale fissa il 20.
Il Manchester United si sbarazza abbastanza facilmente del Deportivo La Coruna. In Galizia lo United fa 2-0 con Beckham e Van Nijstelrooy. All’Old Trafford 3-2 squillante.
Il Liverpool affronta da favorito il Bayern Leverkusen, e infatti ad Anfield Road vince di misura con rete del difensore finlandese Sami Hyypiä. La gara di ritorno è uno spettacolo! Michael Ballack, fuoriclasse del Leverkusen, segna dopo un quarto d’ora, il portoghese Abel Xavier pareggia nel finale del primo tempo. La ripresa si apre con azioni da una parta e dall’altra. Dopo venti minuti Ballack raddoppia, e cinque minuti dopo il bulgaro Dimitar Berbatov fa 3-1 per il Leverkusen. A undici dalla fine Jari Litmanen fa 3-2, riqualificando il Liverpool, ma all’85’ il difensore Lúcio segna il 4-2 qualificando il Bayer Leverkusen.
Figura 6 Il fuoriclasse del Bayer Leverkusen era di certo Michael Ballack
Le semifinali sono all’insegna del Clasico Barcellona contro Real Madrid. I blancos chiudono la sfida a Barcellona con un 2-0 firmato da Zidane e McManaman. A Madrid 1-1 e meregues in finale.
Il Bayer Leverkusen sorprende ancora, 2-2 all’Old Trafford, e poi 1-1 interno, con qualificazione del tutto inattesa ai danni del Manchester United.
La finale si gioca all’Hampden Park di Glasgow, il 15 maggio del 2002.
Il Real Madrid come detto era la favorita d’obbligo. La dirigenza aveva dato a Vicente del Bosque, tecnico abile ed equilibrato tanto quanto sottovalutato. In porta César Dominguez, che aveva messo in panchina Ilker Casillas. In difesa Michel Salgado a destra, in mezzo Iván Helguera e il capitano Fernando Hierro, con a sinistra Roberto Carlos. Sulla mediana il calamita-palloni Claude Makélélé a copertura della difesa, con Figo ad agire a destra da mezzala ed esterno a seconda della bisogna, e a sinistra il duttile argentino Santiago Solari. Sulla trequarti un fuoriclasse come Zinedine Zidane. Di punta il rodatissimo duo formato da Fernando Morientes e Raul.
Il Bayer Leverkusen ha sorpreso tutti, eliminando Juventus, Arsenal, Liverpool e Manchester United. Il tecnico emergente Klaus Toppmöller, ha amalgamato una squadra con giocatori emergenti, di cui alcuni diventeranno campioni. In difesa, davanti al portiere rigorista Hans-Jörg Butt, Zoltán Sebescen a destra, in mezzo il croato Boris Živković e il brasiliano Lúcio, un concentrato di forza e tecnica, e a sinistra l’argentino Diego Placente. Centrocampo che prevedeva il capitano Carsten Ramelow a copertura della difesa, Michael Ballack come perno centrale. Sui lati a destra Berndt Schneider e a sinistra Thomas Brdarić. Nel ruolo sia di trequartista che di seconda punta il turco Yldiray Baştürk, dietro al centravanti Oliver Neuville, molto tecnico.
Il Real Madrid è ovviamente favoritissimo, e infatti dopo soli otto minuti è in vantaggio con una rete di Raul. Finita? Per nulla! I tedeschi sono e saranno sempre tedeschi, e infatti dopo cinque minuti pareggiano con una incornata di Lúcio. Ottenuto il pareggio il Bayer Leverkusen fiuta l’impresa e gioca ad alto ritmo, il Real Madrid controlla, ma non può stare tranquillo. Proprio allo scadere del primo tempo, Roberto Carlos scende con una delle sue percussioni. Il suo cross è deviato e si impenna. Sul limite dell’area Zidane si coordina e batte al volo di sinistro, infilando la palla all’angolino. Un gol stupendo, storico, arrivato proprio un attimo prima dell’intervallo. Il Leverkusen non si arrende mai e pressa. Al 68’ César si infortuna ed entra Ilker Casillas. In quei venti minuti abbondanti il giovane portiere diventa l’eroe della serata, salvando almeno tre-quattro palle-gol. Alla fine vince chi era logico, anche se più duramente del previsto, ma come si dice, sull’Albo d’Oro finisce solamente un nome.
Il Real Madrid vince la sua nona Champions League.
FINALE 2002
REAL MADRID – BAYER LEVERKUSEN 2-1 (Glasgow, Hampden Park, 15/5/2002)
Real Madrid: César (dal 68’ Casillas), Salgado, Roberto Carlos, Makélélé (dal 73’ Flávio Conceição), Helguera, Hierro, Raul, Figo (dal 58’ McManaman), Morientes, Zidane, Solari. All.re: Vicente Del Bosque.
Bayer Leverkusen: Butt, Sebescen (dal 65’ Kirsten), Placente, Ramelow, Živković, Lúcio (dal 90’+1 Babić), Schneider, Ballack, Neuville, Baştürk, Brdarić (dal 39’ Berbatov). All.re: Klaus Toppmöller.
Arbitro: Urs Meier (Svizzera)
Marcatori: 8’ Raul (R), 13’ Lúcio (B), 45’ Zidane (R)
Figura 7 Zinedine Zidane si coordina per lo splendido gol decisivo della finale del 2002
FOCUS: ZINEDINE ZIDANE
Zinédine Yazid Zidane, nasce a Marsiglia da genitori di origine algerina, il 23 giugno 1972. Da piccolo mostra subito la sua classe, e sviluppa un enorme rispetto per Enzo Francescoli, che diverrà il suo idolo. Esce nella giovanili del Cannes. A venti anni arriva al Bordeaux, snobbato dalle grandi di Francia come OM e Paris St Germain, per un carattere fumantino, che sarà sempre un suo enorme limite.
Tecnicamente è favoloso. Dispone di un fisico possente, ma nonostante questo danza come un ballerino con la palla al piede. Le sue veroniche sono arte del calcio.
Nel 1996 passa alla Juventus campione d’Europa e si impone definitivamente come fuoriclasse mondiale. Dopo un inizio così così in Italia, diventa protagonista vincendo due Campionati, ma fallendo in finale due Champions League. Nell’estate del 2001 passa al Real Madrid per una “offerta che non si può rifiutare”. A Madrid centra la Champions al suo primo colpo, decidendola con un gol stupendo. Chiuderà la carriera nel 2006.
Con la Nazionale di Francia vince il Mondiale di casa nel 1998. Dopo un’espulsione con l’Arabia Saudita, torna nella ultime partite, e decide la finale con una doppietta al Brasile. Vincerà anche l’Europeo del 2000. Nel 2006 ritorna alla finale, ma chiude la sua carriera nel modo sbagliato, con un’espulsione per la nota testata a Materazzi.
Resta comunque un giocatore indimenticabile, vincitore di due Palloni d’Oro e capace di spargere magie in giro per i campi di tutto il mondo.
CLASSIFICA MARCATORI
> 10 RETI
Ruud Van Nijstelrooy (Manchester United)
> 8 RETI
David Trezeguet (Juventus)
> 7 RETI
Ole Gunnar Solskjær (Manchester United)
Thierry Henry (Arsenal)
2002-2003 MILAN
Dopo il dominio degli anni 90, l’Italia era lentamente scivolata indietro. Tanto che nelle due ultime edizioni non c’era stato nemmeno un rappresentante della Serie A nella fase ad eliminazione diretta. Si scontavano gestioni troppo allegre, sopra le reali possibilità economiche del sistema, e ora si pagavano gli interessi. I fallimenti di società apparse solide, come Parma e Lazio, e il ridimensionamento di Fiorentina e Roma, era la dimostrazione di ciò. Per quanto riguarda il lato meramente sportivo, il Real Madrid partiva ancora favorito, soprattutto dopo l’acquisto del Fenomeno Ronaldo dall’Inter. Formula invariata (per l’ultimo anno) e quindi sedici squadre ammesse di diritto ai gironi. Per la Spagna i vincitori della Liga, il Valencia e i secondi, del Deportivo La Coruna, più il Real Madrid detentore. Per l’Italia Juventus vincente in Serie A e Roma. L’Inghilterra porta Arsenal e Liverpool, la Germania Borussia Dortmund e Bayer Leverkusen (che l’anno prima ha perso Bundes, Coppa di Germania e Champions all’ultima partita), e per la Francia Olympique Lione (che ha avviato una striscia di sette titoli consecutivi in Ligue 1) e Lens. I Paesi Bassi portano le ammiraglie Ajax e PSV Eindhoven, e poi una rappresentante per Turchia, Grecia e Russia, rispettivamente Galatassaray, Olimpiakos e Spartak Mosca. Le altre sedici (fra cui Bayern Monaco, Manchester United e le due milanesi) dai turni preliminari.
Prima fase a gironi.
Il Girone A è composto da: Arsenal, Auxerre, Borussia Dortmund e PSV Eindhoven. Gruppo equilibrato sulla carta, e infatti non spicca nessuna squadra, Delude un poco il PSV, mentre Arsenal e Borussia finiscono appaiati con dieci punti, con i Gunners primi per lo scontro diretto.
Il Girone B è composto da: Basilea, Liverpool, Spartak Mosca e Valencia. Qui invece una squadra fa il vuoto e sono i valenciani che finiscono con sedici punti. Secondo il Basilea, delude il Liverpool, solo terzo, ma sorprende in negativo lo Spartak Mosca: zero punti per i russi.
Il Girone C è composto da: AEK Atene, Genk, Real Madrid e Roma. Con i belgi subito tagliati fuori, la sfida è per il secondo prosto fra Roma e greci. Il Madrid dovrebbe fare il vuoto e pare così dopo il 3-0 in apertura all’Olimpico. Ma poi frena, la Roma si riprende ed espugna il Santiago Bernabeu con una rete di Francesco Totti. Alla fine blancos e giallorossi appaiati a nove punti, con Madrid primo.
Figura 8 Uno dei più forti giocatori italiani di sempre, Francesco Totti
Il Girone D è composto da: Ajax, Inter, Olympique Lione e Rosenborg. Appare un gruppo equilibrato, con l’incognita Lione. I francesi sono però ancora in rodaggio per l’Europa, l’Ajax è meno forte del previsto e i norvegesi sono ormai in netta parabola discendente. Quindi l’Inter vince il girone senza grossi patemi
Il Girone E è composto da: Dynamo Kiev, Feyenoord, Juventus e Newcastle United. Sulla carta la Juve è favorita e infatti non manca la vittoria abbastanza agevole. Dopo un deludente 1-1 a Rotterdam in avvio, con rete di Camoranesi, i ragazzi di Marcello Lippi (tornato l’anno prima a Torino) veleggiano trascinati da Del Piero e Trezeguet e da un Nedved che prepara una stagione monstre. A parte l’inciampo in Inghilterra non conoscono ostacoli. Il Newcastle si qualifica secondo, e lo fa dopo tre sconfitte iniziali, un’impresa che sarà ripetuta solo dopo diciassette anni.
Il Girone F è composto da: Bayer Laverkusen, Maccabi Haifa, Manchester United e Olimpiakos. Inglesi e tedeschi favoriti. Lo United parte col piede giusto battendo gli israeliani 5-2, e finisce con cinque vittorie su sei gare. Perde incredibilmente 0-3 al ritorno in Israele, ma stravince il girone. Il Leverkusen inizia con una scioccante sconfitta in Grecia per 2-6! Si riprende e sul filo di lana beffa proprio l’Olimpiakos.
Il Girone G è composto da: Bayern Monaco, Deportivo La Coruna, Lens e Milan. I rossoneri inanellano quattro vittorie consecutive, di cui due col Bayern che arriva ultimo, come grande delusione dell’anno! Già qualificato il Milan si rilassa e perde a Lens e in casa col Deportivo, con i galiziani secondi del girone.
Il Girone H è composto da: Barcellona, Club Bruges, Galatassaray e Lokomotive Mosca. Il Barcellona fa filotto, con sei vittorie piene. A dire il vero la concorrenza non brilla. Il Galatassaray è in calo e infatti chiude ultimo, con il Lokomotive che c’entra la qualificazione.
Seconda fase a gironi.
Il Gruppo A è composto da: Barcellona, Bayern Leverkusen, Inter e Newcastle United. Gli azulgrana dopo il punteggio pieno lo sfiorano anche in questa fase. Vincono cinque gare e ne pareggiano solo una. Il Leverkusen crolla chiudendo ultimo a zero, mentre il Newcastle non ripete la rimonta della prima fase a gironi, nonostante i gol di Shearer.
Il Gruppo B è composto da: Ajax, Arsenal, Roma e Valencia. Qui regna il massimo equilibrio, con ben sette pareggi in dodici gare complessive. Fra il Valencia primo e la Roma ultima, ci solo quattro punti di differenza. L’Ajax aggancia, un poco a sorpresa, il secondo posto.
Il Gruppo C è composto da: Borussia Dortmund, Lokomotive Mosca, Milan e Real Madrid. Il Milan ricalca alla perfezione il cammino della prima fase. Quattro vittorie in avvio. Batte 1-0 il Real Madrid a San Siro con Shevchenko, mentre Inzaghi decide a Dortmund. Doppio 1-0 ai moscoviti e girone messo in tasca. Inutili quindi lo 1-3 a Madrid e lo 0-1 col Borussia a Milano. Rossoneri primi con i blancos secondi.
Il Gruppo D è composto da: Basilea, Deportivo La Coruna, Juventus e Manchester United. I bianconeri partono con un ottimo pareggio in Spagna e con un secco 4-0 al Basilea. Alla ripresa in febbraio hanno quattro punti, due in meno dello United, con Deportivo a un punto e Basilea a zero. Tutto comodo quindi. Ma un’epidemia di influenza falcidia la rosa per la sfida col Manchester che termina con due sconfitte. Il Deportivo aggancia la Juventus a sette e tutto si decide nello scontro diretto a Torino. Ferrara porta in vantaggio i bianconeri, ma poi Tristan e Makaay ribaltano la sfida. Trezeguet pareggia ma non basta. Ma al novantatreesimo il difensore croato Igor Tudor segna una stupenda rete al volo, qualificando la Juve alle spalle del Manchestet United.
Finalmente inizia la fase ad eliminazione diretta con i quarti di finale.
Il Milan affronta l’Ajax, squadra molto scomoda. Ad Amsterdam esce uno 0-0 favorevole per il Milan, ribadito dal gol alla mezz’ora di Inzaghi a San Siro. Nella ripresa però l’Ajax segna due volte, il Milan pareggia e al minuto 91’ Tomasson (che giocò nel Feyenoord) segna il 3-2 che qualifica i rossoneri alla finale.
L’Inter allenata da Cuper affronta il Valencia, che proprio il “mister” argentino portò a due finali consecutive. Il bonus dei valenciani si è esaurito, e l’Inter passa.
Il Real Madrid batte il Manchester United al Santiago Bernabeu per 3-1 con doppietta di Raul decisiva. Al ritorno lo United ci crede, segna quattro reti con Van Nijstelrooy, e una doppietta splendida di David Beckham (la quarta un autorete), ma Ronaldo firma un tripletta e i blancos avanzano.
La Juventus impatta 1-1 a Torino col Barcellona, in una gara equilibrata. Decidono Montero in avvio e Saviola nel finale. Al Camp Nou gli azulgrana sono favoriti, ma nella Juve c’è Pavel Nedved. Il centrocampista ceco è incontenibile e segna un gol meraviglioso. Pareggia però Xavi e si va ai supplementari. Quando si pensa già ai rigori Birindelli si inventa una discesa improbabile, cross al bacio per Zalayeta che firma il 2-1 che vuol dire semifinali.
In semifinale giungono quindi tre italiane, con i detentori.
Storico Derby della Madonnina in Champions League! Ed è una delusione. L’andata è una delle partite più brutte della storia della manifestazione, uno 0-0 in tutto. Più divertente il ritorno con Shevchenko che segna allo scadere del primo tempo. Poiché il Milan “gioca in trasferta” si fa per dire, quella rete significa qualificazione, rendendo inutile il pareggio, anche se nel finale rischia.
La Juventus affronta il Real. Al Santiago Bernabeu abbiamo merengues in salsa brasilera, con reti di Ronaldo e Roberto Carlos, ma intervallate da una zampata di David Trezeguet, che fa ben sperare per il ritorno. Infatti lo stesso bomber francese e Del Piero segnano nel primo tempo. Per un’ora la Juve cancella il Madrid, con Buffon che para un rigore a Figo e Nedved che segna il terzo decisivo gol. Finale con paura, con la rete di Zidane, e amarezza con il giallo a Nedved che salterà la finale.
La finale si gioca a Manchester all’Old Trafford, il 28 maggio del 2003.
Quindi finale tutta italiana. Non inganni. Più che una reale superiorità del calcio italiano, questa finale è frutto, se non del caso, di alcune condizioni favorevoli, leggasi gol in extremis di Tudor e Tomasson. Sicuramente bianconeri e rossoneri sono però squadre da zone alte europee. Soprattutto il Milan lo dimostrerà negli anni a venire.
Figura 9 Il bomber bianconero David Trazeguet
Proprio i Milan si era affidato a Carlo Ancelotti in panchina, un ex, che però aveva allenato anche la Juve. Poco amato e per nulla rimpianto dalla tifoseria bianconera, stava affilando le zanne della rivincita. Schierò una squadra prudente ma ben equilibrata. In porta Dida, a lungo un oggetto misterioso, che stava mostrando il suo valore. In difesa “Billy” Costacurta insolitamente a destra, in mezzo Alessandro Nesta e Paolo Maldini e a sinistra il georgiano Kakhaber Kaladze. A centrocampo regia affidata ad Andrea Pirlo, arretrato in quella posizione, dove già Mazzone lo fece giocare, con Clarence Seedorf a spillare classe sulla mezz’ala sinistra e uno “scudiero” sempre pronto come Gennaro Gattuso a sostenere il centrocampo. Sulla trequarti il portoghese Manuel Rui Costa, dietro la coppia gol Andreij Shevchenko e Filippo Inzaghi.
La Juventus era quindi tornata a Lippi, che approda alla sua quarta finale di Champions League. I bianconeri avevano la grana di Pavel Nedved, giocatore insostituibile, soprattutto in quel momento. Lippi così schierava in porta Gianluigi Buffon, dietro il quartetto Lillian Thuram, Ciro Ferrara, Igor Tudor e Paulo Montero, da destra a sinistra. A centrocampo a destra Mauro German Camoranesi, in mezzo Alessio Tacchinardi ed Edgar Davids, e sulla sinistra al posto di Nedved, avanza Gianluca Zambrotta, usato efficacemente come terzino mancino durante quella stagione. In attacco David Trezeguet e Alex Del Piero, due garanzie.
La Juventus ha mostrato durante l’anno di essere superiore al Milan, ma da un mesetto è in calo fisico, e l’assenza di Nedved pesa. Inoltre Lippi ha compiuto un paio di mosse azzardate. L’avanzamento di Zambrotta sembra inevitabile, ma lo limita, e Montero a sinistra è inspiegabile, vista poi la presenza di Pessotto in panchina. Il Milan è più adatto alla sfida singola e scatta veloce dai blocchi. Shevchenko segna subito, ma il gol è annullato per fuorigioco di Rui Costa che impedisce a Buffon di vedere la palla. Lo stesso Buffon compie un mezzo prodigio su Inzaghi. Pian piano la Juve si assesta e poco prima della fine del primo tempo perde Tudor per infortunio, ed entra Birindelli. Nella ripresa l’ingresso di Antonio Conte per il deludente Davids da una scossa ai bianconeri, che centrano una traversa proprio con Conte. Però la scarsa vena degli avanti tiene bloccata la sfida sullo 0-0, anche quando nei supplementari in pratica il Milan è in dieci per l’infortunio di Roque Junior (entrato per Costacurta) che resta in campo per onor di firma, e con Ambrosini (entrato per Rui Costa) che scala in difesa.
Nulla di fatto e si va ai rigori.
La prima a battere è la Juventus con Trezeguet, e già dal suo rigore si capisce come andrà… penalty battuto malissimo e Dida para. Serginho (subentrato a Pirlo) porta in vantaggio il Milan. Poi però Buffon è super su Seedorf e Birindelli è uno dei pochi a battere bene un rigore in quella serie. 1-1.
Poi inizia il “museo degli orrori” dei rigori. Zalayeta e Montero per la Juventus, e Kaladze per il Milan battono che peggio non si può! Si resta 1-1 finché Nesta batte un Buffon che poteva fare di più. Tocca agli ultimi due, Del Piero e Shevchenko. Loro sono un’altra storia. Del Piero porta la Juventus sul 2-2, ma l’ucraino arriva sicuro sul dischetto e non sbaglia.
Il Milan vince la sua sesta Champions League.
FINALE 2003
MILAN – JUVENTUS 0-0 dts (2-3 dcr) (Manchester, Old Trafford, 28/5/2003)
Juventus: Buffon, Thuram, Montero, Tacchinardi, Ferrara, Tudor (dal 42’ Birindelli), Camoranesi (dal 46’ Conte), Davids (dal 65’ Zalayeta), Trezeguet, Del Piero, Zambrotta All.re: Marcello Lippi
Milan: Dida, Costacurta (dal 66’ Roque Junior), Kaladze, Pirlo (dal 71’ Serginho), Nesta, P. Maldini, Gattuso, Seedorf, F. Inzaghi, Rui Costa (dall’87’ Ambrosini), Shevchenko All.re: Carlo Ancelotti
Arbitro: Markus Merk (Germania)
Marcatori: –
Sequenza rigori: Trezeguet (J) 0-0, Serginho (M) 0-1, Birindelli (J) 1-1, Seedorf (M) 1-1, Zalayeta (J) 1-1, Kaladze (M) 1-1, Montero (J) 1-1, Nesta (M) 1-2, Del Piero (J) 2-2, Shevchenko (M) 2-3
Figura 10 Andrij Shevchenko batte Buffon e regala la sesta Coppa al suo Milan
FOCUS: ANDRIJ SHEVCHENKO
Andrij Shevchenko (nella sua trascrizione occidentale) è nato in Ucraina nel 1976. Pur non essendo un gigante, spiccò sempre per la notevole forza fisica, che si traduceva in velocità e scatto. Aveva una resistenza fisica fuori dalla norma, che gli permetteva di mantenere sempre un ritmo di gioco alto e grande costanza di rendimento. Non sorprende se si pensa che era un figlio tecnico di Lobanowsky il maestro del calcio sovietico prima e ucraino poi. Era l’erede di Oleg Blokhin e lo dimostrò fin da giovanissimo nella Dynamo Kiev. Oltre a primeggiare in Ucraina si prese belle soddisfazioni in Champions, fra cui una tripletta al Barcellona. Nel 1999 passò al Milan, dove fu utilizzato quasi sempre come centravanti, pur potendo anche giocare largo o in zona arretrata. Dotato di grande opportunismo, forte di testa e con un tiro notevole anche da fuori aerea, è stato uno dei migliori attaccanti mai giunti in Italia. Vinse la classifica marcatori al suo anno di esordio, cosa riuscita solo a Platinì.
Col Milan ha vinto in Italia (Scudetto nel 2004) e in Europa con la Champions League del 2003. Ha vinto il Pallone d’Oro nel 2004, terzo ucraino a riuscirci, ma unico in un grande club straniero
Dopo la finale di Istanbul inizia un declino imprevedibile. Nel 2006 passa al Chelsea. Ha solo 30 anni, ma non ritrova più i vecchi picchi di rendimento, nemmeno nel suo fugace ritorno in rossonero. Chiude nel 2012 nella sua Dynamo Kiev. Attualmente è il trainer dell’Ucraina.
CLASSIFICA MARCATORI
> 12 RETI
Ruud Van Nijstelrooy (Manchester United)
> 10 RETI
Filippo Inzaghi (Milan)
> 9 RETI
Hernan Crespo (Inter)
Raul (Real Madrid)
Roy Makaay (Deportivo La Coruna)