Storia della Champions League: la tragedia dell’Heysel (1982-1985)
Per sei anni consecutivi l’Inghilterra aveva vinto la Coppa dei Campioni, con tre suoi club: Liverpool (4), Nottingham Forest (2) e Aston Villa (1). Gli anni 80 si stava prendendo una deriva molto difensiva, con tantissime squadre che puntavano prima a non prenderle. Questo creava come ovvio un grande equilibrio, e non propriamente uno spettacolo indimenticabile. E forse proprio questo favorì le inglesi. A stoppare i club d’Albione non ci penseranno avversari sul campo, ma i propri tifosi… ormai da un decennio i famigerati hooligan portavano scompiglio in tutta Europa, senza che nessuno facesse nulla per risolvere un problema che appariva molto sottovalutato. E il peggio doveva ancora arrivare!
1982-1983 AMBURGO
Figura 1 Il vetusto Heysel di Bruxelles
E quindi ai nastri di partenza di questa ventottesima edizione di Coppa dei Campioni, Liverpool e Aston Villa erano favorite, insieme alla Juventus. I bianconeri avevano fornito, appena pochi mesi prima, l’ossatura alla Nazionale Azzurra campione del Mondo in Spagna. Sono 33 le squadre in partenza, quindi un Turno Preliminare, che vede la Dinamo Bucarest eliminare i norvegesi del Vålarenga, con un 4-3 complessivo, con Georgescu sugli scudi.
Il primo turno questa volta non vede particolari goleade, se non i tredici gol del Rapid Vienna contro l’Avenir Beggen, con il formidabile Krankl sugli scudi. Ne fa sette in due partite il Widzew Łodź all’Hibernian. Vanno larghi anche Liverpool, Real Sociedad e Dynamo Kiev. Lo Standard Liegi ne fa cinque in casa contro gli ungheresi del Gyȍr, per poi affrontare il ritorno deconcentrati e rischiare una clamorosa eliminazione. Lo Sporting Lisbona con una tripletta di Oliveira, ribalta una sconfitta di misura a Zagabria. Passano anche HJK, Nentori 17 Tirana, Dukla Praga, Dinamo Bucarest, Olympiakos, Celtic Glasgow e CSKA Sofia.
La Juventus inizia la sua Coppa in Danimarca contro lo Hvidovre. Platinì, Cabrini, Brio e il capocannoniere di Spagna 82 Paolo Rossi fissano un 4-1 in trasferta, che significa qualificazione sicura. E infatti la Juve si rilassa un poco a Torino, e ne esce un bizzarro 3-3.
Al secondo turno Il Nentori si ritira, lasciando via libera alla Dynamo Kiev.
Passano largamente si Liverpool che Aston Villa. I Reds perdono a sorpresa contro il HJK in Finlandia 0-1, ma ad Anfield Dalglish trascina i suoi ad un netto 5-0. I Villans grazie a cinque gol di Shaw, eliminano con autorevolezza la Dinamo Bucarest.
Figura 2 Il bomber dell’Aston Villa Gary Shaw
Doppio pareggio fra CSKA Sofia e Sporting Lisbona, che qualifica i portoghesi, per la regola dei gol fuori casa.
L’Amburgo spazza via l’Olympiakos, 1-0 in casa e 4-0 in trasferta.
Spettacolo fra Rapid Vienna e Widzew. Gli austriaci vincono 2-1 in casa. In Polonia ne fanno tre, ma ben cinque ne realizza il Łodź, e si qualifica.
A San Sebastian la Real Sociedad vince 2-0 contro il Celtic Glasgow con reti di Satrustegui e Uralde, in Scozia una doppietta di McLeod riavvia la rimonta, ma un gol di Uralde qualifica i baschi.
Alla Juventus tocca sfidare il duro Standard Liegi. Tardelli pareggia la rete di Tahamata, e i bianconeri strappano un 1-1 in trasferta. A Torino Paolo Rossi segna una doppietta delle sue e la Juventus avanza.
I quarti in primavera vedono alcune grosse sorprese. Per primo il Liverpool saluta il torneo che ha già vinto tre volte. Le reti di Tlokinski e Wraga sanciscono un importante 2-0 per il Widzew. Ad Anfield i Reds ne fa tre, con Neal, Hodgson e il bomber gallese Rush, ma due ne segnano i polacchi che passano.
La Real Sociedad ribalta lo 0-1 a Lisbona contro lo Sporting, con un 2-0 casalingo di Larraga e Bakero, vincendo il “derby” iberico.
L’Amburgo vince a Tbilisi contro la Dynamo Kiev con una tripletta di Bastrup, rendendo inutile la vittoria dei sovietici 2-1 in Germania Occidentale.
Figura 3 Paolo Rossi è stato uno degli attaccanti più forti del suo periodo
La Juventus affronta i detentori del Aston Villa. Grandissima partita a Birmingham per i bianconeri, che espugnano il Villa Park con reti di Rossi e Boniek. In casa prestazione ancora migliore, con a segno due volte Platinì e una Tardelli, per un 3-1 che non ammette repliche.
Le semifinali vedono passare l’Amburgo sulla Real Sociedad. 1-1 in Spagna, e al ritorno le reti di Diego e Jacobs pareggiano il conto, a decidere è il sigillo di Von Heesen, che porta gli anseatici in finale.
La Juventus vince con autorevolezza in casa, 2-0, e poi va a pareggiare 2-2 a Łodź, con reti di Rossi e Platinì. Widzew eliminato e Juve in finale.
Finale che si gioca ad Atene, allo Stadio Olimpico, il 25 maggio del 1983.
L’Amburgo è alla seconda finale della sua storia, tre anni dopo la prima. In confronto ad allora c’è l’addizione di Ernst Happel in panchina. In porta Stein. In difesa Hieronymus come libero, a copertura del trio Kaltz, Jacobs e Wehmeyer. A centrocampo Rolff agisce da mediano davanti alla difesa con Milewski e Groh sulle mezz’ali, e Magath in regia. In attacco Bastrup in appoggio al bomber Hrubesch.
La Juventus è una grande squadra, con sei freschi Campioni del Mondo, e due assi stranieri. La squadra di Giovanni Trapattoni, è la grande favorita. In porta il monumento Dino Zoff, davanti a lui l’elegante libero Gaetano Scirea, come marcatori Claudio Gentile e Sergio Brio, e terzino fluidificante Antonio Cabrini. A centrocampo il sanmarinese Massimo Bonini in mediana a fare legna, Tardelli come interno a tutto campo, e Platinì in regia avanzata. Roberto Bettega funge da raccordo sulla sinistra, per le due punte Zbignew Boniek e Paolo Rossi.
Happel tiene fede alla sua fama, preparando una trappola per Trapattoni. Fa agire Bastrup, formalmente una punta, in copertura su Boniek, e chiude ogni spazio a Platinì con una marcatura ad hoc di Rolff. A facilitare tutto per i tedeschi, una rete di Magath dopo nove minuti, che sorprende Zoff da lontano. La Juve reagisce, ha anche tre buone palle gol con Bettega, Platinì e Cabrini, ma non è serata. Nel secondo tempo l’Amburgo applica alla perfezione la trappola del fuorigioco, molto indigesta agli italiani, e la Juventus mano a mano si spegne. Ci sarebbe un netto rigore su Platinì, ma l’arbitro Rainea non lo concede.
Per i 50.000 tifosi arrivati dall’Italia un rospo amarissimo. La Juventus vede ancora una volta scivolare via quella “maledetta” Coppa.
Per l’Amburgo è la prima Coppa dei Campioni.
FINALE 1983
AMBURGO – JUVENTUS 1-0 (Atene, Stadio Olimpico, 25/5/1983)
Amburgo: Stein, Kaltz, Wehemeyer, Rolff, Jacobs, Hieronymus, Milewski, Groh, Hrubesch, Magath, Bastrup (dal 55’ Von Heesen). All.re: Ernst Happel.
Juventus: Zoff, Gentile, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Bettega, Tardelli, P. Rossi (dal 55’ Marocchino), Platinì, Boniek. All.re: Giovanni Trapattoni.
Arbitro: Nicolae Rainea (Romania)
Marcatore: 9’ Magath
Figura 4 Il possente Horst Hrubesch centravanti e capitano dell’Amburgo
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FOCUS: HORST HRUBESCH
Benché il gol decisivo ad Atene lo abbia segnato Magath, il simbolo di quel Amburgo, e il suo capitano e centravanti Horst Hrubesch.
Bomber classico, dotato di un fisico possente, era fortissimo nel gioco aereo, e aveva una notevole propensione con la rete. Spesso sottovalutato tecnicamente, e considerato solo una torre forte nel gioco aereo, era invece uno dei migliori attaccanti della sue epoca. Arrivò al calcio che conta solo nel 1975 al Rott-Weiss, a ventiquattro anni, ma si mette subito in mostra. Arriva all’Amburgo nel 1978, e ha il difficile compito di far dimenticare il grande Uwe Seeler.
All’Amburgo lega il miglior periodo della sua carriera, culminato con la vittoria in Coppa dei Campioni del 1983.
Con la Germania Ovest trova spazio nonostante la presenza di molti attaccanti di altissimo livello, come Rummenigge, Allofs, Fischer e Littbarski. Decisivo nell’Europeo del 1980 in Italia, dove segna le due reti con cui la Germania Ovest supera in finale il Belgio.
Dopo il trionfo di Atene lascia l’Amburgo, giocando ancora per Standard Liegi e Borussia Dortmund, prima di ritirarsi nel 1986.
È stato poi un allenatore, soprattutto a livelli di Nazionali tedesche giovanili, arrivando a vincere l’Europeo con la Germania Under 21 nel 2009…
CLASSIFICA MARCATORI
> 6 RETI
Paolo Rossi (Juventus)
> 5 RETI
Michel Platinì (Juventus)
Gary Shaw (Aston Villa)
> 4 RETI
Lars Bastrup (Amburgo)
Pedro Jesús Uralde (Real Sociedad)
Miroslaw Tlokinski (Widzew Łodź)
Hans Krankl (Rapid Vienna)
1983-1984 LIVERPOOL
Interrotto il dominio inglese, la ventinovesima edizione della Coppa dei Campioni, si apre con parecchie incognite. Il Liverpool è comunque nel novero delle favorite, anche se ormai viene considerata un po’ logora come squadra. Mancano alcune grandi tradizionali, come Real Madrid e Barcellona per la Spagna, dominata il quel periodo dai club baschi. Per l’Italia non c’è la Juventus, impegnata in Coppe delle Coppe, ma la Roma, alla sua prima partecipazione al torneo. Avendo vinto anche la Bundesliga, l’Amburgo è unica rappresentante della Germania Ovest. Quindi 32 squadre al via, e nessun Turno Preliminare.
Il primo turno vede un’unica goleada vera e propria. Lo Standard Liegi fa tredici gol in due partite agli irlandesi dell’Athlone Town, grazie soprattutto ad un 8-2 interno. Vincono largo anche Liverpool, Dundee United (Scozia), Dinamo Bucarest, il Benfica, il Bohemian (Cecoslovacchia), il Partizan Belgrado, la Dynamo Berlino e il Raba ETO Gyȍri. L’Athletic Bilbao rimonta in casa lo 0-2 di Poznań contro il Lech, con un 4-0 al San Mames. L’Olympiakos elimina un po’ a sorpresa l’Ajax, dopo lo 0-0 di Amsterdam, una doppietta di Anastopoulos ai supplementari, risulta decisiva. I gol fuori casa premiano il CSKA Sofia su un combattivo Omonia. I bielorussi della Dinamo Minsk, che rappresentano l’URSS, eliminano il Grasshopper. Il Rapid Vienna trascinato da Krankl e Panenka, elimina il Nantes.
Figura 5 L’Ottavo Re di Roma, Paolo Roberto Falcao
L’Amburgo approfitta della rinuncia degli albanesi del Vllaznia, e si qualifica senza giocare.
La Roma esordisce in Coppa dei Campioni in un Olimpico gremito, contro i fortissimi svedesi del IFK Göteborg. Una stoccata di Vicenzi e le reti di Bruno Conti e Cerezo, fissano un 3-0 perentorio. Inutile la vittoria 2-1 degli svedesi in casa, con Pruzzo a segnare il gol che chiude tutto.
Il secondo turno vede cadere subito i detentori. La Dinamo Bucarest vince 3-0 in casa, rendendo inutile il 3-2 dell’Amburgo al ritorno. Il Liverpool affonda l’Athletic Bilbao nella sfida più attesa del turno. Decisivo un gol del bomber gallese Ian Rush nei Paesi Baschi. Un gol di Krankl a Vienna elimina il Bohemians, mentre Anastopoulos segna la rete decisiva a Il Pireo contro il Benfica, che però a Lisbona ribalta con un secco 3-0. La Dynamo Minsk schianta il Gyȍr con un 9-3 complessivo. Il Dundee United pareggia 0-0 in Belgio, e poi travolge lo Standard Liegi, con un 4-0 interno. La Dynamo Berlino elimina il Partizan Belgrado, 2-0 in casa, e inutile 1-0 per gli jugoslavi al ritorno.
La Roma affronta il CSKA Sofia. Falcao in Bulgaria e Graziani a Roma, sanciscono un 2-0 complessivo, autoritario.
I quarti a primavera propongono una sfida di prestigio, fra Liverpool e Benfica. Ancora Rush è decisivo ad Anfield. A Lisbona Nené segna per le Aquile, ma i Reds sono in stato di grazia, ancora Rush, due volte Whelan, e Johnston fissano un largo 4-1 esterno.
La Dinamo Bucarest elimina la Dynamo Minsk, con una rete di Augustin a Bucarest, dopo un 1-1 in URSS.
Un po’ a sorpresa il Dundee United elimina il Rapid Vienna. 2-1 per gli austriaci in casa, e decisiva rete di Dodds per gli scozzesi al ritorno.
La Roma chiude il turno all’andata, con un 3-0 alla Dynamo Berlino all’Olimpico, con Pruzzo, Graziani e Cerezo. Inutile 2-1 per i tedeschi orientali in casa, con Oddi a segno per i giallorossi.
Le semifinali vedono il Liverpool andare in scioltezza con la Dinamo Bucarest. 1-0 in casa con Lee decisivo, e 2-1 fuori casa con doppietta di Rush.
La Roma perde con un secco 0-2 a Dundee. Al ritorno proibitiva rimonta dei giallorossi, con doppietta di Pruzzo e rete di Di Bartolomei. L’impresa fu sempre oscurata dalla denuncia di un tentativo di corruzione all’arbitro francese Vatrout, ad opera della stessa Roma.
La finale si gioca a Roma, allo Stadio Olimpico, il 30 maggio 1984.
Il Liverpool ritorna in finale dopo tre anni. Come detto la squadra era considerata un po’ attempata, ma alcuni innesti ne avevano rinnovato la linfa. Dei “vecchi” sono ancora sulla breccia Neal, Hansen e Alan Kennedy in difesa, Souness a centrocampo, con Lee, e poi Dalglish in attacco. Fra i nuovi il portiere Bruce Grobbelaar, originario dello Zimbabwe, che ha sostituito lo storico Ray Clemence. In difesa Mark Lawrenson. A centrocampo a destra Craig Johnston, con l’irlandese Ronnie Whelan, vero uomo ovunque. In attacco poi c’è Ian Rush, micidiale bomber del Galles.
La Roma gioca in casa, ed ha una grande occasione, alla sua prima partecipazione al torneo. Il “barone” Nils Liedholm guida una compagini completa, che gioca a zona, una quasi assoluta novità in Italia.
Figura 6 I mitici Spaghetti Legs di Bruce Grobbelaar
L’affidabile Tancredi in porta, compone la difesa con i centrali Nela e Righetti, e i terzini Nappi e Bonetti. A coprire capitan Agostino Di Bartolomei, che funge sia da doppio libero, che da mediano di regia. Davanti a lui la classe brasiliana di Paolo Roberto Falcao e di Toninho Cerezo. Il primo un “volante” classico, uno dei più forti di sempre, mentre il secondo è un giocatore duttile, dalle prorompenti qualità fisiche. Bruno Conti è il reale uomo ovunque in attacco, al servizio delle punte “Ciccio” Graziani e Roberto Pruzzo.
La partenza vede un lieve predominio dei giallorossi, spinti dal giocare nel loro stadio. Ma poco prima del quarto d’ora Neal segna sfruttando un errore della retroguardia romanista, anche se i giallorossi lamentano l’irregolarità del gol, per via di un presunto fallo su Tancredi. Sul finire del primo tempo un preciso cross di Conti, viene insaccato da Pruzzo. È dal 1977 – bizzarramente proprio a Roma – che non vanno in gol le due finaliste, da allora solo 1-0. Nella ripresa la rude marcatura del Liverpool costringe Pruzzo ad uscire. La partita va ai supplementari, dove non successe nulla.
Per la prima volta la sfida finale si decide ai rigori.
L’errore di Nicol, subentrato, e la rete di Di Bartolomei favoriscono la Roma, che si porta a condurre. Ma a quel punto sale in cattedra Grobbelaar, con i suoi leggendari spaghetti legs, che inizia a ciondolare sulla linea di porta, distraendo i tiratori della Roma. Gli errori di Conti e Graziani sono decisivi, e Alan Kennedy realizza il quinto rigore dei suoi, rendendo inutile l’ultimo rigore della Roma.
Il Liverpool è per la quarta volta Campione d’Europa.
FINALE 1984
LIVERPOOL – ROMA 1-1 dts (4-2 ai rigori) (Roma, Stadio Olimpico, 30/5/1984)
Liverpool: Grobbelaar, Neal, Kennedy, Whelan, Hansen, Lawrenson, Dalglish (dal 93’ Robinson), Lee, Rush, Johnston (dal 69’ Nicol), Souness. All.re: Joe Fagan.
Roma: Tancredi, Nappi, Bonetti, Righetti, Falcao, Nela, Conti, Cerezo (dal 55’ Strukelj), Pruzzo (dal 63’ Chierico), Di Bartolomei, Graziani. All.re: Nils Liedholm.
Arbitro: Erik Fredriksson (Svezia)
Marcatori: 14’ Neal (L), 43’ Pruzzo (R)
Sequenza Rigori: Nicol (L) 0-0, Di Bartolomei (R) 0-1, Neal (L) 1-1, Conti (R) 1-1, Souness (L) 2-1, Righetti (R) 2-2, Rush (L) 3-2, Graziani (R) 3-2, Kennedy (L) 4-2.
Figura 7 Il gallese Ian Rush, micidiale centravanti del Liverpool
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FOCUS: IAN RUSH
Nel Liverpool meno inglese di quel periodo, l’uomo-gol deputato a risolvere le partite, è un gallese. Ian James Rush è nato nel 1961 a St Asaph, nel 1961.
I primi calci li tira nel Chester City, ancora diciassettenne. Passa al Liverpool nel 1980, e per un paio di stagioni funge da puro rincalzo per i giocatori offensivi. Il poco utilizzo lo convinse a chiedere di essere ceduto, ma Paisley di impunta, convinto delle sue capacità. Esplode nella stagione 1982-83 con un poker all’Everton nel derby, e 31 reti complessive. L’anno dopo vince Campionato, Coppa di Lega e Coppa Campioni, segnando 47 gol.
Attaccante classico di scuola britannica, alto e longilineo, fortissimo nel gioco aereo, era però tecnicamente molto educato.
Nel 1987 passa alla Juventus, dove nominalmente sostituisce Platinì, anche se i ruoli sono diversissimi. Non si inserisce in Italia, e torna al Liverpool, dove resterà fino al 1996, segnando 336 gol. Gli ultimi anni lo vedono pascolare fra Leeds, Newcastle e realtà minori.
Pur se qui in Italia il suo giudizio è annacquato dalla pessima annata alla Juve, resta uno dei migliori attaccanti della sua generazione.
CLASSIFICA MARCATORI
> 6 RETI
Viktar Sokal (Dynamo Minsk)
> 5 RETI
Ian Rush (Liverpool)
Roberto Pruzzo (Roma)
> 4 RETI
Ralph Milne (Dundee United)
1984-1985 JUVENTUS
Il leitmotiv della trentesima edizione dalla Coppa dei Campioni, fu fin dall’inizio, la sfida fra Liverpool e Juventus. I Reds avevano appena vinto la loro quarta Coppa, diventando i più vincenti dopo il solo Real Madrid. I bianconeri venivano dalla vittoria in Coppa della Coppe, e puntavano contare su “Le Roi” Michel Platinì. Le due compagini si affrontarono in Super Coppa Europea, e a prevalere furono gli juventini 2-0 con doppietta di Boniek. Quindi questa era la finale più attesa, la partita da sogno… che il destino trasformò in un incubo. Essendo il Liverpool sia detentore, che Campione d’Inghilterra, sono 32 le squadre al via. Quindi niente turno preliminare.
Figura 8 Un autentico monumento del Liverpool, Phil Neal
Il primo turno vede il Göteborg nel ruolo di mattatore contro l’Avenir Beggen, con cui vince 8-0 in Lussemburgo e 9-0 in casa. Ne fa otto l’Austria Vienna sul Valletta, equamente divisi fra andata e ritorno. Vittorie larghe di Liverpool, Lyngby, Sparta Praga, Beveren e Dinamo Bucarest. La Dinamo Berlino elimina l’Aberdeen ai calci di rigore, mentre sono i gol in trasferta a premiare il Levski Sofia sullo Stoccarda. Completano il quadro Benfica Grasshopper, Bordeaux (che elimina l’Athletic Bilbao), lo Dnipro per l’URSS, il Panathinaikos e il Linfield.
La Juventus esordisce a Tampere in Finlandia contro l’Ilves. Tripletta di Rossi e sigillo di Platinì per un 4-0 esterno che chiude la qualificazione. A Torino doppietta di Michel, per un 2-1 di ordinanza.
Il secondo turno, rinnova la sfida fra Liverpool e Benfica. Ancora Reds avanti, grazie alla tripletta di Rush ad Anfield, che rende inutile il gol di Manniche al ritorno a Lisbona.
La Dynamo Berlino impatta in casa con l’Austria Vienna 3-3. Al ritorno le violette vincono 2-1, ed austriaci avanti. Equilibrata anche Panathinaikos e Linfield. 2-1 per i greci in casa, con i nordirlandesi in cerca della rimonta, ma finisce 3-3.
Equilibrio anche fra Göteborg e Beveren. 1-0 di Nilsson per gli svedesi in casa. In Belgio Creve manda ai supplementari, ma Petersson qualifica l’IFK. Lo Sparta Praga fa fuori il Lyngby con un 2-1 in Danimarca, dopo lo 0-0 in Cecoslovacchia. Lo Dnipro elimina con i gol in trasferta (uno di Litovchenko) il Levski. Il Bordeaux ha la meglio sulla Dinamo Bucarest, dopo un 1-0 in casa di Müller, in Bulgaria Dragnea pareggia i conti, e nei supplementari Lacombe segna il gol decisivo.
La Juventus va a vincere 4-2 a Zurigo contro il Grasshopper, dopo un 2-0 a Torino. Segnano tre volte Platinì, due Vignola e una Rossi e Briaschi, fra andata e ritorno.
I quarti in primavera vedono il Liverpool affrontare l’ostico Austria Vienna. 1-1 in Austria con reti di Polster e Nicol. Ad Anfield 4-1 per i Reds che avanzano imperiosi.
Il Bordeaux elimina il Dnipro ai rigori, doppio un doppio 1-1.
Il Panathinaikos va a vincere in Svezia contro l’IFK Göteborg, con una rete di Saravakos, per poi fare 2-2 in casa e qualificarsi.
La Juventus blinda la qualificazione a Torino con un secco 3-0, con reti di Tardelli, Rossi e Briaschi. Inutile l’1-0 dello Sparta al ritorno.
In semifinale il Liverpool elimina il Panathinaikos con un complessivo 5-0.
In confronto all’anno prima si sono aggiunti John Wark, Jimmy Beglim (che sostituisce Kennedy a sinistra) e Paul Walsh. È partito Souness per la Sampdoria, ma restano uno squadrone.
La Juventus fa 3-0 col Bordeaux in casa, con in rete Boniek, Briaschi e Platinì, per poi perdere 0-2 Francia.
Da Atene se ne sono andati Zoff, Gentile e Bettega. Fra i nuovi il duttile attaccante Massimo Briaschi, il terzino Luciano Favero, il portiere Stefano Tacconi, l’ottimo centrocampista Beniamino Vignola e Claudio Prandelli.
La finale si gioca a Bruxelles, allo Stadio Heysel, il 29 maggio del 1985.
Una data infausta per il calcio. Il problema Hooligan, fino ad ora colpevolmente sottovalutato, detona in mano all’UEFA.
Verso le 19:20 locali, dopo che già vi erano stati scontri fra le due tifoserie, gli hooligan del Liverpool assaltarono il settore Z, sfondando le recinzioni, cercando lo scontro con la tifoseria juventina regolare. Questa era però situata nella curva opposta, e la carica travolse semplici famiglie e tifosi saltuari. Costoro fuggirono. A quel punto si aggiunsero due ulteriori elementi: le strutture vetuste dello stadio e l’inadeguatezza delle forze dell’ordine belghe. La polizia manganello i tifosi juventini in fuga, spingendoli ad ammassarsi contro il muro divisorio del settore Z, che crollò.
La tragedia fu inevitabile. I belgi utilizzarono la polizia a cavallo, la cui inutilità fu resa palese in mondovisione. La UEFA brancolò nel buio. Inizialmente annullò la partita, ma temendo ulteriori incidenti nel deflusso del pubblico, decise poi di giocare. Subito l’idea fu di fare il solo primo tempo, e poi di ripetere la sfida, e infine di giocare e basta.
Le due squadre non volevano giocare, ma furono costrette. I capitani Neal e Scirea rilasciarono un comunicato al microfono, annunciando l’imminente partita.
Alla fine i morti furono 39. Di questi 32 italiani, 4 Belgi, 2 Francesi e un Irlandese.
Figura 9 Targa commemorativa della Strage dell’Heysel
E quella che sarebbe stata una delle più belle finali di sempre, di fatto è come se non fosse stata ai giocata. La Juventus vinse 1-0 con un rigore di Platinì, concesso per un fallo di Gillespie su Boniek, avvenuto quasi un metro fuori dall’area di rigore.
La Juventus vinse la sua prima Coppa dei Campioni, ma non poté mai veramente festeggiare l’obbiettivo inseguito per tanto tempo.
FINALE 1985
JUVENTUS – LIVERPOOL 1-0 (Bruxelles, Stadio Heysel, 29/5/1985)
Juventus: Tacconi, Favero, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Briaschi (dall’84’ Prandelli), Tardelli, P. Rossi (dall’89’ Vignola), Platini, Boniek. All.re: Giovanni Trapattoni.
Liverpool: Grobbelaar, Neal, Beglin, Nicol, Lawrenson (dal 4’ Gillespie), Hansen, Dalglish, Whelan, Rush, Walsh (dal 46’ Johnston), Wark. All.re: Joe Fagan.
Arbitro: André Daina (Svizzera)
Marcatore: 58’ Platini rigore
Figura 10 Michel Platinì uno dei più forti giocatori di sempre, in una indimenticabile posa
FOCUS: MICHEL PLATINI
Nato a Joeuf nel 1955, la sua famiglia aveva origini italiane. In quel periodo con Zico (prima che esplodesse Maradona) era il più forte giocatore del Mondo.
Era un trequartista offensivo, con squisite doti tecniche, grande proprietà nel dribbling, precisissimo nei passaggi, grazie ad una visione di gioco non comune. Il suo destro gli permetteva di calibrare precisi assist ai compagni, e lo rese uno dei migliori specialisti nei calci da fermo di ogni epoca.
Le sue prime esperienze da professionista furono nel Nancy, dove esordì solo diciassettenne. Nel 1979 pass al Saint-Etienne. Nel Mondiale in Spagna si mise definitivamente in luce, e subito dopo fu acquistato dalla Juventus, con un’operazione diretta di Giovanni Agnelli, che stravedeva per i giocatori come lui. L’Avvocato disse di lui: «Lo abbiamo acquistato per un tozzo di pane, lui ci ha messo sopra il foie gras».
Oltre alle doti indicate sopra, aveva anche una notevole propensione al gol, tanto che fu capocannoniere in Serie A per tre anni di fila. Vince il pallone d’Oro nel 1983, 1984 e 1985. Trascinò la Francia a due semifinali Mondiali e alla vittoria dell’Euro del 1984, dove segnò nove reti!
Dopo la Tragedia dell’Heysel pensò di ritirarsi. Lo fece due anni dopo a 31 anni. In seguito fu allenatore, e dirigente, arrivando a guidare l’UEFA..
CLASSIFICA MARCATORI
> 7 RETI
Michel Platini (Juventus)
Tiorbor Nilsson (IFK Göteborg)
> 6 RETI
Ian Rush (Liverpool)
> 5 RETI
Paolo Rossi (Juventus)
John Wark (Liverpool)