Storia della Champions League: La Champions League si allarga (1997- 2000)

Storia della Champions League: La Champions League si allarga (1997- 2000)

di Mark Menozzi

Il processo di ampliamento e modifica della Champions League procede imperterrito. Nel 1997 vengono ampliati a sei gironi, e per la prima volta nella storia vengono ammessi club non campioni dei rispettivi campionati l’anno prima, o detentori della stessa Coppa. Entro il nuovo millennio i gironi verranno portati ad otto e le nazioni più in alto del Ranking UEFA avranno fino a quattro squadre partecipanti.
Dal punto di vista puramente sportivo si sta preparando il ritorno di un vecchio dominatore. Lo stesso che dominò agli albori della Coppa Campioni. Giusto che il suo ritorno al vertice ora che è cambiata.

1997-1998 REAL MADRID

Figura 1 Sempre più grande, ricca e ambita, la Champions League diviene il principale evento calcistico a livello mondiale

In questa edizione si allargano il numero delle partecipanti, che da sedici diventano ventiquattro. Quindi passano ai quarti le prime sei e le due migliori seconde. Inoltre otto nazioni (Italia, Spagna, Germania, Inghilterra, Francia, Portogallo, Paesi Bassi e Turchia) qualificano la seconda classificata nei rispettivi campionati l’anno prima. La Germania ha tre partecipanti, poiché il Borussia Dortmund, detentore, è arrivata terza in Bundesliga. Otto sono le squadre ammesse di diritto ai gironi, le altre sedici arriveranno da due turni di qualificazione. Per l’Italia partecipano Juventus vincitrice della Serie A, e Parma, che agli spareggi fa fuori con un netto 7-1 complessivo i polacchi del Widzew Łodz.

Fase a gironi.
Il Gruppo A è composto da: Borussia Dortmund, Galatassaray, Parma e Sparta Praga. I tedeschi sono favoriti ovviamente, ma gli emiliani sono squadra tosta e di livello. Infatti battono i detentori 1-0 in casa con gol di Hernan Crespo. Il Borussia vince la sfida di ritorno 2-0, ma a condannare il Parma sono i due pareggi con lo Sparta Praga.
Il Gruppo B è composto da: Feyenoord, Juventus, Kosice e Manchester United. I bianconeri sono favoriti, e infatti partono con un secco 5-1 agli olandesi, ma poi cadono con lo United a Old Trafford per 3-2. Gli inglesi chiudono il girone primi, la Juventus sconfitta a Rotterdam 2-0 da una doppietta di Julio Cruz, rischia. Deve battere il Manchester United nell’ultima partita e sperare in risultati positivi dagli altri campi, per qualificarsi. Prima parte va bene, 1-0 con rete di Filippo Inzaghi.
Il Girone C è composto da: Barcellona, Dynamo Kiev, Newcastle United e PSV Eindhoven. I catalani passati sotto la guida di Van Gaal sono nettamente i favoriti. Invece si mostrano squadra fragile, facilmente perforabile, e chiudono ultimi nel girone. A qualificarsi la Dynamo Kiev, che conta su una coppia di attaccanti emergenti, Sergij Rebrov e Andrij Shevchenko, con quest’ultimo che mette una tripletta a Barcellona.

Il Girone D è composto da: Olympiakos, Porto, Real Madrid e Rosenborg. I blancos vincono il girone con tredici punti, grazie alle reti di Raul e Morientes. Il Rosenborg si conferma solido, e arriva a solo due punti dal Madrid, con ampie possibilità di qualificarsi fra le migliori seconde.
Il Girone E è composto da: Bayern Monaco, Besiktas, IFK Göteborg e Paris St. Germain. Con svedesi e turchi presto fuori dai giochi, tutto si decide nello scontro diretto fra tedeschi e parigini. 5-1 per il Bayern in casa, con doppiette di Jancker ed Élber, e poi 3-1 per i francesi in casa. PSG che arriva all’ultima giornata con buone possibilità di qualificarsi come migliore seconda.
Il Girone F è composto da: Bayer Leverkusen, Lierse, AS Monaco e Sporting Lisbona. Coi belgi che raggranellano solo un punto, le altre tre si giocano la qualificazione. Lo Sporting cede, mentre il Monaco, forte di giovani attaccanti come Thierry Henry, David Trezeguet e il nigeriano Ikpeba, vince il girone. Il Bayern Leverkusen finisce a tredici punti, che vogliono dire miglior seconda.
La Juventus arriva a dodici come il PSG, ma davanti per differenza reti. Il Rosenborg però vincendo con l’Olimpiakos arriverebbe a tredici e la eliminerebbe Ma la rete all’89’ del serbo Pedrag Djordjević fissa il 2-2 a Il Pireo, e quindi la Juventus passa.

I quarti si giocano in primavera.
La Juventus passata all’ultimo incontra la Dynamo Kiev, grande rivelazione dei gironi. La lunga pausa ucraina per l’inverno li ha però imballati, e una Juve al contrario rigenerata li mette sotto. A Torino i bianconeri fanno incetta di palle-gol sbagliate, finché Husin segna portando in vantaggio la Dynamo al primo tiro in porta. Inzaghi pareggia, e poi in Ucraina la superiorità della Juventus esplode con un secco 4-1 (tripletta ancora di Inzaghi e rete di Del Piero).

Figura 2 Sergeij Rebrov della Dynamo Kiev

La sfida più attesa è il derby tedesco fra Borussia Dortmund e Bayern Monaco. La sfida è il massimo dell’equilibrio, doppio 0-0 e supplementari nel ritorno a Dortmund, dove una rete di Chapuisat al 109’ qualifica i detentori.
Il Real Madrid affronta l’altra tedesca. 1-1 a Leverkusen, e poi al Santiago Bernabeu è 3-0, con Hierro a chiudere la sfida.
Il Manchester United è favorito con AS Monaco. Nel Principato ne esce uno scialbo 0-0. Il ritorno viene indirizzato da un gol di Trezeguet dopo cinque minuti. Inutile il pareggio di Solskjær.

In semifinale sfida con contorno di polemiche fra Real Madrid e Borussia Dortmund. L’andata a Madrid inizia con oltre un’ora di ritardo, poiché alcuni fan del Real Madrid distruggono una delle due porte. Alla fine i blancos vincono 2-0 con reti di Morientes e Karambeau. La UEFA multa il Madrid e squalifica il suo campo, ma i tedeschi chiedono la ripetizione. Non vengono accontentati, e dopo uno 0-0 in casa sono fuori. Il Real Madrid torna in una finale di Champions League dopo diciassette anni.
La Juventus mette al fresco la qualificazione all’andata, con un roboante 4-1 casalingo, con tre gol di Del Piero e zampata di Zinedine Zidane. Nel ritorno inutile 3-2 per i francesi.

La finale si gioca ad Amsterdam, all’Amsterdam ArenA, il 20 maggio 1998.
Il Real Madrid si ripresenta nella Coppa che più gli aggrada. La squadra era stata affidata dal Presidente Sanz, al tedesco Jupp Heynckes, ottimo gestore di uomini e tattico capace. Grazie alla Sentenza Bossman, era una sorta di all-stars con giocatori di otto nazionalità diverse. In porta un tedesco, Bodo Illgner, davanti a lui a destra l’italiano Christian Panucci, in mezzo due spagnoli, Manolo Sanchìs e Fernando Hierro, e a sinistra il brasiliano Roberto Carlos, troppo frettolosamente bocciato dall’Inter. Davanti alla difesa l’argentino Fernando Redondo, un play basso dalle doti tecniche e tattiche formidabili, purtroppo condizionato da troppi infortuni. Sulle mezzali il francese di origine canaca Christìan Karambeau e l’olandese Clarence Seedorf. In avanti Raul, guizzante seconda punta, che parte sulla trequarti, e due punte come lo spagnolo Fernando Morientes e il serbo Pedrag Mijatović. A sorpresa in panchina il croato Davor Suker.
La Juventus dopo un girone difficile, si è riassestata. L’acquisto nella sessione di mercato autunnale dell’olandese Edgar Davids dal Milan, aveva riequilibrato la squadra. Lippi nella sua terza finale consecutiva, schiera Peruzzi in porta, in difesa tre centrali, Torricelli, Montero e Iuliano, stante il grave infortunio di Ferrara. A centrocampo due esterni a tutta fascia, a destra Di Livio e a sinistra Pessotto, in mezzo Deschamps e il già citato Davids, a coprire le spalle a Zidane, libero di inventare sulla trequarti. In avanti la prolifica coppia Inzaghi e Del Piero, capocannoniere di Coppa, con dieci reti.
La partita è equilibrata, con la Juventus che è favorita e lo fa vedere, tenendo un buon predominio territoriale. Di grosse occasioni non ce ne sono, anche perché né Inzaghi e né Del Piero sono in ottime condizioni fisiche. Zidane impegna Illgner, ma la partita rimane inchiodata sullo 0-0. Al ventiduesimo della ripresa azione offensiva, un po’ confusa a dire il vero, del Real Madrid, e palla che arriva a Mijatović che insacca. A dire il vero è ben visibile la posizione di fuorigioco dell’attaccante serbo, ma il VAR non è nemmeno nei pensieri ancora e rete convalidata. La Juventus prova disperatamente l’assalto, Inzaghi, Zidane e Davids arrivano vicini al pareggio, ma alla fine sono i blancos a festeggiare, tornando sul Trono di Europa dopo trentadue anni. Per la Juventus la seconda delusione consecutiva in finale.
Per il Real Madrid è la settima Champions League.

FINALE 1998
REAL MADRID – JUVENTUS 1-0 (Amsterdam, Amsterdam ArenA, 20/5/1998)
Real Madrid: Illgner, Panucci, Roberto Carlos, Redondo, Sanchìs, Hierro, Raul (dal 90’ Amavisca), Karembeau, Morientes (dall’81’ Jaime), Seedorf, Mijatović (dall’89’ Šuker). All.re: Jupp Heynkes
Juventus: Peruzzi, Torricelli, Pessotto (dal 70’ Fonseca), Montero, Iuliano, Deschamps (dal 77’ Conte), Di Livio (dal 46’ Tacchinardi), Davids, Inzaghi, Zidane, Del Piero. All.re: Marcello Lippi
Arbitro: Hellmut Krug (Germania)
Marcatore: 67’ Mijatović

Figura 3 Il monumento del Real Madrid Raul Gonzales Blanco

FOCUS: RAUL
Raúl Gonzáles Blanco, per tutti semplicemente Raul, è stato uno dei più forti giocatori della storia del calcio europeo e del Real Madrid.
E pensare che da piccolo era nelle giovanili dell’Atletico Madrid. Ma nel 1992 passò ai blancos. Già nel 1994, a soli diciassette anni bruciò ogni tappa passando dalla Squadra C alla prima mettendosi subito in luce. Nella Champions League del 1995-1996 mostrò il suo talento. La sua rete alla Juventus, poi vincitrice, dimostrò le sue doti realizzative. Due anni dopo è il perno dei blancos che riporta sul tetto di Europa.
Era un attaccante duttile, che poteva giocare in ogni ruolo avanti, esprimendosi meglio come seconda punta. Rapidissimo, dotato di un sinistro mortifero e di grandissima tecnica, aveva scatto e tiro. Un vero incubo per tutte le difese.
Con il Real Madrid vanta sei Liga, tre Champions League e due Coppe Intercontinentali, sempre come protagonista, segnando spesso in finale. Dopo il Madrid nel 2010 passa allo Schalke 04. Per chi pensa sia lì a far vacanza, lui segna trenta reti, e porta i tedeschi alla semifinale di Champions. Giocherà anche in Qatar e Stati Uniti d’America, prima di ritirarsi nel 2015. È uno dei pochissimi giocatori a vantare oltre mille presenze nei professionisti. È il terzo migliore marcatore della Storia nella Coppe Europee con 77 reti e il secondo della storia della nazionale spagnola. Proprio alla Nazionale sono legate le uniche delusioni, non avendo mai vinto niente, ed essendosi ritirato della Furie Rosse poco prima dell’inizio del loro grande ciclo vincente.

CLASSIFICA MARCATORI

> 10 RETI
Alessandro Del Piero (Juventus)
> 7 RETI
ThierryHenry (AS Monaco)
> 6 RETI
Filippo Inzaghi (Juventus)
Sergeij Rebrov (Dynamo Kiev)

1998-1999 MANCHESTER UNITED

Formula invariata, e quindi otto squadre già qualificate (Real Madrid detentore, Ajax, Arsenal, Barcellona, Juventus, Kaiserslautern, Lens e Porto) ai gironi, e le altre sedici che arrivano dai turni di qualificazione. Le favorite erano le due finaliste, Real Madrid e Juventus. I bianconeri però vissero un anno di transizione e i blancos anche si stavano rinnovando. Alle loro spalle erano accreditate Barcellona e le due inglesi. Nel 1992 era partita la Premier League al di là della Manica, un torneo ricco di sponsor e mediaticamente molto ben curato, che aveva notevolmente rinforzato i forzieri (e quindi le squadre) dei club inglesi. La seconda italiana era l’Inter, dove giocava il Fenomeno Ronaldo, che arrivava da una Serie A ricca di polemiche.

Fase a gironi.
Il Girone A è composto da: Ajax, Dinamo Zagabria, Olimpiakos e Porto. Olandesi e portoghesi sono favoriti, ma entrambe le squadre sono in fase di rinnovamento, e non si mostrano competitive. A spuntarla è l’Olimpiakos, squadra solida e con alcuni elementi di classe come Djordjević e Giannakopoulos. Seconda a debita distanza la Dinamo Zagabria.
Il Gruppo B è composto da: Athletic Bilbao, Galatassaray, Juventus e Rosenborg. I bianconeri sono favoriti, ma la loro annata non sarà buona, tanto da portare alle dimissioni di Marcello Lippi, sostituito da Carlo Ancelotti, non molto amato dalla tifoseria. Il gruppo è all’insegna dell’equilibrio, la Juventus pareggia le prime cinque partite, ma nessuna scappa. All’ultima giornata le basta battere il Rosenborg in casa (2-0, reti di Inzaghi e Amoruso) per agganciare i turchi sconfitti da una rete di Julen Guerrero nei Paesi Bassi e qualificarsi primi. Inoltre la Juve è senza Del Piero, fuori per un gravissimo infortunio al ginocchio.

Figura 4 Il fuoriclasse basco Julen Guerrero

Il Girone C è composto da: Inter, Real Madrid, Spartak Mosca e Sturm Graz. Nonostante una netta sconfitta al Santiago Bernabeu, l’Inter alla fine vinse il girone, con un punto di vantaggio sul Real Madrid.
Il Girone D è composto da: Barcellona, Bayern Monaco, Brøndby e Manchester United. Un vero e proprio “gruppo della morte” come si dice. Il Barcellona come l’anno prima delude, e chiude terzo, anche se questa volta può recriminare per il sorteggio. Il Bayern Monaco vince il girone con undici punti, uno in più degli inglesi, con cui hanno pareggiato due volte.
Il Girone E è composto da: Arsenal, Dynamo Kiev, Lens e Panathinaikos. Parziale delusione è rappresentata dai Gunners, che dopo la vittoria in Premier erano ben accreditati. Invece a vincere è la Dynamo Kiev, dove i suoi due attaccanti fanno faville, in particolare Shevchenko, già acquistato dal Milan, per il 1999. Secondo il Lens di Šmicer e Vairelles. Solo terzo l’Arsenal di Bergkamp, Overmars e Adams.
Il Girone F è composto da: Benfica, HJK Helsinki, Kaiserslautern e PSV Eindhoven. I tedeschi hanno vinto la Bundes l’anno prima, ma non sono granché considerati. Eppure sono squadra arcigna, col vecchio bomber Olaf Marschall come punta di diamante. Anche per via di una concorrenza (PSV a parte) non irresistibile, mettono in fresco la qualificazione con buon vantaggio, vincendo il girone con tredici punti.
Le migliori seconde sono Real Madrid e Manchester United.

I quarti si tengono in primavera.
La Juventus, distanziata nella lotta per lo Scudetto, punta tutto sulla Coppa. A Torino contro l’Olimpiakos eccellente prestazione e qualificazione in ghiaccio con le reti di Inzaghi e Conte… ma in pieno recupero Ninianidis segna su rigore (assai dubbio) riaprendo tutto. E infatti un gol di Gogić in avvio porta in vantaggio i greci, questa volta è la Juventus a segnare nel finale con Conte e qualificarsi.
Il Manchester United elimina senza troppo patemi l’Inter, mettendo in ghiaccio la qualificazione già all’andata.
La Dynamo Kiev si mostra assai pericolosa. L’anno prima aveva fatto fuori il Barcellona, ora tocca al Real Madrid. 1-1 al Santiago Bernabeu (Mijatović e Shevchenko) e al ritorno in Ucraina Andreij Shevchenko mostra tutta la sua classe con una doppietta decisiva.
Dal derby tedesco esce vittorioso il Bayern Monaco, che in casa vince 2-0 trascinato da Stefan Effenberg. Al ritorno 4-0 e semifinale assicurata, con gli esperti che lo segnalano come favorito alla vittoria finale.

In semifinale il Bayern Monaco non si fa fregare dalla Dynamo Kiev. Partita divertente in Ucraina, un 3-3 ricco di ribaltamenti di fronte. Subito doppietta di Shevchenko, poi allo scadere del primo tempo Tarnat accorciava. Inizio ripresa Kosovsky porta 3-1 la Dynamo, ma Effenberg e Jancker nel finale fissano il pareggio. In Baviera il Bayern fa 1-0 con Basler e ritorna in finale dopo dodici anni.
La Juventus mette in ghiaccio la qualificazione almeno due volte, ma il ghiaccio si scioglie sempre… Ad Old Trafford ancora Conte segna, ma un errore della difesa al 92’ permette a Giggs di segnare. Risultato ottimo comunque, che diventa perfetto dopo dieci minuti a Torino, con la doppietta di Inzaghi. Ma il Manchester in ventidue minuti pareggia con Roy Keane e Dwight York. Ora è la Juventus a dover attaccare, e nel finale giunge anche il gol di Andy Cole. Manchester in finale dopo trentuno anni.

Figura 5 David Beckham uno dei giovani fuoriclasse di quel Manchester United

La finale si gioca a Barcellona, al Camp Nou, il 26 maggio 1999.
Come nel 1995 si affrontano due squadre già incontratesi nei gironi. Ma soprattutto in finale sono giunte due squadre che l’anno prima non hanno vinto il loro campionato. Fino a pochi anni prima avrebbero fatto la UEFA (o la Coppa delle Coppe), ora competono per la fu Coppa dei Campioni, mai cambio di nome fu più azzeccato.
Si trattava comunque di due grandi squadre. Il Manchester United era guidato da dodici anni dallo scozzese Alex Ferguson, che poco alla volta lo aveva riportato ai fasti dell’era Busby. Molti erano i giocatori provenienti dalle giovanili. In porta il formidabile gigante d’acciaio danese Peter Schmeichel. In difesa una classica linea a quattro, con da destra a sinistra, Gary Neville, il norvegese Ronny Johnsen, l’olandese Jaap Stam e l’irlandese Denis Irwin. A centrocampo sugli esterni David Beckham e Ryan Giggs, due sicurezze, in mezzo il duttile svedese Jesper Blomqvist e Nicky Butt che sostituiva il capitano Roy Keane. Davanti i “Calipso Boys” Dwight Yorke di Trinidad & Tobago e Andy Cole. Un classico 4-4-2 ma con giocatori duttili.
Il Bayern Monaco era favorito sulla carta. Ottmar Hitzfeld lo schierava con Oliver Kahn in porta, e una linea a quattro. A formarla da destra Markus Babel, Thomas Linke, il ghanese Samuel Koffour, e Michael Tarnat. A completare la retroguardia Lothar Matthaus, schierato in inedito ruolo di libero, con scopi anche di propulsione e regia. A centrocampo l’inventiva di Stefan Effenberg e la muscolarità di Jens Jeremies. Davanti un trio offensivo che vedeva Mario Basler, Carster Jancker e Alexander Zickler.
Al fischio di Pierluigi Collina, il Bayern parte subito forte. Al quinto Jancker si procura una punizione che fa arrabbiare gli inglesi. Basler sistema la palla, e scavalca la barriera beffando Schmeichel. Il tiro è centrale, ma questa volta il danese non è immune da colpe. 1-0 per i tedeschi. Il Manchester non ci sta e attacca, ma lo fa in modo poco lucido. Il Bayern difende bene e lo United non crea occasioni da gol, tranne che una con Cole. Nel finale Zickler fallisce una buona occasione.
Nella ripresa lo United ci prova, ma il Bayern in contropiede sfiora il vantaggio. Jancker si vede negare da Schmeichel un gol fatto, e poi prende la traversa, e anche Babel ha un’occasione. Kahn è bravo a negare il pareggio inglese.
Si arriva così ai minuti di recupero. Matthaus è uscito e il Bayern si mostra troppo timido. Beckham batte un angolo, Schmeichel si butta in aerea, come mossa disperata. Ed ecco che al 91’ Teddy Sheringham, entrato per Blomqvist pareggia! Brutta botta per il Bayern Monaco, che è in ginocchio. Il Manchester fiuta il sangue, e su un angolo ancora Beckham batte. Sul secondo palo sbuca l’attaccante norvegese Ole Gunnar Solsjær, che insacca! In tre minuti, dopo il novantesimo, nel recupero, il Manchester United ha ribaltato la partita. Trentuno anni dopo la magica serata di Wembley, un’altra finale indimenticabile.
Il Manchester United è campione d’Europa per la seconda volta.

FINALE 1999
MANCHESTER UNITED – BAYERN MONACO 2-1 (Barcellona, Camp Nou, 26/5/1999)
Manchester United: Schmeichel. G. Neville, Irwin, Butt, Johnsen, Stam, Beckham, Blomqvist (dal 67’ Sheringham), Yorke, Cole (dall’81’ Solskjær), Giggs. All.re: Alex Ferguson.
Bayern Monaco: Kahn, Babel, Tarnat, Matthaus (dall’80’ Fink), Linke, Koffour, Jeremies, Effenberg, Jancker, Basler (dall’87’ Salihamidžić), Zickler (dal 71’ Scholl). All.re: Ottmar Hitzfeld
Arbitro:Pierluigi Collina (Italia)
Marcatori: 6’ Basler (BM), 90’+1 Sheringham (MU), 90’+3 Solskjær (MU)

Figura 6 Forza, tecnica e tenacia, ovvero Ryan Giggs

FOCUS: RYAN GIGGS
Nasce come Ryan Joseph Wilson, di padre inglese e madre gallese. A causa del pessimo rapporto col padre, a sedici anni, arrivato alla maggiore età, prende il cognome della madre, appunto Giggs, che lo renderà famoso nel mondo del calcio. E questa decisione lo porterà ad optare per la nazionale gallese, rinunciando a quella inglese, e quindi a poter vincere qualcosa. Le vittorie le ottiene con il club comunque.
Partito dalle giovanili del Manchester City, passa poi a quelle dello United. Col Manchester United esordisce nei professionisti, e rimarrà legato al club dell’Old Trafford per venticinque anni. È uno dei pochi giocatori della storia ad aver giocato più di mille partite fra i professionisti.
Nasce come un’ala sinistra vecchio stile, abile nel dribbling, crossatore eccellente e dotato di un sinistro micidiale. Interpreterà poi il ruolo in modo più moderno, accentrando spesso la posizione, e giocando anche in mezzo a centrocampo.
Con il Manchester United vince tutto. Fanno ben trentasette trofei, che lo rendono uno dei giocatori più vincenti di sempre. Fra questi trofei spiccano due Champions League.

CLASSIFICA MARCATORI

> 8 RETI
Dwight Yorke (Manchester United)
Andryj Shevchenko (Dynamo Kiev)
> 7 RETI
Zlatko Zlahović (Porto)
> 6 RETI
Filippo Inzaghi (Juventus)

1999-2000 REAL MADRID

Ennesimo allargamento della Champions League, con otto gironi iniziali, per un totale di trentadue squadre partecipanti. Le prime tre nazioni del Ranking UEFA, ovvero Italia, Germania e Spagna, portano quattro squadre, due ai gironi e due nei turni di qualificazione. Altre tre nazioni, Francia, Paesi Bassi e Inghilterra, ne portano tre, due ai gironi e una nei turni di qualificazione. A completare le ammesse di diritto ai gironi, le prime di Portogallo, Grecia, Repubblica Ceca e Norvegia. Per l’Italia sono qualificate ai gironi il Milan campione d’Italia in carica, e la Lazio, e ai turni di qualificazione vanno Parma e Fiorentina. Manca la Juventus, che arriva da un brutto anno, ma resta l’unica italiana realmente competitiva in Europa, e infatti l’annata non sarà buona.

Fase a gironi.
Come detto sono otto. Le prime due vanno avanti, la terza va in Coppa UEFA.
Il Girone A è composto da: Bayern Leverkusen, Dynamo Kiev, Lazio e Maribor. La Lazio forte di giocatori come Veron, Salas, Mihajlović e Simone Inzaghi, vince agevolmente il gruppo, anche se le rivali sono obbiettivamente di basso profilo. Il Leverkusen è in crescita, ma ancora poco competitiva, la Dynamo ha perso Shevchenko e quindi prima Lazio e secondi gli ucraini.
Il Girone B è composto da: AIK, Arsenal, Fiorentina e Barcellona. Per i catalani il gruppo non si presenta facile, ma alla fine non fanno una passeggiata, questo no, ma una camminata salubre sì. Seconda la Fiorentina, trascinata dal bomber argentino Gabriel Omar Batistuta, arpiona un secondo posto davvero meritato, grazie alla vittoria in Inghilterra 1-0 sull’Arsenal, con rete di Batigol.

Figura 7 Gabriel Omar Batistuta per i viola sarà sempre Batigol

Il Girone C è composto da: Boavista, Borussia Dortmund, Feyenoord e Rosenborg. Delusione per il Borussia, che è in fase declinante, e chiude terza, Il Rosenborg vince con undici punti grazie ai gol del centravanti Carew e della forza dei vari Sørensen, Wisnes e Strand. Secondo il Feyenoord della coppia Tomasson e Van Vossen.
Il Girone D è composto da: Dinamo Zagabria, Manchester United, Olympique Marsiglia e Sturm Graz. I detentori non faticano troppo per vincere il girone con tredici punti. Al secondo posto si rivede l’OM dopo la retrocessione e la lenta rinascita. Nei francesi gioca l’ex-Juve Fabrizio Ravanelli, che pur in fase calante il suo lo dice ancora.
Il Girone E è composto da: Molde, Olimpiakos, Porto e Real Madrid. Spagnoli e portoghesi sono favoriti e in effetti vincono senza grossa fatica. Il Madrid vince con tredici punti, uno davanti al Porto.
Il Girone F è composto da: Bayern Monaco, PSV Eindhoven, Rangers Glasgow e Valencia. I tedeschi sono favoriti, ma forse ancora accusano in quei primi mesi lo shock per la finale dell’anno prima. Quindi si impone il buon Valencia, squadra gagliarda che supera i tedeschi di tre punti.
Il Girone G è composto da: Bordeaux, Sparta Praga, Spartak Mosca e Willem II Tilburg. Il gruppo non ha grosse squadre, e a spuntarla sono cechi e francesi che arrivano alla pari con dodici punti. Nello scontro diretto le due fanno un doppio 0-0, primo lo Sparta Praga per differenza reti.
Il Girone H è composto da: Chelsea, Galatassaray, Herta Berlino e Milan. I vincitori della Serie A non ripetono la buona stagione precedente, e si vede anche in Coppa, dove arrivano ultimi nel gruppo. Primi gli inglesi che hanno in rosa Gianfranco Zola e una squadra competitiva. Seconda l’Herta Berlino.

Seconda fase a gironi.
La prime sedici sono riunite in altri quattro gironi da quattro, che promuoveranno le prime due per i quarti di finale. Formula elefantiaca e sportivamente discutibile.
Il Gruppo A è composto da: Barcellona, Herta Berlino, Porto e Sparta Praga. Sulla carta catalani e lusitani favoriti e in effetti arrivano primi e secondi.
Il Gruppo B è composto da: Bordeaux, Fiorentina, Manchester United e Valencia. I viola si battono come leoni e sfiorano la qualificazione. Il Manchester United vince il girone, ma la Fiorentina li batte nella prima partita con reti di Batistuta e Abel Balbo. Purtroppo alla fine decisiva risulta la sfida a Valencia, dove gli andalusi vincono 2-0.
Il Gruppo C è composto da: Bayern Monaco, Dynamo Kiev, Real Madrid e Rosenborg. I norvegesi racimolano solo un punto, mentre a vincere è il Bayern che schianta il Madrid negli scontri diretti. Madrileni che arrivano a pari punti con la Dynamo Kiev e passano per lo scontro diretto.
Il Gruppo D è composto da: Chelsea, Feyenoord, Lazio e Olympique Marsiglia. Coi francesi presto fuori dai giochi, le altre tre si giocano la qualificazione. I biancoazzurri mostrano un Simone Inzaghi che segna a ripetizione, spiccano i quattro rifilati al Marsiglia all’Olimpico. Alla fine la spunta la Lazio espugnando Stamford Bridge, con una punizione di Mihajlović, e sorpassando in testa all’ultimo il Chelsea.

Finalmente inizia la fase ad eliminazione.
I quarti di finale vedono al via tre spagnole, due inglesi, e una a testa per Germania, Portogallo e Italia, e ciò denota l’andazzo preso dalla Champions League. I grandi club l’hanno avuta vinta.
L’unica italiana rimasta è la Lazio che è anche in corsa per lo Scudetto (che vincerà). Le è opposto il Valencia, e nessuno si strappa i capelli. I capelli cadono dopo la partita! Il Valencia smette l’abito della modestia e fa vedere di essere squadra attrezzata. Nei primi quattro minuti al Mestalla Angulo e Gerard vanno in rete. Simon Inzaghi segna, ma alla fine è 5-2 per gli andalusi, con tripletta di Gerard Lopéz. Al ritorno inutile vittoria 1-0 della Lazio con Veron.
Il Barcellona è capace di una grande rimonta. Il Chelsea lo batte 3-1 in casa. Al ritorno al Camp Nou il Barcellona va sul 2-0 con Rivaldo e Figo, ma Tore André Flo segna il gol che promuoverebbe il Chelsea. Dani manda la sfida ai supplementari, dove Rivaldo e Kluivert fissano il 5-1 finale.
Il Bayern Monaco è favoritissimo sul Porto, ma la sfida è dura. 1-1 in Portogallo buono per i tedeschi, ma al 90’ del ritorno in Baviera, punteggio speculare. Al terzo di recupero decide un’incornata del difensore Thomas Linke, e Bayern Monaco in semifinale.
I detentori del Manchester United incontrano il Real Madrid. I blancos non è che abbiano incantato fino ad ora. Infatti lo 0-0 di Madrid è scialbo. Ma all’Old Trafford giocano alla grande. Una sfortunata autorete di Roy Keane porta in vantaggio le merengues. Lo United attacca, ma nel giro di due minuti all’inizio della ripresa, Raul segna una doppietta in due minuti. Stupendo l’assist di Redondo sul secondo gol. Beckham riapre la gara, e a due dalla fine Scholes segna su rigore, ma la grande rimonta questa volta è solo abbozzata.

Le semifinali vedono ben tre squadre spagnole. Il derby fra Barcellona e Valencia, viene vinto a sorpresa dai secondi. Come con la Lazio grande prestazione interna, con un 4-1 firmato da Angulo (doppietta) Mendieta e Claudio Lopez. Sconfitta a Barcellona (1-2) e finale arpionata.
Il Real Madrid batte il Bayern Monaco 2-0 in casa, rendendo inutile la vittoria tedesca per 2-1 in Baviera. Decisivo con una rete sia andata che ritorno, il giovane centravanti francese Nicolas Anelka.

Figura 8 Nel Valencia il capitano Gaitzka Mendieta si impose come uno dei migliori centrocampisti del periodo

La finale si gioca il 24 maggio del 2000, allo Stade de France, nei sobborghi di Parigi.
La Champions League in formato elefante ha mostrato che restare in condizione per tutta la competizione è impossibile. Solo un decennio prima bastavano nove partite per essere Campioni d’Europa, ora ce ne vogliono minimo diciassette. La quantità non è certo sinonimo di qualità.
Se per il Real Madrid poco da dire (pur non essendo probabilmente la migliore), il Valencia aveva approfittato di gironi agevoli, una squadra non impossibile nei quarti e un Barcellona in tono minore. Altro fattore evidenziato dalla nuova formula: non vince chi è più bravo, ma chi arriva in forma migliore al momento topico.
Il Real Madrid allenato da Vicente Del Bosque, si schiera con la difesa a tre, non tipica nella storia di questo club. Davanti al giovane e fenomenale portiere Iker Casillas, un trio di centrali formato da Ivan Helguera perno centrale (con Hierro in panchina!) e stopper Ivan Campo ed Aitor Karanka, non proprio due sicurezze! Sui lati Michel Salgado a destra, e Roberto Carlos a sinistra. In mediana a dirigere Fernando Redondo, con l’inglese Steve McManaman come raccordo a destra e Raul in una insolita posizione arretrata. In avanti Fernando Morientes e Nicolas Anelka.
Il Valencia è allenato da Hector Cuper, un allenatore argentino di scarsa fama, ma di buon temperamento, che ha cavato il meglio da una buona rosa, ma non eccelsa. Davanti al buon portiere Santiago Canizares, una linea a quattro composta da Jocelyn Angloma, Miroslav Djukić, Mauricio Pellegrino e Gerardo (questi sostituisce il titolare Amedeo Carboni, uomo squadra vitale, squalificato). A centrocampo un rombo, con vertice basso Javier Farinos, un buon mezzofondista regalato al calcio (discreto di piede), sulle mezze ali Gaizka Mendieta a destra, capitano e anima della squadra, Kily Gonzalés a sinistra e sulla trequarti Gerard, rivelazione della stagione. In avanti Miguel Ángel Angulo, forte nel gioco aereo, e il veloce mancino argentino Claudio Lopéz. Di certo una buona squadra.
La partita in realtà resta equilibrata meno di mezz’ora. Benché il Real Madrid non mostri propensione al filtro e troppo equilibrio, però grazie alla maestria dei due esterni, di Raul e Redondo domina il gioco. Al 39’ bella azione sulla destra di Salgado e cross in mezzo all’area per Morientes, che un po’ troppo libero insacca. La partita finisce lì, col Valencia che è paralizzato dall’emozione, mentre il Real Madrid è nel suo ambiente preferito. Il secondo tempo serve solo a vedere quanti gol segneranno le merengues. Ne arrivano altri due di McManaman e Raul.
Il Real Madrid ha vinto la sua ottava Champions League.

FINALE 2000
REAL MADRID – VALENCIA 3-0 (Parigi St. Denis, Stade de France, 24/5/2000)
Real Madrid: Casillas, Salgado, Roberto Carlos, Helguera, Karanka, Ivan Campo, McManaman, Redondo, Morientes, Raul, Anelka. All.re: Vicente Del Bosque.
Valencia: Canizares, Angloma, Gerardo (), Farinos, Pellegrini, Djukić, Mendieta, Angulo, Claudio Lopéz, Gerard, Kily Gonzales. All.re: Hector Cuper
Arbitro: Stefano Braschi (Italia)
Marcatori: 39’ Morientes, 67’ McManaman, 75’ Raul

Figura 9 Roberto Carlos per anni pilastro di Real Madrid e Brasile

FOCUS: ROBERTO CARLOS
Quando nell’estate del 1996 il terzino sinistro Roberto Carlos da Silva Rocha, per tutti solo Roberto Carlos, passa dall’Inter al Real Madrid, sono pochi i tifosi nerazzurri che si disperano, anche se in seguito diranno tutti di aver capito che era un errore cederlo
L’Inter aveva fatto un colpone ad acquistarlo ventiduenne dal Palmeiras. Era un terzino mancino in puro stile brasiliano. Forte tecnicamente, abile con la palla fra i piedi, veloce, instancabile e abilissimo a crossare. Certo in difesa andava un poco sgrezzato, ma era una pepita d’oro. Se ne accorsero subito a Madrid, dove divenne per un decennio buono un pilastro.
Giocatore di grande carisma, era un autentico fenomeno sui calci piazzati. Una sua punizione dai 25 metri era pericolosa come un rigore! Calciava a 120 km/h con un effetto micidiale che non dava scampo al portiere. Partito dal Real Madrid a trentaquattro anni giocò fino a quarantadue, fra Turchia, Brasile, Dagestan e India. E fra i pochi ad aver giocato più di mille partite da professionista.
Col Brasile ha vinto due Mondiale nel 1994 (pur non essendo titolare) e nel 2002 come pilastro. Sono 125 le presenze con la verdeoro.

CLASSIFICA MARCATORI

> 10 RETI
Raul (Real Madrid)
Rivaldo (Barcellona)
Mario Jardel (Porto)
> 9 RETI
Simone Inzaghi (Lazio)
> 8 RETI
Tore André Flo (Chelsea)
Sergij Rebrov (Dynamo Kiev)

Redazione

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