Voltaggio, l’alta tensione del Costarica in ritiro ai tempi di Italia 90

Voltaggio, l’alta tensione del Costarica in ritiro ai tempi di Italia 90

Italia 90, un mondiale che sembra ieri.

La favola più bella, almeno per me, di un calcio mondiale portato davvero a portata di mano, non di telecomando ma di mano. Le notti magiche della Nannini e di Bennato infatti sono più vive che mai e ho fatto poca fatica a tirar fuori certi ricordi, ora che il calcio sta lentamente tornando a una sua normalità.

Il Mondiale della mascotte più astratta del mondo, quello sghembo “Ciao” realizzato con gli scarti del Tetris, tramite concorso, cosa tipico dell’Italia. Un mondiale che vedeva la Germania Unita e Maradona che da solo, quattro anni prima in Messico, aveva vinto la coppa. Si è tanto parlato poi degli scandali legati a quello che fu il nostro Mondiale, tra tanti lavori iniziati e mai finiti, ma quasi da nessuna parte, in un viaggio d’amarcord, si è andato a vedere dove alloggiavano, nel nostro paese, le varie nazionali e i loro calciatori.

Da dove cominciare? Cominciamo da una sorpresa, geograficamente vicina, cioè la Costa Rica o il Costarica. Se volete sapere qual è la forma giusta, leggete qui. Detto questo, non volendo basarmi solo sui miei ricordi mi sono affidato a Google che però, stavolta, non si è dimostrato di grande aiuto perché inserendo il nome della località in questione, insieme ad altre chiavi di ricerca, i risultati rimandano quasi tutti all’alta tensione, ma non voglio tenervi troppo sulla corda e andiamo ora a parlare di: Voltaggio, comune in provincia di Alessandria.

Questa infatti è una favola, la storia del mondiale italiano vissuto in provincia, lì dove la Costa Rica scelse come sede del suo ritiro Voltaggio prima e Finale Ligure poi, visto che il suo girone di qualificazione era diviso tra Torino e Genova. Molti ricorderanno che l’allenatore di quella nazionale, Bora Milutinovic, chiamato a guidare i ticos al posto di Marvin Rodríguez, il ct che era riuscito ad ottenere la storica qualificazione. Milutinovic venne inizialmente visto come un impostore dallo stipendio d’oro, uno straniero, quindi, di quelli che ruba il lavoro agli autoctoni. Così, tra mille perplessità e una rosa composta da calciatori semi-professionisti, la Costa Rica arriva in Italia e sbarca a Roma trovando all’aeroporto una folla numerosa. L’inizio fu davvero molto promettente, almeno per un copione tipo Paulo Roberto Cotechino, infatti allo scalo romano, quel giorno, stava arrivando anche l’Argentina di Maradona e la folla, ovviamente, era lì per D10s e non per gli sconosciuti giocatori del Costarica.

La nazionale centroamericana partecipava per la prima volta a un Mondiale e arrivò in Val Lemme la notte tra il 22 e il 23 maggio. Fu amore, forse a prima vista. Un piccolo paese di provincia si trovò ad ospitare quella che fu, forse, la grande sorpresa del torneo. I risultati inaspettati portarono entusiasmo e Bora, da buon marpione, vedeva di buon occhio il pubblico italiano, per aumentare l’entusiasmo decise così aprì le porte del ritiro, degli allenamenti e delle amichevoli, a questi nuovi inaspettati tifosi che stavolta, arrivavano lì per loro e non per un calciatore argentino. I piani dell’allenatore si scontrarono però presto con la burocrazia locale che pretese l’affitto del campo d’allenamento ad una squadra di semiprofessionisti.

La favola del Costarica e di Voltaggio, sorprese un po’ tutti a dire il vero. Quei giocatori semi sconosciuti eliminarono nazionali esperte come quelle della Svezia e della Scozia solo per essere poi eliminati da una tripletta, realizzata tutta di testa, da un certo Thomas Fisico Skhuravy, futuro ariete del Genoa di Bagnoli. Cosa resta di quel mondiale a Voltaggio? Di sicuro una bella favola, una struttura sportiva utilizzata poi anche da club di serie A, e tanti sogni, come quello di Medford, che ebbe una discreta carriera europea, approdando anche in serie A nel Foggia di Zeman.

Fabio Izzo

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