Storia della Champions League: Il Milan dei Tulipani (1988-1991)

Storia della Champions League: Il Milan dei Tulipani (1988-1991)

di Mark Menozzi

Con due delle ultime finali terminate 0-0, e ai rigori, si era ormai creato un grosso equilibrio in Europa, e si stava imponendo un calcio difensivo, o per meglio dire, molto tattico. Questa volta il vento del cambiamento arriva dall’Italia. A soffiarlo sono un imprenditore edile, divenuto magnate della comunicazione, ovvero Silvio Berlusconi, e un allenatore emergente, che si ispira al Calcio Totale di scuola olandese, Arrigo Sacchi.

1988-1989 MILAN


Figura 1 Il Milan solleva la sua terza Coppa Campioni a Barcellona

Le ultime edizioni della Coppa dei Campioni hanno mostrato che è ben difficile scegliere una favorita. Comunque il Real Madrid era leggermente favorito, mentre i detentori del PSV Eindhoven erano considerati solo outsider, come il Milan e il Porto. Molti vedevano nella Stella Rossa Belgrado una realtà interessante. Non sbagliano.
Con il Liverpool squalificato, il PSV è automaticamente qualificato al secondo turno.

Il primo turno, come tradizione, non manca di qualche goleada. La Stella Rossa di Belgrado ne fa otto al Dundalk (Repubblica d’Irlanda), mentre sette (a uno) ne fa il Górnik Zabrze allo Junesse d’Esch. Per 7-2 complessivo passa il Göteborg sul Pezoporikos Larnaca (Cipro), mentre 7-3 in due partite, lo fanno i rumeni della Steaua Bucarest sullo Sparta Praga. Senza troppi patemi passano Celtic Glasgow, Spartak Mosca, Real Madrid e Porto (che vince 3-0 all’andata e perde 0-2 al ritorno). Grande rimonta del Werder Brema nel “derby” con la Dynamo Berlino. I tedeschi orientali vincono 3-0 all’andata, per poi venire travolti 5-0 a Brema. In rimonta anche il 17 Nëntori di Tirana sull’Hamrun Spartans, del AS Monaco sul Valur e del Galatassaray sul Rapid Vienna. Il Club Bruges sfrutta la regola dei gol in trasferta per eliminare i danesi del Brøndby (rete di Brylle-Larsen in Danimarca). Ai rigori si qualifica il Neuchâtel Xamas sui greci del AE Larissa.
Il Milan fa un 7-2 complessivo ai bulgari del Vitosha Sofia. Virdis e Gullit fissano il 2-0 a Sofia, ma a San Siro i bulgari non demordono. Mandano in rete Nachev e Iliev, ma protagonista è il grande Marco Van Basten con un poker. Di Virdis il quinto sigillo rossonero.

Figura 2 Pietro Paolo Virdis punta sarda del Milan

Il secondo turno vede entrare in scena il PSV Eindhoven, che entra con un 5-0 al Porto, che poi salva la faccia con un 2-0 in casa. Passano larghi anche Real Madrid sul Górnik Zabrze, la Steaua Bucarest sullo Spartak Mosca (5-1 complessivo), il AS Monaco sul Club Bruges (vittoria belga 1-0 in casa all’andata, poi 6-1 per i francesi al ritorno, con tripletta di Fofana). Il Galatassaray recupera lo 0-3 in Svizzera con un 5-0 a Istanbul (doppietta di Tütüneker e tripletta di Tanju). Il Werder Brema passa sul Celtic Glasgow con un gol di Wolter in Scozia. Facile per il Göteborg sugli albanesi.

Figura 3 “Pixie” il grande Dragan Stojkovic mette alle strette il Milan

Epica la sfida del Milan alla Stella Rossa Belgrado. A San Siro all’andata Virdis risponde alla rete del fenomenale “Pixie” Stojković. Al ritorno a Belgrado i rossoneri sono in assoluta balia dei rossobianchi. Ma un “nebbione” mitologico costringe l’arbitro a sospendere la gara. Nella ripetizione il Milan ha preso le misure, e ne esce un altro 1-1, e una qualificazione ai rigori, da ringraziare la buona stella.

I quarti vedono la rivincita della semifinale dell’anno prima. Il PSV Eindhoven questa volta non riesce ad eliminare il Real Madrid, benché lo metta in seria difficoltà. Due 1-1 nei rispettivi 90 minuti, e Madrid che vince con una rete ai supplementari. Il Galatassaray elimina a sorpresa il AS Monaco con una vittoria 1-0 corsara nel Principato, per poi proteggere la qualificazione con un 1-1 a Colonia, campo neutro. La Steaua Bucarest rimonta in Romania lo 0-1 in Svezia (gol di Ingesson), con un secco 5-1 (tripletta di Lacatus).
Il Milan fatica non poco con i solidi tedeschi del Werder Brema, anche se a Van Basten non viene convalidato un gol fantasma. Risolve proprio il “Cigno di Utrecht” con un rigore a San Siro.

Le semifinali vedono una sfida fra outsiders e una fra grandi favorite. La Steaua ha la meglio sul Galatassaray senza grosse difficoltà (1-1 in Turchia, 4-0 in casa).
Real Madrid e Milan è una sfida fra grandi. Al Bernabeu il Milan non soffre il medio escenico, e gioca alla pari dei blancos. Sebbene il gol sia fortunoso (autorete di Buyo su traversa di Van Basten) l’1-1 in trasferta è un grande risultato. Spettacolare il ritorno a San Siro. Ancelotti apre con una “spingardata” da fuori area. Poi entra in scena il Trio Olandese: Frank Rijkaard, Ruud Gullit e Marco Van Basten. Chiude Donadoni… 5-0 per il Milan. Un’impresa storica.

La finale si gioca il 24 maggio 1989 al Camp Nou di Barcellona.
Dopo il 5-0 alle merengues nessuno pensa che il “piccolo” Steaua possa fermare l’armata rossonera.
L’estate precedente grande rivoluzione tecnica voluta da Silvio Berlusconi, che da un colpo di spugna alla lavagna, e prende un allenatore emergente, pieno di idee e voglia: Arrigo Sacchi. Benché non vanti esperienze ad alto livello, Sacchi ha studiato il Calcio Totale degli Orange anni ’70, e lo ha innovato. Squadra corta, pressing e fuorigioco usati ossessivamente. Difesa a quattro in linea, con un libero mascherato (ma vi prego non chiamatelo così!). Grande spinta dei terzini sulle fasce, gioco aggressivo, ma con un occhio di riguardo alla fase difensiva. Una boccata di aria fresca, un saggio modo di rielaborare senza inventare nulla di nuovo. Quel Milan ha Giovanni Galli in porta, in difesa Mauro Tassotti a destra, Franco Baresi e Billy Costacurta in mezzo e sulla mancina Paolo Maldini, figlio di Cesare capitano a Wembley nel 1963. A centrocampo un polmone inesauribile come Angelo Colombo, vero e indispensabile equilibratore della squadra. La classe infinita e i muscoli di Frank Rijkaard, la lineare e ordinata calma di Carlo Ancelotti, e sulla destra un’ala classica (Ops! Un esterno alto si deve dire adesso) dalla tecnica sublime come Roberto Donadoni. In attacco la forza prorompente di Ruud Gullit e la sublime eleganza di Marco Van Basten. Uno squadrone epocale.
La Steaua Bucarest tanto piccola non lo era. Già vincitrice tre anni prima, era una squadra solita ed esperta. In porta Lung, in difesa Petrescu, Iovan, Bombescu e Ungureanu da destra a sinistra. A centrocampo il talento lucente di Gheorghe Hagi a dirigere tutto, appoggiato da Stoica, Minea e Rotariu. In attacco il talentuoso Marius Lacatus e l’esperto Piturca.
Nei primi minuti la Steaua si appoggia sul suo palleggio ordinato, abbassa il ritmo, tiene il Milan in apprensione, ma senza pungere davanti. Pian piano il pressing rossonero prende il sopravvento. Al 18’ sul un azione insistita Ruud Gullit segna con una girata. Dieci minuti a su cross di Donadoni Van Basten di testa fa 2-0. Partita finita, in pratica, ma al 38’ Gullit fa 3-0. Al primo minuto della ripresa arriva il 4-0 di Van Basten. Titoli di coda che durano un tempo. Gli oltre 80.000 tifosi rossoneri “migrati” a Barcellona cantano e festeggiano.
Il Milan è Campione d’Europa per la terza volta.

FINALE 1989
MILAN – STEAUA BUCAREST 4-0 (Barcellona, Camp Nou, 24/5/1989)
Milan: G. Galli, Tassotti, P. Maldini, Colombo, Costacurta (dal 75’ F. Galli), F. Baresi, Donadoni, Rijkaard, Van Basten, Ancelotti, Gullit (dal 59’ Virdis). All.re: Arrigo Sacchi
Steaua Bucarest: Lung, Petrescu, Ungureanu, Stoica, Bumbescu, Iovan, Lacatus, Mitea, Piturca, Hagi, Rotariu (dal 46’ Balint). All.re: Angel Iordănescu
Arbitro: Karl-Heinz Tritschler (Germania Ovest)
Marcatori: 18’ Gullit, 28’ Van Basten, 38’ Gullit, 46’ Van Basten

Figura 4 Il Tulipano Nero Ruud Gullit trionfatore a Barcellona contro la Steaua Bucarest

FOCUS: RUUD GULLIT
Quando nell’estate del 1987 Ruud Gullit arrivò al Milan, non tutti pensarono ad un grande acquisto. Gli occhi erano puntati sull’altro olandese, Marco Van Basten, che però fu presto out per infortunio.
Aveva già 25 anni e pur avendo mostrato buone cose, si pensava a lui come ad un buon centrocampista, abile anche in difesa. In realtà la sua formidabile prestanza fisica, la velocità e una tecnica raffinata, lo resero un vero fattore decisivo. Impegnato sia come centrocampista offensivo che come punta, trascinò il Milan allo Scudetto. La sua prorompente potenza fece coniare a Boskov una frase celebre: “sembra cervo che esce di foresta”.
Nella vittoria del Milan in Coppa Campioni è impresso il suo sigillo, soprattutto con la poderosa doppietta in finale allo Steaua. E se i primi tempi qui in Italia attirava più per la sua capigliatura dreadlocks che per altro, ben presto tutti si accorsero che era un fuoriclasse. Il biennio 1987-1989 fu il suo apice, vincendo il Pallone d’Oro nel 1987, l’Europeo con i Paesi Bassi nel 1988 e due Coppe dei Campioni.

CLASSIFICA MARCATORI

> 9 RETI
Marco Van Basten (Milan)
> 7 RETI
Marius Lacatus (Steaua Bucarest)
> 6 RETI
Gheorghe Hagi (Steaua Bucarest)

1989-1990 MILAN

L’ultima edizione degli anni 80 partiva con il Milan di Sacchi come grande favorito. Si stava imponendo una visione più commerciale del gioco del calcio, con grandi investitori privati, che resisi conto del poderoso ritorno di immagine che garantiva, vi entrarono. Quindi il Milan favorito, ma non sarebbe stato facile confermarsi. Rivali agguerrite, a partire dall’Inter di Trapattoni, che aveva vinto la Serie A a passo di record, per passare dal Real Madrid voglioso di rivincita, al Bayern Monaco, e occhio al ricco Olympique Marsiglia.
Ancora out le inglesi, e quindi Arsenal a casa.

Il primo turno non è esente dalle solite goleade. Nove gol li fa il Real Madrid allo Spora Lussemburgo, e il Swarovski Tirol (Austria) allenato dal crepuscolare Maestro Ernst Happel, che pur malato restava il migliore di tutti, ai ciprioti dell’Omonia. Passano larghi anche Benfica, CSKA Sofia, i belgi del Mechelen, il PSV Eindhoven, il 17 Nëntori Tirana, la Steaua Bucarest e l’Olympique Marsiglia. Meno dilaganti le vittorie del Bayern Monaco (sui Rangers Glasgow), Dnepr e Sparta Praga. L’AEK Atene elimina la Dynamo Dresda con un 5-3 casalingo dopo la vittoria dei tedeschi dell’est in casa per 1-0 all’andata. Gli ungheresi della Honved eliminano gli jugoslavi del Vojvodina con la regola dei gol in trasferta. In Europa già spirano venti del cambiamento, e in breve alcune realtà politiche che ci hanno accompagnato in questa storia stanno per sparire.
Ecco le milanesi. Tutto facile per il Milan, che si sbarazza dei finlandesi del HJK Helsinki con un complessivo 5-0. L’Inter affronta il Malmö FF, sulla carta abbordabile. A San Siro segna Aldo Serena riequilibrando la sfida dopo l’1-0 svedese in casa, ma a dieci dalla fine Engqvist regala pareggio e passaggio del turno al Malmö FF.

Il secondo turno è leggermente anomalo, poiché una sola sfida è realmente equilibrata, ma nemmeno troppo. Il Benfica ne fa nove in due partite alla Honved, con un 7-0 casalingo frutto delle doppiette di Magnusson, Vata e César Brito. Sei ne fa il Bayern agli albanesi del 17 Nëntori. Larghi anche i passaggi del turno per PSV Eindhoven, CSKA Sofia, Mechelen e del Marsiglia anche se non troppo roboante (3-1 in doppia sfida, ma senza mai rischiare). Il Dnepr elimina il Tirol pareggiando 2-2 in Austria dopo un 2-0 interno.

Figura 5 Mats Magnusson bomber svedese de Benfica

Più equilibrata la sfida fra Milan e Real Madrid, anche se solo dal punteggio finale, onestamente. Vogliosi di vendicare l’umiliazione dell’anno prima, i blancos ritornano a San Siro, ma dopo un quarto d’ora sono già sotto di due reti, di Rijkaard e Van Basten (su rigore). Da lì è maggiore equilibrio, ma a nulla serve il gol di Butragueño a Madrid, se non a salvare, moderatamente, l’orgoglio.

I quarti vedono permanere un bizzarro disequilibrio. Facili le vittorie dell’Olympique Marsiglia sul CSKA Sofia, 1-0 in Bulgaria e poi 3-1 al Velodrome. Anche il Benfica non suda con lo Dnepr, 1-0 un po’ tirato in casa e poi 3-0 in trasferta con doppietta di Lima.
Un po’ più equilibrata la sfida fra Bayern Monaco e PSV Eindhoven, eterno scontro fra tedeschi e olandesi. A Monaco di Baviera il Bayern passa con Wohlfart, il PSV pareggia con Povlsen, e a cinque dalla fine il terzino Grahammer segna il gol del prezioso 2-1 per i tedeschi. A Eindhoven sfida in perenne equilibrio, finché al 90’ un autorete di Gerets firma un 1-0 per il Bayern, che solo numericamente parla di una vittoria netta fra andata e ritorno.
Ancora più equilibrio fra Milan e Mechelen. Il gioco arioso e tattico allo stesso tempo dei belgi, mette a lungo in scacco i rossoneri di Sacchi. Per 180’ minuti nessuno riesce a prevalere. Nel ritorno a San Siro si va ai supplementari, con i tifosi del Milan preoccupati. Al primo minuto del secondo tempo supplementare segna Van Basten facendo esplodere il Meazza. Simone chiude la sfida più dura.

Le semifinali sono incerte. Finiscono tutte e due con un 2-2 complessivo, che qualifica con la regola del gol in trasferta. Fra Olympique Marsiglia e Benfica, primo tempo scoppiettante in Francia. Lima porta in vantaggio i portoghesi, ma prima dell’intervallo Sauzée e Papin ribaltano. Al ritorno in Portogallo a otto dalla fine, Vata segna (rete viziata da un controllo di mano), qualificando il Benfica alla finale.
Fra Milan e Bayern Monaco grande equilibrio. A San Siro risolve un rigore di Van Basten. All’Olympiastadion i rossoneri paiono in controllo, ma poi Strunz segna e rischiano. Ai supplementari, dopo dieci minuti, il compianto Borgonovo segna, rendendo inutile la rete di McInally nel finale.

La finale si gioca a Vienna, nel Prater (fra poco Ernst Happel Stadion), il 23 maggio 1990.
Il Milan è praticamente lo stesso dell’anno prima. Giovanni Galli in porta, con Tassotti, Franco Baresi, Costacurta e Paolo Maldini in difesa. Unica differenza a centrocampo, con Ancelotti e Rijkaard in mezzo, Donadoni assente sostituito a destra dal duttile Colombo, ed Evani a sinistra. Davanti Van Basten e Gullit.
Il Benfica è quadra solidissima, difende bene e attacca con schemi lineari ma efficaci. Ad allenarla lo svedese Sven-Göran Eriksson, ben conosciuto in Italia, soprattutto a Roma. Davanti al portiere Silvino, ormai classica linea a quattro con José Carlos, Ricardo, Aldair e Samuel. Hernani copre la difesa come mediano e primo regista, Valdo è il giocatore di classe brasiliana che inventa, sostenuto dal dinamismo, non esente da tecnica, dello svedese Thern. Completano due incursori come Vitór Paneira e António Pacheco, e il vero attaccante (Hernani gioca con un fittizio 9 sulle spalle) Mats Magnusson.

Figura 6 Frank Rijkaard autore della rete decisiva a Vienna

Partita molto tattica e bloccata, con le due squadre che si temono, e pensano a non scoprirsi. Inevitabile, e noioso, lo 0-0 all’intervallo. All’inizio della ripresa Van Basten ha l’occasione, ma Silvino para. Il Benfica arma tiri velleitari da fuori, ma senza precisione. Al minuto 67’ Frank Rijkaard scatta beffando la difesa alta dei portoghesi e si invola a rete. Ottenuto il vantaggio il Milan controlla con calma, il Benfica attacca timidamente ma non crea pericoli, nemmeno con gli ingressi di César Brito e Vata. La Maledizione di Bela Guttmann continua!
Per il Milan quarta vittoria in Coppa dei Campioni.

FINALE 1990
MILAN – BENFICA 1-0 (Vienna, Prater, 23/5/1990)
Milan: G. Galli, Tassotti, P. Maldini, Ancelotti (dal 67’ Massaro), Costacurta, F. Baresi, Colombo (dall’89’ F. Galli), Rijkaard, Van Basten, Gullit, Evani. All.re: Arrigo Sacchi.
Benfica: Silvino Louro, José Carlos, Samuel, Hernani, Ricardo Gomes, Aldair, Vitór Paneira (dal 78’ Vata), Thern, Magnusson, Valdo, António Pacheco (dal 59’ César Brito). All.re: Sven-Göran Eriksson.
Arbitro: Helmut Kohl (Austria)
Marcatore: 67’ Rijkaard

Figura 7 Classe ed eleganza, questo era Marco Van Basten

FOCUS: MARCO VAN BASTEN
All’anagrafe fa Marcel Van Basten, ma per tutti sarà sempre “Marco”.
Probabilmente uno dei centravanti più forti che abbia mai calcato un campo di calcio. Alto quasi uno e novanta, non aveva però propriamente le caratteristiche del corazziere d’area. Era infatti longilineo, e nonostante le lunghe leve, aveva la tecnica e la rapidità di un brevilineo. Cresciuto nelle giovanili dell’Ajax, dove fu preso sotto il velo protettivo di Cruyff, che lo vide come suo erede. All’Ajax portò una Coppa delle Coppe segnando in finale al Lipsia. Poi passò al Milan, dove il primo anno fu vittima di un infortunio, che purtroppo mise in luce la sua fragilità fisica. Ritornò verso la fine della stagione contribuendo allo Scudetto. Poi l’anno dopo fu capocannoniere di Coppa, trascinando il Milan al terzo titolo europeo. Nel 1989 non fu altrettanto prolifico in Europa, ma sempre decisivo. Nel 1988 era stato capocannoniere all’Europeo in Germania Ovest, trascinando i Paesi Bassi alla vittoria. Da pura mitologia il suo gol in finale all’URSS.
Vinse il Pallone d’Oro nel 1988, 1989 e 1992. Poi fu costretto al ritiro per i troppi infortuni. Già nel 1993 giocò pochissimo, anche se il reale addio fu solo due anni dopo. Troppo presto ha dovuto dire stop, lasciando gli amanti del calcio, di ogni casacca, orfani del suo talento..

CLASSIFICA MARCATORI

> 6 RETI
Jean Pierre Papin (Olympique Marsiglia)
Romario (PSV Eindhoven)
> 4 RETI
Mats Magnusson (Benfica)
Vata (Benfica)
Peter Pacult (Swarovski Tirol)

1990-1991 STELLA ROSSA BELGRADO

Venti politici poco rassicuranti spirano dall’Europa Orientale. La dissoluzione del Blocco Comunista, introdotta dal crollo del Muro di Berlino, non dappertutto è pacifica. Solo parzialmente collegata, è la disgregazione della Jugoslavia nei Balcani. Però momentaneamente il calcio resta ancorato alla sua storia, e proprio dal calcio arriva l’ultimo vagito della Jugoslavia. Il Milan bicampione è favorito ancora un anno, ma il ricco Olympique Marsiglia lancia la sua sfida, così come il solito Real Madrid, ormai prossimo a lasciare posto al Barcellona in patria, e il Bayern Monaco. Seconda italiana è il Napoli.
Riqualificate le inglesi, non per il Liverpool, che sarebbe in Coppa dei Campioni, quindi Inghilterra out dalla Coppa ammiraglia. Fuori anche l’Ajax squalificato. Il Milan accede di diritto al secondo turno.

Ormai più che classiche goleade al primo turno. Tredici in due partite ne fa il Porto al Portadown, con un 8-0 in trasferta con quattro reti di Madjer. Dieci reti le fanno i Rangers Glasgow al Valletta, e il Real Madrid all’Odense. Passano larghi anche Bayern Monaco (7-2 complessivo all’APOEL), la Dynamo Dresda sull’Union Lussemburgo, la Dinamo Bucarest, il Lech Poznań, lo Swarovski Tirol e il Marsiglia. Più duri il passaggio del turno per CSKA Sofia (sconfitto in Islanda dal KA Akureyri di misura, passa 3-0 in casa), del Club Bruges che dopo un 1-1 in Norvegia passa 2-0 in Belgio e al cardiopalma la sfida del Malmö FF al Besiktas. 3-2 per gli svedesi in casa e in Turchia un 2-2 con sfida sempre in bilico. La Stella Rossa Belgrado affronta il Grasshopper, da favoritissima. Ma a Belgrado una partita quasi indolente dei sui tanti fuoriclasse, la fa rischiare. A tirarla fuori dai guai, dopo il gol di Közle in apertura, una stoccata di Binić. 1-1 in casa non un buon risultato, ma in Svizzera la Stella Rossa si mette il vestito buono, Pančev, due rigori di Prosinečki, e Radinović, firmano un 4-1 che sta fin stretto.

Figura 8 Diego Armando Maradona trascinò il Napoli al secondo turno

Il Napoli torna in Coppa Campioni, con la grana di un Maradona capriccioso (vado, non vado, vengo, non torno!). Un Maradona che però all’andata al San Paolo con la Honved, fa Maradona, doppietta nel 3-0 per gli azzurri e gol in mezza-rovesciata. Poi 2-0 in Ungheria e secondo turno raggiunto.

Il secondo turno vede il Real Madrid spazzare via lo Swarovsky Tirol, con un 9-1 all’andata in casa con poker di Hugo Sánchez e tripletta di Butragueño. Non scherza nemmeno il Bayern Monaco con un 7-0 complessivo. Otto ne fa l’Olympique Marsiglia al Lech Poznań, ma con quattro reti dei polacchi, che vincono 3-2 l’andata in casa. Al ritorno 6-1 per i francesi con Papin che apre e Vercruysse che fa tripletta. Il Porto si “limita” ad un 4-0 in casa, dopo lo 0-0 in Romania con la Dinamo Bucarest. I Rangers visionano la Stella Rossa e il report è sintetico “Siamo fregati” (fregati non è proprio la parola usata…). Infatti 3-0 a Belgrado e 1-1 in Scozia, e serbi avanti. Ben più equilibrata Dynamo Dresda e Malmö FF, con un doppio 1-1, e tedeschi orientali (ancora per poco) avanti ai rigori.
Il Napoli affronta l’ostico Spartak Mosca. Un doppio 0-0 manda la sfida ai rigori, dove risulta decisivo l’errore di Baroni, che manda avanti i moscoviti.
Il Milan rientra col Club Bruges, ma non brilla. Decide un gol di Angelo Carbone in Belgio, dopo un pericoloso 0-0 a San Siro.

I quarti in primavera ripartono con alcune sorprese.
Non lo è la vittoria del Bayern Monaco sul Porto, anche se in Baviera finisce 1-1, e in trasferta ci vogliono le reti degli emergenti Ziege e Bender per passare il turno.
Grossa è la sorpresa per l’eliminazione del Real Madrid contro lo Spartak Mosca. Oltretutto i blancos fanno 0-0 in quella che ormai è da chiamare Russia e non più URSS, e passano in vantaggio a Madrid con Butragueño. Ma una doppietta di Radchenko e un gol di Shmarov, fissano un incredibile 3-1 per i russi che passano.

Figura 9 Il grande bomber messicano del Real Madrid Hugo Sanchez

Si va oltre il calcio nelle altre due sfide. La Stella Rossa batte 3-0 in casa la Dynamo Dresda in un clima tesissimo. Al ritorno è peggio, e la partita è sospesa al 78’ per intemperanze dei tifosi locali. 3-0 a tavolino per la Stella Rossa e Dresda fuori due anni dalle Coppe.
Il Milan affronta l’Olympique Marsiglia, club che si ispira proprio ai rossoneri. A San Siro Gullit segna al quarto d’ora ma Papin pareggia in breve giro di posta. Il Milan resiste, ma a Marsiglia i francesi dominano e passano con Waddle. A quel punto si spegne un riflettore del Velodrome. Viene riacceso, ma il Milan si rifiuta di giocare con poca luce e Galliani lo fa ritirare. Sperano nella ripetizione della gara, ma la UEFA è inflessibile. 3-0 a tavolino ai francesi.

In semifinale Bayern Monaco contro Stella Rossa Belgrado è una sfida eccezionale. In Baviera vantaggio di Wolfhart, ma i serbi rimontano con un Savicević stellare che segna il gol del 2-1 finale. Al ritorno però i tedeschi non mollano, e pur sotto con una rete di Siniša Mihajlović, in cinque minuti riequilibrano tutto con due reti. Ma al 90’ Augenthaler con uno sfortunato e goffo autogol manda i serbi in finale.
Più facile per l’Olympique Marsiglia che batte lo Spartak Mosca con un 5-2 complessivo, con Abedì Pelé e Papin sugli scudi.

La finale si gioca a Bari, al San Nicola, il 29 maggio 1991.
La Stella Rossa Belgrado, è il simbolo del calcio slavo al cento per cento. Classe e talento illimitato, ma discontinuità e indolenza non da meno. L’allenatore Ljupko Petrović era però riuscito ad amalgamare questo coro di solisti in una squadra. In porta il buon Stevan Stojanović, capitano, in difesa a destra Refik Šabanadžović, in mezzo l’unico straniero, il rumeno Miodrag Belodedici (già vittorioso nel 1986 con la Steaua Bucarest) affiancato da Ilja Najdoski, e a sinistra Slobodan Marović. A centrocampo in mezzo un impasto di classe e grinta, dal sinistro magico, a nome Siniša Mihajlović, con al fianco Vladimir Jugović, a destra il croato Robert Prosinečki, tutto dribbling e talento, e a sinistra il Genio Dejan Savicević. Solo formalmente attaccante Dragiša Binić, in realtà velocissima ala. Centravanti puro Darko Pančev.
L’Olympique Marsiglia era gestito da Bernard Tapié, il “Berlusconi di Francia”, un ricco imprenditore che aveva scelto il calcio per avere maggiore visibilità. La squadra era affidata al belga Raymond Goethals, ed era un coro di stelle. In porta un portiere normale come Pascal Olmeta. In difesa tre centrali diretti dal brasiliano Mozer, con al fianco Bernard Casonì (un mediano di origine) e Basil Bolì, con sulle fasce, Manuel Amoros e Éric Di Meco. In mediana Laurent Fournier e Bruno Germain, a destra l’inglese Chris Waddle, capace di far impazzire Paolo Maldini, solo formalmente a sinistra Abedì Pelé che però svariava. Di punta il fromboliere Jean Pierre Papin. In panchina acciaccati Philippe Vercruysse e Dragan Stojković. Questi era un talento formidabile, proveniente proprio dalla Stella Rossa e non fece molto per essere disponibile alla finale.
Tante stelle in campo, una finale brillante e scoppiettante… e invece una noia mortale, con due squadre che aspettavano, timorose di perdere. 0-0 e solo nei supplementari entra Stojković, che in meno di dieci minuti fa più di tutti gli altri in 120!
Si va ai rigori.
Il primo ad andare è Amoros che si fa parare il tiro da Stojanović. I suoi compagni lo consolano, promettendogli che non sbaglieranno. E manterranno la promessa. Peccato per loro che nessuno della Stella Rossa Belgrado sbaglia.
Primo trionfò per una squadra della Jugoslavia. Ma la Jugoslavia ormai esiste solo di nome, di lì a poco tutto finirà nel sangue.
Un’era della Storia e del calcio è finita. Dalla prossima edizione la gloriosa Coppa dei Campioni cambia nome in Champions League, e cambierà anche formato.
Ma il calcio non si ferma.

FINALE 1991
STELLA ROSSA BELGRADO – OLYMPIQUE MARSIGLIA 0-0 dts (5-4 dcr) (Bari, Stadio San Nicola, 29/5/1991)
Stella Rossa Belgrado: Stojanović, Sabanadžović, Marović, Jugović, Najdoski, Belodedici, Prosinečki, Mihajlović, Pančev, Savicević (dall’84’ Stošić), Binić All.re: Ljupko Petrović
Olympique Marsiglia: Olmeta, Amoros, Di Meco, Mozar, Casoni, Bolì, Waddle, Germain, Papin, Abedì Pelé, Fournier. All.re: Raymond Goethals
Arbitro: Tullio Lanese (Italia)
Marcatori: –
Sequenza rigori: Prosinečki (SR) 1-0, Amoros (OM) 1-0, Binić (SR) 2-0, Casoni (OM) 2-1, Belodedici (SR) 3-1, Papin (OM) 3-2, Mihajlović (SR) 4-2, Mozer (OM) 4-3, Pančev (SR) 5-3

Figura 10 Il bomber Darko Pancev, suo il rigore decisivo a Bari

FOCUS: DARKO PANČEV
Sembra strano che come focus abbia scelto, in una squadra imbottita di talento, proprio Darko Pančev. Un giocatore che in Italia ricordiamo per la stagione disastrosa all’Inter, dove pronunciò la perla, “tifosi fischiano io guido Ferrari, fischiano ancora io guida altra Ferrari”.
Non era solo questo.
Nel calcio devi far gol per vincere, e Pančev, pur essendo uno dei meno tecnici di quella squadra, segnava eccome!
Bosniaco, era emerso dal Vardar, dove era passato alla Stella Rossa Belgrado nel 1988. Dopo 84 reti passa all’Inter dove non si integra. Resta due stagioni, con un prestito al Lipsia, ma non ingrana. Da lì è una lenta discesa.
Resta comunque un attaccante da ricordare per la sua rapidità di esecuzione e una ben più che discreta tecnica individuale.

CLASSIFICA MARCATORI
> 6 RETI
Jean Pierre Papin (Olympique Marsiglia)
Peter Pacult (Swarovski Tirol)
> 5 RETI
Darko Pančev (Stella Rossa Belgrado)
Philippe Vercruysse (Olympique Lione)
Hugo Sánchez (Real Madrid)
Sebastián Losada (Real Madrid)
Torsten Gütschow (Dynamo Dresda)
Mo Johnston (Rangers Glasgow)

Redazione

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