Gigi Simoni e Gianni Conti. Una lunga, improbabile amicizia

Lo scorso 22 maggio ci ha lasciati, all’età di 81 anni, Gigi Simoni, allenatore e uomo di sport conosciuto e apprezzato per la sua signorilità. Su giornali, televisioni, siti internet, la sua scomparsa è stata l’occasione per riepilogare la lunga carriera, da giocatore prima e tecnico poi, per ricordare i suoi successi (8 promozioni in carriera, di cui 7 dalla B alla A, e una coppa Anglo-Italiana) e le sue amarezze (una su tutte, la famosa partita fra Juventus e Inter del 1997-98 con il contatto in area fra Ronaldo e Iuliano che aveva scatenato le ire degli interisti). Ma questi sono episodi ben noti della vita e della carriera del mister.
Quella di cui parleremo oggi, invece, è la storia di una lunga, strana, asimmetrica amicizia, durata oltre trent’anni, che ha legato idealmente il mister di Crevalcore a un altro allenatore (per hobby), residente a Castelnuovo Bormida. Vi racconteremo dell’amicizia fra Gigi Simoni e Gianni Conti.

Gianni Conti: chi era costui? grande tifoso del Genoa, ma residente in Basso Piemonte, Conti, vecchio cuore rossoblù, frequentava abitualmente il “Luigi Ferraris” alla fine degli anni Settanta.
La conoscenza con Simoni, all’epoca allenatore del Grifone, risale all’autunno del 1977.
Sono giorni di felici illusioni per i colori rossoblù: Simoni ha riportato in A il Genoa nel 1975-76, lo ha stabilizzato nella massima divisione l’anno seguente, e in quel 1977-78 parte fortissimo: nelle prime cinque gare di campionato, vittoria con la Lazio, pari 2-2 a Milano col Milan, netto 2-0 al Perugia, 0-0 a Napoli, 2-2 col Verona.
Il Genoa è primo in classifica, con 5 punti insieme alla Juve (che poi vincerà il campionato) e al Milan. Qualcuno dei tifosi più accesi già sogna la stella (allo stadio contro il Verona si sente distintamente il coro “Decimo, decimo”), e Simoni diventa l’idolo dei tifosi genoani, che lo invitano dovunque, quasi tutte le sere, fra cene e feste dei club.
L’illusione si spegnerà presto, e l’annata finirà come peggio non si potrebbe. Falcidiato dagli infortuni e dalla malasorte, il Genoa crolla nel girone di ritorno e addirittura retrocede, ma intanto, durante la stagione, complici gli eventi del tifo rossoblù, fra Simoni e Conti è nata una conoscenza, che si trasforma in confidenza e poi in amicizia.
Lasciando i rossoblù, il mister consegna al suo nuovo amico un foglio di carta con su scritto il numero di telefono della sua casa di Crevalcore, per tenersi in contatto.
Qualche anno dopo, gli darà anche quello della sua nuova casa di San Piero a Grado, la frazione di Pisa dove andrà a vivere con la seconda moglie, Monica, e quello del suo telefono cellulare.
Per oltre vent’anni i due si sentono regolarmente, e addirittura, a quanto sembra, Conti (che si cimenta, senza patentino, come allenatore della squadra del paese) chiede spesso all’amico consigli e delucidazioni su come schierare la squadra, con risultati, a dire il vero, alterni: decisamente bene il 3-5-2, molto meno gli esperimenti col centrocampo “a rombo”, ma questa è un’altra storia.
L’amicizia però entra in crisi nel 1996-97. Quell’anno, Gigi Simoni allena il Napoli e il 2 marzo deve giocare a Udine un posticipo in onda su TelePiù. In quei primi anni, la pay-tv è un lusso, e al circolo Arci di Castelnuovo Bormida, come in tanti altri bar, ogni settimana una piccola folla si riunisce a vedere gli anticipi e i posticipi in diretta.
Quella sera, però, gli avventori hanno voglia di divertirsi. Si sa come vanno queste cose di paese: a un certo punto qualcuno stuzzica “l’amico di Simoni”.
«Oh, Gianni, ma poi gioca Caio o gioca Aglietti?».
«Ma che ne so?»
«Eh, ma te sei l’amico di Simoni!».
«Ma non gli chiedo mica chi fa giocare!»
«Perché tanto non te lo dice!».
E dai, e dai, un po’ per non perdere prestigio con gli amici del bar, un po’ coadiuvato da un paio di grappe generosamente offerte, il Conti viene convinto a chiamare Simoni per chiedere conferma della formazione, quando alla partita mancano non più di venti minuti e le squadre sono già in spogliatoio.
Tutti pensano che sia troppo tardi: Simoni avrà già spento. E invece, incredibilmente, il cellulare del mister è acceso. E ancora più incredibilmente, Simoni risponde.
«Oh, Gigi, ciao, sono Gianni! Senti, qui al bar mi chiedono se fai giocare Caio o Aglietti…».
Attimo di silenzio, Simoni riattacca. Qualcuno ride.
Il Conti prova a salvarsi in corner: «è caduta la linea…».
Curiosamente, la linea continuò a cadere anche nei mesi a venire, ogni volta che Gianni Conti faceva il numero di cellulare di Simoni, e quando lo chiamava a casa, la moglie Monica (era lei che rispondeva sempre al telefono), ogni volta gli diceva che il marito non era in casa. A un certo punto, poi, il cellulare risultò disattivato: forse il mister, che nel frattempo era passato all’Inter, aveva cambiato numero…
L’amicizia era dunque perduta per sempre? Neanche per sogno: Gianni Conti non era tipo da rassegnarsi tanto facilmente. Pensa e ripensa, finalmente un giorno, con italico ingegno, gli venne l’idea giusta. Si preparò accuratamente un discorso, si posizionò accanto alla strada provinciale che si trovava poche decine di metri prima di casa sua, così da avere alle spalle molto rumore e, fattosi prestare un cellulare, chiamò ancora una volta la casa di Pisa. Quando la signora Monica rispose, cercò di cambiare il più possibile la voce, e con un tono nasale, il rimbombo dei camion alle spalle e un improbabile accento brasiliano (che ricordava più che altro il genovese di Caricamento) recitò con maestria.
«Casa de JiJi Simoni? Bom dia, yo soy Vinicio, l’entrenador de fulbol do Brasil. Tiengo de parlar con meu amigo JiJi, ma ho perdido o numero. Me puede ajudar?».
La performance, un misto di genovese, portoghese, spagnolo con qualche incursione nel dialetto castelnovese, ricordava molto il “noiovulevamsavuar” di Totò, ma funzionò. La signora Monica diede a Gianni Conti il nuovo numero di Simoni e quando il mister rispose, i due amici finalmente si chiarirono.
Da quel momento, la loro amicizia, al riparo dalle interferenze del bar, tornò solida finchè, qualche anno dopo, le condizioni di salute di Conti cominciarono a decadere per colpa di un male incurabile.
Saputo delle precarie condizioni dell’amico, Simoni gli promise anche che sarebbe andato a trovarlo, ma purtroppo non fece in tempo.
È bello pensare che alla fine si siano ritrovati. E forse mister Simoni adesso sarà anche riuscito a spiegare a Gianni, una volta per tutte, come far funzionare il centrocampo a rombo.