Storia della Champions League: Inizia l’era della Champions League (1991-1994)

Storia della Champions League: Inizia l’era della Champions League (1991-1994)

di Mark Menozzi

Sono passati trentasei anni dal primo calcio d’inizio dato in Coppa dei Campioni. L’estate del 1991 porta un grosso cambiamento regolamentare, che gradualmente muterà di molto il volto delle coppe europee. Poiché in quel 1991 vengono introdotti i gironi, che inizialmente sostituiscono quarti di finale e finale. Poco alla volta il cambiamento sarà sempre maggiore. Cambierà anche il nome, da Coppa dei Campioni a Champions League. Un miglioramento? Dal punto di vista commerciale sicuramente, e da quello sportivo forse anche. Certo che la vecchia Coppa dei Campioni conserva un fascino tutto suo, ma i tempi cambiano. Il frazionamento di URSS e Jugoslavia, e non solo, aumentano il numero di partecipanti, e l’aumento della forbice fra club di vertice e quelli minori, porta al cambiamento. A voi decidere se in meglio o in peggio.

1991-1992 BARCELLONA


Figura 1 Il Barcellona dopo decenni di delusioni arriva sul tetto d’Europa

E così la Coppa dei Campioni cambia. Primo e secondo turno non cambiano, sono ad eliminazione diretta, ma poi le top 8 sono formate da due gironi da quattro squadre, gare di andata e ritorno. Le prime due in finale. I venti politici sono furiosi. L’URSS lascia posto alla CSI, rappresentata dalla Dynamo Kiev, che sarà presto Ucraina. La Jugoslavia emana il suo lugubre rantolo di morte, a rappresentarla i detentori della Stella Rossa Belgrado. Ora un po’ di sport. Favorite? Tralasciando il discorso politico la stessa Stella Rossa è da battere, nonostante qualche cessione. Occhi puntati sul Barcellona allenato da Johan Cruyff, e poi c’è sempre l’Olympique Marsiglia. La Germania è rappresentata da due squadre, il Kaiserslaurten e l’Hansa Rostock, quest’ultima che rappresenta la ormai estinta DDR. Per l’Italia c’è la Sampdoria “simpatia” di Vialli e Mancini. Tornano le inglesi, con l’Arsenal.

Primo turno che vede le solite goleade. L’Olympique Marsiglia regola l’Union Lussemburgo con un doppio 5-0 (cinque reti di Papin fra andata e ritorno), e dieci in due gare le fa anche il Benfica all’Hamrun Spartan (Malta) con un poker di Yuran in trasferta. Otto ne fa la Stella Rossa Belgrado al Portadown (doppio 4-0) e facile passano anche Arsenal, Anderlecht e la Dynamo Kiev. Nette ma meno roboanti le qualificazioni del Barcellona (su Hansa Rostock), Kaiserslautern e Honved. Dura la qualificazione del PSV Eindhoven sul Besiktas (1-1 in Turchia, 2-1 in casa) e inattesa quella dell’Apollon Limassol, coi ciprioti che ribaltano con un sorprendente 3-0 interno, lo 0-2 subito in Romania dall’Universitatea Craiova. La regola dei gol in trasferta promuove il Göteborg (sugli albanesi del Flamurtari) e lo Sparta Praga (sui Rangers Glasgow).
La Sampdoria esordisce nella massima manifestazione europea contro i norvegesi del Rosenborg. A Genova un rotondo 5-0 manda i blucerchiati avanti. Doppiette di Lombardo e Dossena e rete di Silas, a cui si aggiungono quelle di Vialli e Mancini per il 2-1 in Norvegia.

Figura 2 I Gemelli del Gol sampdoriani Vialli e Mancini

Il secondo turno vede una grossa sorpresa. Cade l’Olympique Marsiglia con lo Sparta Praga. 3-2 per i francesi in casa, con doppietta di Papin. A Praga le reti di Frydek e Siegl fissano un 2-1, che con la regola dei gol in trasferta promuove i cecoslovacchi (presto solo cechi). Fatica molto il Barcellona con il Kaiserslautern. Al Camp Nou una doppietta di Beguiristan fissa un 2-0 che pare inattaccabile, ma in Germania i tedeschi fanno i tedeschi… vanno sul 3-0 prima che all’87’ Bakero segni il gol qualificazione. L’Andelecht passa il “derby” col PSV Eindhoven, mentre il Panathinaikos, trascinato da Saravakos, elimina il Göteborg. La Dynamo Kiev fatica con il Brøndby. Benfica ed Arsenal fanno 1-1 nelle rispettive sfide, e a Londra quindi si va ai supplementari, dove decidono Isaias e Koklov per i portoghesi. Facile per la Stella Rossa Belgrado sbarazzarsi dell’Apollon Limassol con Savicević sugli scudi.
La Sampdoria affronta la Honved, sulla carta inferiore. Ma a Budapest pessima prestazione dei blucerchiati, e vittoria 2-1 degli ungheresi. Boskov carica i suoi ragazzi e a Genova la Samp rimette l’abito buono da Coppa. Lombardo sblocca dopo dieci minuti, e poi doppietta di Vialli. Nel finale l’Honved si rende pericola segnando, ma la Sampdoria è fra le prime otto d’Europa.

Quindi le prime otto divise in due gironi.
Il Gruppo A è composto da Anderlecht, Panathinaikos, Sampdoria e Stella Rossa Belgrado.
La Sampdoria mette subito un punto, battendo i detentori 2-0 a Genova. Nonostante la Stella Rossa debba giocare le gare casalinghe in trasferta (due a Sofia e una a Budapest) per motivi di sicurezza, batte Anderlecht e Panathinaikos e si issa in testa, poiché la Samp impatta 0-0 ad Atene e perde 3-2 a Bruxelles. Un 2-0 a Genova firmato da Lombardo e Mancini, sui greci rilancia i blucerchiati. La sfida decisiva è a Sofia fra Stella Rossa e Sampdoria. Mihajlović porta in vantaggio i detentori, ma Katanec pareggia dopo un quarto d’ora, e poco prima dell’intervallo un autogol di Vasilijelić porta avanti i blucerchiati, che poi chiudono con Mancini. E così l’1-1 di Genova col Panathinaikos, segna la qualificazione in finale!
Il Gruppo B è composto da Barcellona, Benfica, Dynamo Kiev e Sparta Praga.
Il Barcellona è nettamente favorito, e infatti raccoglie quattro vittorie, un pareggio e una sola sconfitta a Praga, che certifica lo Sparta Praga come sorpresa dell’anno. La partita chiave il 3-0 al Camp Nou contro la Dynamo Kiev, con il bulgaro Hristo Stoichkov sugli scudi.

La finale si giocò a Londra, nel magico Imperial Stadium di Wembley, il 20 maggio 1992.
Sono Barcellona e Sampdoria quindi a giocarla.
Gli azulgrana (in realtà in arancione per onorare l’allenatore olandese Johan Cruyff), erano i grandi favoriti. Se Cruyff è stato un giocatore epocale, tale si sta dimostrando come tecnico. Ha idee nuove e apparentemente estremiste. «Si gioca al massimo con due punte? Inutile usare quattro difensori» dice. Lui quindi schiera una difesa a tre pura (cioè gli esterni di centrocampo non sono terzini adattati), con Ronald Koeman a dirigere e ai lati Ferrer e Nando, davanti al portiere Andoni Zubizarreta. A centrocampo due esterni come Eusebio e Juan Carlos che giocavano alti, con in mezzo Josep Guardiola a dirigere. Come mezz’ali Bakero e Michael Laudrup, che sono in origine attaccanti. Come punte vere e proprie Julio Salinas e Hristo Stoichkov. Squadra sbilanciata? Sì, ma squadra maschia, che gioca cioè attaccando in avanti, pressando alta.
La Sampdoria è una sorpresa, certo, ma per gli osservatori meno attenti. La squadra di Boskov aveva quest’aura di gioventù e indisciplina che trasmette simpatia. Ma in realtà è una squadra che ha maturato esperienza, ed è forte. In porta una sicurezza come Gianluca Pagliuca, in difesa Mannini e Lanna in marcatura, con Pellegrini come libero a zona, e Katanec schierato a sinistra in emergenza. Toninho Cerezo e Pari in mezzo a centrocampo garantiscono copertura e gioco. Sui lati Lombardo e Ivano Bonetti a spingere. In avanti i nuovi “Gemelli del Gol” Gianluca Vialli e Roberto Mancini, una coppia di movimento, tecnica e rapida.
La partita è bellissima. Il Barcellona tiene il possesso del gioco, ma è apparente, perché la Sampdoria con lanci precisi sorprende la difesa catalana. Il Barcellona è ovviamente pericoloso con un palo di Stoichkov e un Pagliuca che salva un paio di gol. Ma la Samp impegna altrettanto Zubizarreta e Vialli fallisce due occasioni clamorose.
È così incredibile che al 90’ sia ancora 0-0. I supplementari sono ovviamente affrontati con maggior prudenza. Al 7’ del secondo tempo supplementare l’arbitro tedesco Schmiduber fischia un fallo di Invernizzi (entrato per Bonetti) su Eusebio, contestato duramente dai sampdoriani. A battere va lo specialista Ronald Koeman. Il suo tiro teso e rasoterra beffa barriera e Pagliuca e decide l’ultima edizione chiamata Coppa dei Campioni.
Per il Barcellona è la prima Champions League della storia.

FINALE 1992
BARCELLONA – SAMPDORIA 1-0 dts (Londra, Imperial Stadium of Wembley, 20/5/1992)
Barcellona: Zubizarreta, Ferrer, Nando, Koeman, Juan Carlos, Guardiola (dal 112’ Alexanco), Bakero, Stoichkov, Salinas (dal 65’ Goikoetxea), M. Laudrud, Eusebio. All.re: Johan Cruyff.
Sampdoria: Pagliuca, Mannini, Katanec, Pari, Lanna, Pellegrini, Lombardo, Cerezo, Vialli (dal 100’ Buso), Mancini, I. Bonetti (dal 73’ Invernizzi). All.re: Vujadin Boskov
Arbitro: Aron Schmiduber (Germania)
Marcatore: 112’ Koeman.

Figura 3 Il fuoriclasse bulgaro Hristo Stoichkov anima di quel Barcellona

FOCUS: HRISTO STOICHKOV
Nato l’8 febbraio 1966, a Plovdiv in Bulgaria, Hristo Stoichkov era quindi già maturo quando nel 1990 passò al Barcellona. Come mai un giocatore così abile e tecnico, dovette aspettare i 26 anni per andare in un grande club?. Per prima cosa la Bulgaria era un paese del Patto di Varsavia negli anni 80, e sebbene fosse moderata, le cessioni erano complesse. Ma soprattutto era un giocatore fumantino e rissoso in gioventù. Squalificato per un anno dopo una rissa indecorosa, che gli fa saltare il Mondiale 1986 in Messico. Messa, un poco, la testa a posto passa al Barcellona, ed è subito Liga e poi Coppa
Poteva giocare sia come attaccante, che come trequartista, e anche come mezz’ala se ben coperto. Rapido, dotato di un sinistro mortifero, segnava caterve di gol. Fu capocannoniere nel Mondiale di USA 1994, anno in cui fu Pallone d’Oro. Dopo un passaggio a Parma non indimenticabile, e un ritorno al Barcellona, ha poi girato mezzo mondo. Arabia Saudita, Giappone e Stati Uniti d’America, da vero girovago del pallone, capace di incantare i suoi tifosi..

CLASSIFICA MARCATORI

> 7 RETI
Sergei Yuran (Benfica)
Jean Pierre Papin (Olympique Marsiglia)
> 6 RETI
Gialuca Vialli (Sampdoria)
Darko Pančev (Stella Rossa Belgrado)
Luc Nilis (Anderlecht)
> 5 RETI
Isaìas Marques Soares (Benfica)

1992-1993 OLYMPIQUE MARSIGLIA

In questa edizione esordisce il brand Champions League, e la Coppa dei Campioni cambia definitivamente nome, e negli stadi risuona l’ormai mitico inno «Die Meister. Die Besten. Les Grandes Équipe. The Chaaaampiooooonsss!?» Dal punto di vista sportivo la dissoluzione ormai definitiva di URSS e Jugoslavia, vede esordire Russia, Ucraina, Estonia, Lettonia e Lituania, con le loro squadre, e per ora solo la Slovenia con Olimpia Lubiana, rappresenta la ex-Jugoslavia scossa dalla guerra. Il Barcellona è il naturale favorito, col Milan e l’Olympique Marsiglia come sfidanti più credibili. La Germania è rappresentata dallo Stoccarda e l’Inghilterra dal Leeds United. Aumentando il numero di partecipanti, viene organizzato un turno preliminare a otto squadre fra fine agosto e inizio settembre, da cui escono Tavriya Simferopol (Ucraina), Maccabi Tel Aviv, Skonto Riga e Olimpia Lubiana.

Il primo turno permane, e anche le classiche goleade (uno dei motivi di cambio di formula). Il record sono i nove gol del Porto all’Union Lussemburgo, e otto li fanno PSV Eindhoven (ai lituani dello Žalgiris) e l’Olimpique Marsiglia (al Glentoran). Larghi passano anche Sion, Club Bruges, Slovan Bratislava e CSKA Mosca, e un po’ meno Rangers Glasgow e Lech Poznań. Sul filo si qualificano Göteborg (sul Besiktas), Dinamo Bucarest e Austria Vienna. Il Barcellona non brilla, battendo il Viking Oslo 1-0 in casa con un gol nel finale di Amor, per poi fare 0-0 in Norvegia. Emozioni fra Stoccarda e Leed United. In Germania i tedeschi fanno 3-0 con doppietta di Walter. Al ritorno in Inghilterra il Leeds fa 4-1 e quindi tedeschi avanti per i gol in trasferta. No! Lo Stoccarda ha schierato più di tre stranieri come da regolamento, e quindi 3-0 a tavolino agli inglesi e sfida in campo neutro a Barcellona come “bella”, decisa dalle reti di Strachan e Shutt per il Leeds dopo il vantaggio di Golke.
Il Milan ritorna dopo la figuraccia di Marsiglia nella Coppa di cui è specialista. 4-0 a Milano con reti di Van Basten (due), e dei nuovi Albertini e Papin. In Slovenia facile 3-0 e Milan avanti.

Il secondo turno vede la caduta del Barcellona per mano del CSKA Mosca. Dopo un buon 1-1 in Russia, gli azulgrana cadono 3-2 in casa, pur essendo andati in vantaggio 2-0. Il Marsiglia stenta un poco con la Dinamo Bucarest, con un faticoso 0-0 in Romania e Bokšić che le toglie le castagne dal fuoco con una doppietta in casa. Abbastanza sorprendente il doppio 2-1 dei Rangers Glasgow al Leeds United nel derby britannico. A completare il quadro PSV Eindhoven, Porto, IFK Göteborg e poi Club Bruges che sfrutta una rete in trasferta di Van der Heyden, per eliminare l’Austria Vienna.
Il Milan affronta lo Slovan Bratislava, regolandolo con un netto 4-0 a San Siro al ritorno, dopo che in Slovacchia (anche se ancora rappresenta la Cecoslovacchia) Paolo Maldini aveva orientato la sfida col gol dell’1-0 corsaro dei rossoneri.

Il Girone A era composto da Club Bruges, CSKA Mosca, Olympique Marsiglia e Rangers Glasgow.
Francesi gran favoriti, ma gli scozzesi sono avversari ostici. Doppio pareggio nello scontro diretto, e a decidere la qualificazione è la vittoria 1-0 in trasferta del Marsiglia a Bruges con ancora Bokšić decisivo, dopo che nel girone si era messo in luce il centrocampista Sauzée con quattro reti.
Il Girone B era composto da IFK Göteborg, Milan, Porto e PSV Eindhoven.

Figura 4 Non più verde come età Rudi Völler restava un campione

Il dominio dei rossoneri è assoluto, e lo squadrone di Milano non lascia nemmeno le briciole alla concorrenza. Sei vittorie su sei, undici gol fatti e solo uno subito (da Romario a Eindhoven). Da segnalare il 4-0 sugli svedesi il 23 novembre, con poker di Van Basten, alla sua ultima prestazione da Van Basten, con annessa sforbiciata da annali del calcio.

La finale si gioca a Monaco di Baviera, all’Olympiastadion, il 26 maggio 1993.
Dalla sua ultima apparizione in Coppa, il Milan era passato da Sacchi a Fabio Capello. Questa decisione aveva scatenato molte ironie, definendo Capello un “aziendalista” uno “yes man” pronto a lasciar decidere la formazione a Berlusconi. Nulla di più ridicolo! Fabio Capello ha grinta da vendere, competenza e abilità non comuni, e lo dimostra. Rivitalizza un gruppo logoro, ma ancora sulla breccia, ritoccandolo con un paio di innesti mirati. In porta l’estroso Sebastiano Rossi, davanti a lui la “solita” difesa, Tassotti, Franco Baresi, Costacurta e Paolo Maldini. A centrocampo in regia Demetrio Albertini, supportato dal grande Frank Rijkaard. Sugli esterni Roberto Donadoni e Gianluigi Lentini uno dei nuovi. Davanti Marco Van Basten, supportato dal moto perpetuo di Daniele Massaro, stoccatore puntuale. Non c’è più Gullit, sostituito da Papin, che parte però in panchina. Il Milan ha vinto dieci partite, cioè tutte, segnando ventitré reti e subendone solo una (quella di Romario).

 

Figura 5 Non solo olandesi! Roberto Donadoni fu un pilastro di quel Milan

L’Olympique Marsiglia non ha avuto lo stesso cammino ovvio, ma è squadra da temere. Davanti a Fabien Barthez, Bolì è il fulcro della difesa a cinque, supportato dalla dinamicità di Jocelyn Angloma e dalla prorompente forza di Marcel Desailly. Sugli esterni Jean-Jacque Eydelie e Éric Di Meco a spingere e coprire. Franck Sauzée e Didier Deschamps formano una cortina di ferro a centrocampo, basamento perfetto per l’attacco che ha in Abedì Pelé la classe, in Rudi Völler il giusto impasto di esperienza e opportunismo, e in Alan Bokšić dinamismo e forza.
Il Milan è favorito nettamente, ma la squadra ha la lingua di fuori, e la brillantezza dei mesi passati ormai sbiadita. Capello forse commette l’errore di far giocare un Van Basten acciaccato, e tener fuori un Papin più riposato. I rossoneri tengono il pallino, ma senza brillare, e poco alla volta l’OM prende coraggio. Finché ad un minuto dal riposo ottiene un angolo. Abedì Pelé batte perfettamente e Basil Bolì trafigge Rossi. È fatta. Il Milan nella ripresa prova a raddrizzare una partita nata male, ma è tardi.
L’Olympique Marsiglia vince la Champions League, prima volta di una francese. Ma sarà a breve travolta dallo scandalo Valencienes, e condannata alla retrocessione per corruzione. La UEFA la squalifica, ma non le toglie la vittoria.

FINALE 1993
OLYMPIQUE MARSIGLIA – MILAN 1-0 (Monaco di Baviera, Olympiastadion, 26/5/1993)
Olympique Marsiglia: Barthez, Angloma (dal 62’ Durand), Di Meco, Bolì, Desailly, Sauzée. Eydalie, Deschamps, Völler (dal 79’ Thomas), Pelé, Bokšić All.re: Raymond Goethals
Milan: Rossi, Tassotti, P. Maldini, Rijkaard, Costacurta, F. Baresi, Lentini, Albertini, Van Basten (dall’86’ Eranio), Donadoni (dal 58’ Papin), Massaro. All.re: Fabio Capello
Arbitro: Kurt Röthlisberger (Svizzera)
Marcatore: 44’ Bolì

 


Figura 6 Controverso, forse incostante, ma Abedì Pelé era un grande giocatore

FOCUS: ABEDÌ PELÉ
Abedì Ayew nasce a Domé in Ghana nel 1964. Dotato di una tecnica eccelsa, velocità di esecuzione, abilità nel dribbling e favoloso assist-man, si mette in evidenza nella Coppa d’Africa del 1982 il Libia dove solo diciottenne è uno dei protagonisti della vittoria del Ghana. Dopo essere stato anche in Qatar, nel 1987 passa all’Olympique Marsiglia, dove rimane un solo anno, per poi passare in prestito al Lilla. Dopo due anni torna a Marsiglia dove eleva il livello della squadra, fornendo assist preziosi per gli attaccanti, e segnando reti importanti.
Il suo arrivo coincide con la finale raggiunta a Bari e persa ai rigori. Dopo la vittoria a Monaco passa all’Olympique Lione in seguito alla retrocessione per illecito del Marsiglia. Da qui dopo solo una stagione viene in Italia, al Torino, dove pur con discrete prestazioni, non sfonda.
Considerato il miglior giocatore della Storia del Ghana, e uno dei migliori africani di sempre, è un vero eroe nel Continente Nero.
In finale a Monaco di Baviera è decisivo tenendo sotto apprensione la difesa rossonera, e suo è l’assist su corner per il gol partita di Bolì.

CLASSIFICA MARCATORI

> 7 RETI
Romário (PSV Eindhoven)
> 6 RETI
Franck Sauzée (Olympique Marsiglia)
Alan Bokšić (Olympique Marsiglia)
Marco Van Basten (Milan)
> 5 RETI
Johnny Ekström (IFK Göteborg)

1993-1994 MILAN

Nuove realtà si affacciano alla Champions League, come Bielorussia, Galles, Georgia e Moldavia. L’incremento delle squadre porta a disputare un turno preliminare a venti squadre per portarle a trentadue. Modifica regolamentale, dopo i due gironi le prime non sono più qualificate alla finale, ma si disputano due semifinali incrociate, prima A contro seconda B, e prima B contro seconda A, a gara unica, in casa della prima. Il Milan resta il favorito, alla pari col Barcellona, una finale che tutti sognano.
Dai turni preliminari passano, Dinamo Zagabria, Cork City, Linfield, IA, Rosenborg, Arau, Floriana, Skonto Riga, HJK Helsinki e Beitar Gerusalemme.

Il primo turno vede qualche classica goleada, come i nove gol dello Spartak Mosca allo Skonto Riga, o i sette del Lech Poznań al Beitar, o i sei dell’Anderlecht e del Werder Brema rispettivamente a HJK Helsinki e Dynamo Minsk. Più equilibrate le qualificazioni del Monaco (che sostituisce l’Olympique Marsiglia), del Feyenoord, e poi di Porto, Galatassaray, Sparta Praga e Manchester United. Il FC Copenhagen elimina il Linfield, dopo aver perso 3-0 in Irlanda del Nord, con un 4-0 ai supplementari. Emozioni fra Dynamo Kiev e Barcellona. In Ucraina la Dynamo vince 3-1, ma gli azulgrana rimontano in casa con un 4-1. Medesima altalena di risultati fra Austria Vienna e Rosenborg in favore degli austriaci. Ci vogliono i gol in trasferta per qualificare Steaua Bucarest (su Dinamo Zagabria) e Levski Sofia (su Rangers Glasgow).
Il Milan non brilla con l’Arau. Vince in Svizzera 1-0 con rete di Papin, per poi fare 0-0 in casa.

Il secondo turno vede poche sorprese. La maggiore è l’eliminazione del Manchester United per mano del Galatassaray (3-3 in Inghilterra, 0-0 in Turchia). Il Porto passa di misura, con una rete di Domingos al 90’ in casa, contro il Feyenoord. Più agevoli i passaggi di Barcellona, Anderlecht, Monaco e soprattutto Spartak Mosca (7-2 complessivo al Lech Poznań). Di misura il Werder Brema sul Levski Sofia.

 

Figura 7 Il micidiale bomber neozelandese Wynton Rufer

Il Milan si sbarazza facilmente del FC Copenhagen. 6-0 in Danimarca con doppiette di Simone e Papin, e reti di Bryan Laudrup e Alessandro Orlando. A San Siro 1-0 con rete di Papin.

Il Girone A è composto da Barcellona, Galatassaray, Monaco e Spartak Mosca.
I catalani sono favoriti, ma iniziano con uno 0-0 a Istanbul. Il rivale più accreditato è il Monaco, che però viene sconfitto 2-0 nella sfida del Camp Nou (doppietta di Beguiristan). Dopo il pareggio a Mosca il Barcellona vince tre partite, raccogliendo dieci punti e arrivando prima. Secondo il Monaco sullo Spartak Mosca.
Il Girone B è composto da Anderlecht, Milan, Porto e Werder Brema.
Il Milan favorito parte con uno 0-0 in Belgio, per poi superare 3-0 il Porto in casa (Răducioiu, Panucci e Massaro). Spettacolo fra Werder e Anderlecht in Germania. I belgi vanno sul 3-0, ma nella ripresa rimonta dei tedeschi con tre reti negli ultimi otto minuti. Il Milan vince solo due partite in tutto. Dopo la vittoria 2-1 sul Werder a Milano, arrivano tre pareggi, che però bastano per vincere il Girone di un punto sul Porto.

Le semifinali si giocano a Barcellona e Milano quindi.
Finiscono entrambe 3-0 per la padrona di casa. Il Barcellona schianta il Porto con una doppietta di Stoichkov e una rete di Ronald Koeman, che vince la classifica marcatori pur essendo un difensore. Il Milan va a segno con Desailly, Albertini e Massaro.

La finale si gioca allo Stadio Olimpico di Atene, il 18 maggio 1994.
Il Milan arriva in guai seri. I due centrali difensivi titolari Franco Baresi e Costacurta sono assenti, e davanti hanno un attacco atomico. Capello davanti a Rossi in porta, schiera Filippo Galli e accentra Paolo Maldini, sostituito a sinistra da Christian Panucci, con a destra il titolare Mauro Tassotti. In mezzo Albertini, a destra Donadoni. A fianco di Albertini Capello schiera il difensore Marcel Desailly in mediana come diga. A sinistra parte Zvonimir Boban, che si accentra per dirigere sulla trequarti. Dejan Savicević agisce come seconda punta a tutto campo, mentre centravanti è schierato Daniele Massaro.

Figura 8 Marcel Desailly chiude la finale e la bocca a Cruyff

Il Barcellona ha forse un organico superiore. In porta Andoni Zubizarreta. In difesa linea a quattro con Albert Ferrer, Ronald Koeman, Miguel Ángel Nadal e Sergi, da destra a sinistra. A centrocampo in mezzo Josep Guardiola dirige l’orchestra, affiancato da Amor e Bakero in mezz’ala. Il tridente avanti è composto da Beguiristan, Romário e Stoichkov. Di certo gli azulgrana sono troppo sicuri di sé. Cruyff dichiara che la differenza è netta, loro hanno acquistato Romario, il Milan Desailly. Capello fa leggere quelle dichiarazioni ai suoi prima della partita.
I rossoneri entrano in campo con la bava alla bocca. Dopo un inizio equilibrato Savicević decide di vincere la Coppa. Al 22’ si incunea nella difesa catalana e serve a Massaro la rete del vantaggio. Il Barcellona è stupito per l’affronto ma non reagisce. Sul finale del primo tempo, Massaro raddoppia su assist di Donadoni dopo una serpentina. Nella ripresa il Barcellona prova a riaprire, ma dopo soli due minuti Savicević recupera palla sulla trequarti e scavalca Zubizarreta con un geniale pallonetto. La partita è finita, e va in ghiaccio al 58’ con le rete di Desailly, che si vendica delle dichiarazioni.
Per il Milan è trionfo, forse il più bello. Quinta Champions League per i rossoneri.

FINALE 1994
MILAN – BARCELLONA 4-0 (Atene, Stadio Olimpico, 18/5/1994)
Milan: Rossi, Tassotti, Panucci, Desailly, F. Galli, P. Maldini (dall’83’ Nava), Donadoni, Albertini, Massaro, Savicević, Boban. All.re: Fabio Capello
Barcellona: Zubizarreta, Ferrer, Sergi (dal 71’ Quique), Guardiola, Nadal, Koeman, Amor, Stoichkov, Bakero, Romário, Beguiristain (dal 51’ Eusebio). All.re: Johan Cruyff
Arbitro: Philip Don (Inghilterra)
Marcatori: 22’ e 45’+2 Massaro, 47’ Savicević, 58’ Desailly

Figura 9 Talento, tecnica e a volte indolenza, questo era Dejan Savicević

FOCUS: DEJAN SAVICEVIĆ
Nato a Titograd nel 1966 nella ex-Jugoslavia, mostra fin da giovane il suo enorme talento. Esordisce a solo sedici anni nel Budćonost, dove si impone come un trequartista offensivo, un 10 classico insomma. In giornata di grazia era capace di vincere le partite da solo, segnando anche quattro reti come a Bari, o servendo assist agli attaccanti, che con lui segnavano parecchio.
Il suo problema era quello di essere la pura personificazione del talento slavo, nel bene e nel male. Come detto in giornata non c’era nulla potesse fermarlo, però purtroppo erano frequenti anche le giornate in cui “non scendeva in campo”. In questi casi era frustrante vederlo girovagare svogliato per il campo. Per fortuna del Milan era in giornata eccome ad Atene. Disintegrò centrocampo e difesa del Barcellona con giocate sensazionali. Suo l’assist per Massaro che aprì la finale e il gol fenomenale che la chiuse di fatto. Seconda Coppa dopo quella del 1991.
Al Milan era giunto nel 1992 vi rimase fino al 1998, fino all’effettivo ritiro, che avvenne formalmente solo l’anno dopo tre presenze nella Stella Rossa da cui era arrivato a Milano.

CLASSIFICA MARCATORI

> 8 RETI
Ronald Koeman (Barcellona)
Wynton Rufer (Werder Brema)
> 5 RETI
Hristo Stoichkov (Barcellona)
Luc Nilis (Anderlecht)
> 3 RETI
Bernd Hobsch (Werder Brema)
Valerij Karpin (Spartak Mosca)

Redazione

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