Storia della Champions League: Arriva l’ora dei maestri (1976-1979)
La prima metà, abbondante, degli anni ’70, è quindi caratterizzata dal dominio di due club, Ajax e Bayern Monaco, che hanno dato vita ad una sorta di staffetta, con ideali frazionisti finali, Cruijff e Beckenbauer. Quando l’inevitabile usura del mercato e del tempo, intacca questi squadroni, si affacciano nuove squadre all’orizzonte. Coloro che levano gli stendardi più alti, sono i club della Home of Football, sono i Maestri inglesi. L’ormai consolidarsi del calcio atletico, finalmente premia coloro che da sempre ne fanno orgoglioso sfoggio.
1976-1977 LIVERPOOL
Figura 1 Uno scorcio di Anfield Road “casa” del Liverpool
Con la terza vittoria consecutiva, il Bayern Monaco piantò ben salda la bandiera del calcio tedesco, gran dominatore della prima metà degli anni ’70. Con la Nazionale della Germania Ovest fu campione all’Europeo del 1972 in Belgio, al Mondiale del 1974 in casa e finalista, sconfitto solo ai rigori, nell’Europeo del 1976 in Jugoslavia. Come tutto questo dominio è destinato a finire, però. Ed ecco che l’inseguimento alla Coppa Campioni, vede numerosi concorrenti agguerriti. Occhi puntati sulle squadre del Nord Europa, oltre allo stesso Bayern, il Borussia Mönchengladbach, squadrone di quel periodo, il Liverpool per l’Inghilterra, e attenzione puntata anche per PSV Eindhoven e Bruges. Per i latini il solito Real Madrid – favorito a prescindere – e i finalisti del Saint-Etienne. Per l’Italia il Torino. Come ormai tipico l’Albania si tira fuori, ma due tedesche ai nastri di partenza, e quindi turno integro.
Il primo turno vede un buon equilibrio. C’è ovvio qualche goleada, e il Ferencvaros ne fa undici (a tre) in due partite allo Jeunesse d’Esch. Fra andata e ritorno ne fanno sette Bayern Monaco (5-0 e 2-1 ai danesi del Køge), il Liverpool (2-0 e 5-0 nel “derby” coi nordirlandesi del Crusaders) e PSV Eindhoven (1-1 e 6-0 al Dundalk rappresentante d’Irlanda). Non proprio una goleada, ma netta la vittoria della Dynamo Kiev, autentico squadrone, al Partizan Belgrado battuto 3-0 a Kiev e 2-0 in casa. Ricca di gol la sfida fra i turchi del Trabzonspor e gli islandesi dell’Akrenes (3-1 e 3-2 per i turchi le due sfide). Le reti di Dotte e Riedl a Dresda sono decisive per sancire il 2-0 con cui la Dynamo elimina il Benfica, bloccato 0-0 in Portogallo. Passa col minimo sforzo il St. Etienne, con una rete di Piazza, dopo lo 0-0 a Sofia col CSKA. Passano anche FC Zurigo (sui Rangers), Bruges (su Steaua Bucarest), il Banik Ostava (Cecoslovacchia) in rimonta sui norvegesi dei Viking Oslo. Un 3-1 complessivo in due gare, premia Real Madrid, Borussia Mönchengladbach, e il solido PAOK Salonicco. Un gol fuori casa, promuove i finlandesi del TPS Turku, sui maltesi dello Sliema Wanderers.
Il Torino vanta alcune assenze importanti, e affronta i duri svedesi del FF Malmö. In casa Mozzini e Graziani danno la vittoria, ma una rete di Jonsson, tiene apertissima la qualificazione. In Svezia pressing del FF Malmö, rete di Ljunberg, ma Claudio Sala segna la rete della qualificazione.
Il secondo turno, vede due sorprese, di cui una parziale a dire il vero. Il Ferencvaros favorito, vince 1-0 a Budapest – gol di Onhaus – con la Dynamo Dresda. I tedeschi orientali però in casa vincono 4-0, avanzando autoritari. Il Real Madrid cade col Bruges. Costretto a giocare a Malaga, pareggia “in casa” a reti bianche. In Belgio un gol di Le Favre costringe i blancos a sbilanciarsi, finché un autogol di Camacho, mette fine alla sfida. Il Bayern Monaco perde 1-2 in Cecoslovacchia col Banik Ostrava, ma al ritorno le reti del solito Gerd Müller (doppietta), K. H. Rummenigge, Kapellmann e Torstensson fissano un netto 5-0. Anche il Liverpool perde, di misura, col Trabzonspor all’andata. Ad Anfield Road vince 3-0 e avanza sicuro. Autorevoli lo Zurigo, trascinato dai gol di Cucinotta, sul Turku, e la Dynamo Kiev, che demolisce 4-0 e 2-0 il PAOK, squadra molto solida. Ancora di misura – ancora con rete di Piazza – il Saint-Etienne, questa volta sul PSV Eindhoven.
Il Torino si trova contro il Borussia Mönchengladbach. Ancora una volta qualche assenza di troppo, condiziona i granata. In casa un autorete di Wittkamp alimenta speranze, ma le reti di Vogts e Klinkhammer, le spengono. Sul campo neutro di Düsseldorf i verdi fissano uno 0-0 amaro per Pulici e compagni.
Figura 2 Il fuoriclasse danese Allan Simonsen
I quarti in primavera, mettono di fronte i tri-detentori in carica del Bayern Monaco, e la Dynamo Kiev, gli ucraini che rappresentano l’URSS avevano già battuto i tedeschi in Super Coppa Europea circa un anno prima. A Monaco di Baviera una rete di Kunkel, difesa da Beckenbauer e compagni, sembra fissare la legge del più forte. Ma al ritorno Burjak e Slobodan, stoppano dopo quattro anni la corsa dei bavaresi.
Non una passeggiata per il Liverpool col Saint-Etienne. In Francia Bathenay da la vittoria 1-0 ai suoi. A Liverpool ancora il mediano in gol, ma i Reds con reti di Ray Kennedy, Keegan e Fairclough, vincono 3-1, e si qualificano.
Durissima per il Borussia Mönchengladbach sul Bruges. Ancora a Düsseldorf la partita casalinga, che termina 2-2. Al ritorno in Belgio gara sul filo dell’equilibrio, che solo una rete di Hannes, spezza.
Lo Zurigo vince 2-1 in casa, con reti di Cucinotta e Risi. Punteggio che pare favorire la Dynamo Dresda, assai forte in casa. In effetti la Dynamo Dresda segna tre volte, ma ancora la premiata coppia Cucinotta – Risi, regala un’inattesa semifinale agli svizzeri.
Figura 3 Franco Cucinotta trascinò lo Zurigo in semifinale
Semifinale dove trovano il Liverpool. Sfida improba, e infatti l’andata in Svizzera vede trionfare i reds 3-1. Inutile la rete di Risi, se non per la bandiera. Una doppietta di Neal e una rete di Heighway, sanciscono la superiorità inglese. 3-0 al ritorno, giusto per far capire chi comanda.
Assai più emozionante Dynamo Kiev contro Borussia Mönchengladbach. In Ucraina stupendo gol di Onishenko, e 1-0 che avvicina i sovietici alla prima finale. Oltretutto il Borussia deve ancora giocare a Düsseldorf, quindi non proprio fra le mura amiche. Una fucilata di Bonhof riequilibra la sfida, e quando già si pensa ai supplementari, ecco che Wittkamp regala la qualificazione ai suoi.
La finale si gioca a Roma, nello Stadio Olimpico, il 25 maggio 1977.
Il Liverpool cerca di riportare la Coppa dalle grandi orecchie in Inghilterra, dopo nove anni. I Maestri vantano una sola vittoria. La squadra allenata dal rude Bob Paisley, è veramente una squadra epocale. In porta Ray Clemence, una sicurezza. Davanti a lui capitan Emlyn Hughes e Tommy Smith, una coppia centrale molto inglese, con sulle fasce, a destra Phil Neal, nominalmente un terzino, ma con medie-gol da punta in Europa, e a sinistra il gallese Joey Jones. A centrocampo due fuoriclasse in mezzo, Jimmy Case, “bimbo prodigio” del calcio inglese, e Terry McDermott, col suo sinistro favoloso. Due ali fenomenali assai diverse, come il tecnico Ian Callaghan a destra, e Ray Kennedy a sinistra, in realtà un mediano tecnico e duttile, che si interscambia con McDermott. Il fuoriclasse Kevin Keegan in appoggio in attacco all’irlandese Steve Heighway che agisce da centravanti.
Anche il Borussia Mönchengladbach, è una gran squadra. Storica rivale in quel decennio del Bayern Monaco, può succedergli sul Trono d’Europa. Ormai priva del fuoriclasse epocale Günter Netzer, passato al Real Madrid da qualche anno, è comunque ricca di talenti. In porta Kneib è protetto da una difesa elastica, con Wittkamp e Stielike, che si interscambia con Bonhof al centro. Un mastino come Berti Vogts come marcatore di destra, e il motore Klinkhammer come terzino sinistro. Schäfer e Wolhers in mezzo a centrocampo, ad abbinare muscoli e fosforo. Wimmer funge da raccordo a sinistra, per i due formidabili attaccanti. In mezzo il bomber Jupp Heynckes, che non è centravanti della Germania Ovest solo perché è contemporaneo di Gerd Müller. Sulla destra, ma con permesso di variare ovunque, il fuoriclasse danese Allan Simonsen, che ha tutto. Dribbling, tiro, velocità, al servizio di una classe superiore.
La partita è bellissima.
Il primo tempo vede il Liverpool tenere il campo con autorità, nonostante Bonhof colpisca un palo. Poco prima della mezz’ora però McDermott sblocca la partita. Il Borussia perde al 24’ il tattico Wimmer, sostituito dall’olandese Kulik. Dopo l’intervallo i teutonici entrano in campo determinatissimi, e dopo sei minuti pareggiano. Segna Simonsen, alla fine di una grande azione, con un sinistro all’incrocio dei pali. A fine anno il danese sarà Pallone d’Oro. Ray Clemence salva il Liverpool dalla capitolazione, con grandi parate, finché al 65’ Smith segna di testa su angolo. Ritornati in vantaggio i Reds riprendono possesso della partita. A sette dalla fine, incursione di Keegan steso in aerea, e rigore, trasformato dallo specialista Phil Neal.
Al fischio finale 3-1 per il Liverpool, e prima vittoria in Coppa dei Campioni.
FINALE 1977
LIVERPOOL – BORUSSIA MÖNCHENGLADBACH 3-1 (Roma, Stadio Olimpico, 25/5/1977)
Liverpool: Clemence, Neal, Jones, Kennedy, Smith, Hughes, Keegan, Case, Heighway, Callaghan, McDermott. All.re: Bob Paisley.
Borussia Mönchengladbach: Kneib, Vogts, Klinkhammer, Bonhof, Wittkamp, Stielike, Simonsen, Wolhers (dal 79’ Hannes), Heynckes, Schäfer, Wimmer (dal 24’ Kulik). All.re: Udo Lattek.
Arbitro: Robert Wurtz (Francia).
Marcatori: 28’ McDermott (L), 51’ Simonsen (B), 65’ Smith (L), 83’ Neal (L) rigore.
Figura 4 Il funambolico Kevin Keegan, giocatore simbolo di quel Liverpool
FOCUS: KEVIN KEEGAN
Joseph Kevin Keegan, noto solo come Kevin Keegan, è stato il calciatore simbolo degli anni 70 e 80 nel calcio inglese, particolarmente nei 70, essendo nato nel 1951.
Arrivato al Liverpool appena ventenne, fece subito intendere di essere l’erede della generazione dei Charlton, Moore e Greaves. Ala destra di eccezionali qualità, non si limitava a giostrare nella sua fascia di competenza. Rapido e dal dribbling fulmineo, era dotato anche di notevoli qualità fisiche, che gli permettevano di giocare ad alti ritmi. Dotato di un tiro potente e di un senso negli inserimenti non comune, poteva giostrare anche da trequartista, e addirittura da punta centrale, non mancandogli nemmeno il colpo di testa.
Restò al Liverpool fino alla finale vinta a Roma, quindi passa, con un trasferimento clamoroso, all’ambizioso Amburgo. Tornerà in Inghilterra nel 1980, per giocare con Southampton e Newcastle. Sarà anche un validissimo manager all’inglese.
CLASSIFICA MARCATORI
> 5 RETI
Franco Cucinotta (FC Zurigo)
Gerd Müller (Bayern Monaco)
> 4 RETI
Kevin Keegan (Liverpool)
Phil Neal (Liverpool)
Conny Torstensson (Bayern Monaco)
René Van de Kerkhof (PSV Eindhoven)
> 3 RETI
Steve Heighway (Liverpool)
David Johnson (Liverpool)
Peter Risi (FC Zurigo)
Leonid Burjak (Dynamo Kiev)
Petro Slobodan (Dynamo Kiev)
Hans-Jürgen Kreische (Dynamo Dresda)
1977-1978 LIVERPOOL
Il Liverpool riportò la Coppa Campioni in Inghilterra dopo nove anni, quando fu il Manchester United di Charlton e Best, a riuscirci. Era solo il secondo trionfo per la squadre inglesi, ma la Coppa dalle grandi orecchie, sarebbe rimasta molto a lungo in terra d’Albione. Il Liverpool restava il favorito – avendo abbinato il trionfo in First Division a quello in Europa – nonostante la cessione di Keegan all’Amburgo. Occhi puntati anche sul Borussia Mönchengladbach, che dopo la piazza d’onore puntava al titolo. Atletico Madrid e Juventus erano le possibili outsider.
Solita assenza dell’Albania, e una squadra esentata dal primo turno, il Liverpool detentore.
Primo turno che non può chiamarsi così, senza qualche goleada! Il Celtic Glasgow torna in Coppa dei Campioni e lo fa segnando undici reti in due gare all’eterna cenerentola dello Jeunesse d’Esch. Nove ne fa il Club Bruges (a due) al KuPS Kuopio di Finlandia. Per la Stella Rossa Belgrado un doppio 3-0 allo Sligo Rovers (Repubblica d’Irlanda). Passano largo anche il Panathinaikos e il Levski Sofia, rispettivamente su Floriana (Malta) e Slask Wroklaw (Polonia). Il Borussia Mönchengladbach ha un turno non semplice col Vasas Budapest, ma un 3-0 in Ungheria mette in discesa la sfida per i vicecampioni uscenti. Passano anche Wacker Innsbruck nel derby alpino col Basilea, i danesi del B1903 sul Trabzonspor, il Glentoran Belfast sul Valur Reykjavik e la Dynamo Dresda sull’Halmstad (Svezia). Vanno di rimonta Atletico Madrid (sulla Dinamo Bucarest) e l’Ajax, sconfitto 0-2 in Norvegia dal Lillestrøm, e capace poi di vincere 4-0 ad Amsterdam. Passa per i gol segnati in trasferta il Nantes, dopo un 1-1 a Praga col Dukla, fa 0-0 in casa. Doppio 0-0 fra Benfica e Torpedo Mosca, con lusitani avanti ai rigori.
La Juventus ha un turno morbido coi ciprioti dell’Omonia. I bianconeri mettono tutto apposto in trasferta all’andata con un rotondo 3-0, con le reti di Bettega, Fanna e Virdis. A Torino ancora Virdis e poi l’anziano Boninsegna, fissano un comodo 2-0.
Figura 5 Lo scozzese Greame Souness
Il secondo turno vede l’ingresso del Liverpool campione in carica. La Dynamo Dresda fa paura, ma all’andata ad Anfield è un roboante 5-1 a sancire la legge del più forte. Ne fa otto in due partite il Borussia alla Stella Rossa, risultato sorprendente nelle dimensioni, più che nell’esito. Abbastanza sorprendente anche l’uscita del Celtic per mano del Wacker. Avanzano anche il Benfica sul B1903, l’Ajax sul Levski e l’Atletico Madrid sul Nantes. Il Club Bruges mette al sicuro la qualificazione contro il Panathinaikos in casa all’andata, con le reti di Davies e Cools, per poi soccombere di misura sul difficilissimo campo dei greci.
La Juventus non può lamentarsi, incrociando i nordirlandesi del Glentoran, squadra tenace ma di livello tecnico basso. A Belfast decide una stoccata del “Barone” Franco Causio. A Torino largo 5-0 con doppietta di Virdis, e reti per Boninsegna, Fanna e Benetti.
La sfida più affascinante dei quarti, è Liverpool contro Benfica. Si rivela però troppo sbilanciata in favore dei Reds, che all’andata violano Lisbona con reti di Case e Hughes (Nené per il Benfica), e al ritorno vincono largo per 4-1 in casa.
Sopresa con l’Atletico Madrid che cade col Club Bruges. Belgi vittoriosi 2-0 in casa, per poi perdere di misura 2-3 in Spagna. Inutile la doppietta di Marcial per i colchoneros.
Il Borussia soffre più del previsto con i solidi austriaci del Wacker, che all’andata vincono clamorosamente 3-1 in casa. Al ritorno Bonhof e Heynckes confezionano un 2-0, e qualificazione per la rete in trasferta dello stesso bomber.
La Juventus vendica la finale persa nel 1973 contro l’Ajax. In Olanda un ottimo 1-1 con Causio in rete. Al ritorno a Torino Tardelli pare mettere tutto sulla giusta strada, ma l’ingresso di La Ling cambia la partita, ed è proprio il minuscolo attaccante a segnare la rete che porta ai supplementari. La sfida si decide ai rigori, dove “Flipper” Damiani da la qualificazione alla Juventus.
In semifinale c’è la riedizione della finale dell’anno prima. Ancora una volta prevale il Liverpool, nonostante il Borussia Mönchengladbach vinca 2-1 all’andata. In casa i Reds sono incontenibili, le reti di Kennedy, Dalglish e Case, fissano un 3-0 che non lascia dubbio alcuno, su chi sia il più forte.
La Juventus è favoritissima col Club Bruges. Tecnicamente non c’è storia, ma il problema è che in panchina i belgi hanno quel volpone di Ernst Happel. La Juventus viene torturata dal fuorigioco ossessivo, dal pressing asfissiante, e a Torino Zoff la salva, finché Bettega non segna un gol importantissimo. Al ritorno in Belgio medesimo copione, con i bianconeri alla ricerca della rete della sicurezza. Ma Bastijn segna e si va ai supplementari. Una Juventus esausta capitola alla rete di Vandereycken, e il sogno della Coppa dei Campioni sfuma ancora.
Figura 6 René Vandereycken, il suo gol eliminò la Juve e volle dire finale per l club Bruges
La finale di gioca a Londra, all’Imperial Stadium di Wembley, il 10 maggio del 1978.
Liverpool quasi in casa quindi. In confronto all’anno prima cambia qualcosa. La coppia centrale ora è formata dallo scozzese Alan Hansen e da Phil Thompson, col capitano Hughes ad agire a sinistra al posto di Jones in panchina. A centrocampo c’è il formidabile scozzese Graeme Souness, con la sua tecnica. Davanti Fairclough invece di Heighway (in panchina), e il fuoriclasse Kenny Dalglish che ha sostituito Keegan in estate.
Come detto il Club Bruges è una squadra arrivata in finale abbastanza a sorpresa. Ernst Happel ha dimostrato ancora una volta la sua superiorità tecnica sugli altri allenatori, forgiando una squadra quasi diabolica. Tutti ottimi giocatori, ma nessun vero fuoriclasse. Davanti al portiere danese Jensen, un quartetto difensivo formato da Bastijn, Leekens, Krieger e Maes, abilissimo nel gestire la trappola del fuorigioco. A centrocampo uomini molto duttili, come De Cubber e Cools, in grado di agire come esterni, mezzali e di inserirsi in attacco, e poi il tecnico Vandereycken, uomo-ovunque molto prezioso. L’ungherese Ku è imprescindibile raccordo fra centrocampo ed attacco, e regista avanzato. Simoen e il danese Sørensen, sono gli attaccanti.
A livello tecnico non ci sarebbe quindi confronto, ma sul piano tattico cambia tutto. Bob Paisley è un grande tecnico, ma nemmeno lui trova la chiave per scardinare la difesa dei belgi, maestri di gioco ostruzionistico. Liverpool abbastanza deludente, e il primo tempo finisce a reti inviolate. La ripresa e sulla falsariga del primo tempo, ma intorno al ventesimo la coppia scozzese Souness e Dalglish confeziona una buona azione, ed è il secondo a scoccare un tiro morbido ma imparabile che trafigge Jensen. Il Club Bruges prova coraggiosamente ad attaccare, ma non c’è niente da fare.
Finisce 1-0, e per il Liverpool è la seconda Coppa dei Campioni consecutiva.
FINALE 1978
LIVEPOOL – CLUB BRUGES 1-0 (Londra, Imperial Stadium of Wembley, 10/5/1978)
Liverpool: Clemence, Neal, Hughes, Kennedy, Thompson, Hansen, Dalglish, Case (dal 63’ Heighway), Fairclough, McDermott, Souness. All.re: Bob Peisley.
Club Bruges: Jensen, Bastijn, Maes, (dal 70’ Volder), Cools, Leekens, Krieger, De Cubber, Vandereycken, Simoen, Ku (dal 58’ Sanders), Sørensen. All.re: Ernst Happel.
Arbitro: Charles Corver (Paesi Bassi)
Marcatore: 64’ Dalglish
Figura 7 Lo scozzese Kenny Dalglish, un suo gol decise la finale
FOCUS: KENNY DALGLISH
Kenneth Mathieson – detto Kenny – Dalglish, è stato uno dei più forti giocatori scozzesi di sempre.
Arrivò al Liverpool nel 1977, per sostituire Kevin Keegan, un compito assai difficile, che lo avrebbe potuto schiacciare. Invece non fu così, ed anzi fu lui a decidere la finale di Wembley contro l’ostico Club Bruges di Mastro Happel, con un gran gol. Classe 1951, proprio come Keegan, aveva esordito appena diciottenne in quella fucina di talenti che era il Celtic Glasgow, nel periodo in cui i “cattolici” di Glasgow erano uno dei migliori club d’Europa. Infatti dopo solo un anno giunse coi suoi alla finale di Milano, dove però non giocò. Attaccante molto tecnico, dotato di una buona duttilità offensiva, nominalmente agiva da ala destra, ma in realtà giostrava sulla trequarti, proprio come Keegan. Il suo primo anno al Liverpool segnò 20 reti, non facendo rimpiangere proprio Keegan. Rimase al Liverpool fino al 1990, dove ricoprì anche il ruolo di allenatore-giocatore prima, e poi manager vero e proprio. Allenerà poi i Blackburn Rovers, riportandoli al titolo dopo 81 anni e Newcastle United, per poi tornare al Celtic.
È stato probabilmente il più forte giocatore dell’ottima generazione scozzese del suo periodo.
CLASSIFICA MARCATORI
> 5 RETI
Allan Simonsen (Borussia Mönchengladbach)
> 4 RETI
Jimmy Case (Liverpool)
Roger Davies (Club Bruges)
Jupp Heynckes (Borussia Mönchengladbach)
Pietro Paolo Virdis (Juventus)
> 3 RETI
Kenny Dalglish (Liverpool)
Julien Cools (Club Bruges)
René Vandereycken (Club Bruges)
Marcial Pina (Atletico Madrid)
Kurt Welzl (Wacker Innsbruck)
Ruud Geels (Ajax)
Tschen La Ling (Ajax)
Joseph Craig (Celtic Glasgow)
Pavel Panov (Levski Sofia)
Kiril Milanov (Levski Sofia)
1978-1979 NOTTINGHAM FOREST
La doppia vittoria in Coppa dei Campioni, rese automaticamente il Liverpool, favorito anche per la nuova edizione. I Reds erano più che convinti della Tripletta come era accaduto prima di loro ad Ajax e Bayern Monaco. Gli esperti indicavano in Real Madrid, Juventus e Colonia, i possibili ostacoli ad una riconferma molto probabile. Lo stesso Liverpool temeva il Nottingham Forest, vincitore in Inghilterra l’anno prima. Si stava preparando una della maggiori sorprese della storia della manifestazione.
Dopo anni l’Albania si iscrive e quindi il lotto delle partecipanti è completo. Con due rappresentati dall’Inghilterra sono 33 le iscritte, e quindi si rende necessario un Turno Preliminare, che vede i francesi del Monaco eliminare i rumeni della Steaua Bucarest.
Il primo turno vede stopparsi di già la corsa dei monegaschi, per via di un gol di Kinvall nel Principato, che qualifica lo FF Malmö. Ovvie le goleade come tradizione. Ne fa tredici di gol in due partite, con un 8-0 casalingo, il Grasshopper al La Valletta. Dodici sono le reti del Real Madrid ai lussemburghesi del Progres Niedercon. Il PSV Eindhoven perde all’andata in Turchia contro il Fenerbahçe che si impone 2-1, per poi vincere largo 6-1 in Olanda, con annesso poker di Van der Kuylen. Incredibile il turno fra AEK Atene e Porto. I Greci vincono 6-1 ad Atene, tutto sembra chiuso, ma i lusitani si impongono 4-1 in casa e sfiorano l’impresa impossibile. Il ritorno dell’Albania pare positivo, col Vllazja che vince 2-0 in casa contro l’Austria Vienna, ma al ritorno le violette trascinate da una doppietta di Schachner vincono 4-1 e passano. Si qualificano anche Lokomotiv Sofia (sui danesi dell’Odense), i norvegesi del Lilestrøm (sul Linfield), i cechi del Zbrojovka Brno (sull’Újpest Dosza), la Dynamo Kiev (sui finlandesi dell’Haka) e grazie ad un gol fuori casa il Bohemian (Repubblica d’Irlanda) elimina l’Omonia (Cipro). Sorprendente la vittoria del Wisla Cracovia sul Club Bruges, finalista un anno prima. La Dynamo Dresda vincendo 2-0 al ritorno in casa riequilibra la sfida col Partizan Belgrado, qualificandosi poi ai rigori.
La sfida però più attesa è il derby inglese fra Liverpool e Nottingham Forrest, che vede i Reds favoritissimi. A Nottingham però le reti di Birtles e Barret fissano un 2-0 sorprendente. Motivati dal loro tecnico Brian Clough, i “rossi” di Nottingham resistono sullo 0-0 agli assalti del Liverpool ad Anfield, col favoloso portiere Peter Shilton grande protagonista, ed eliminano i bi-campioni in carica.
Figura 8 Il giovane attaccante del Nottingham Forest Garry Birtles
La Juventus affronta i duri scozzesi del Rangers Glasgow. A Torino partita nervosa risolta da un guizzo del sardo Pietro Paolo Virdis. Al ritorno però si gioca più a calci che a calcio, e i bianconeri si sciolgono, le reti di McDonald e Smith, promuovono gli scozzesi. Il sogno bianconero della Coppa dei Campioni, continua a sfuggire.
Il secondo turno, dopo lo shock dell’eliminazione del Liverpool, cerca una favorita. Prova a diventarlo il Real Madrid che batte in scioltezza il Grasshopper 3-1 al Santiago Bernabeu con reti di Santillana, Juanito ed Herandez. Ma a Zurigo l’incredibile, 2-0 per la cavallette con la doppietta di Sulser, e blancos fuori. Il Nottingham prova a prendersi il ruolo di favorita, e contro l’AEK sfodera due grandi prestazioni. Espugna il durissimo campo di Atene per 2-1, e poi vince 5-1 in casa, col giovane attaccante Birtles sugli scudi. Nessuna fatica del Colonia che fa un 5-0 complessivo al Levski Sofia, col tecnico attaccante Dieter Müller sugli scudi. Larghi anche gli “altri” tedeschi della Dynamo Dresda, che battono 6-0 in casa il Bohemian. L’Austria Vienna vince ancora 4-1 in casa sul Lillestrøm, qualificandosi in scioltezza. Come nel turno precedente i Rangers partono sfavoriti, ma dopo un 0-0 in Olanda contro il PSV, vincono 3-2 in casa e passano. Il Wisla Cracovia elimina il Brno. Il Malmö a sorpresa elimina la Dynamo Kiev. 0-0 in URSS e poi in Svezia ancora Kinvall, e Cervin, fissano il 2-0 decisivo.
A primavera i quarti mettono in scena quattro sfide sulla carta molto equilibrate. Il Grasshopper sogna un’altra impresa, questa volta contro il Nottingham Forest. Ma in Inghilterra Birtles, Robertson, Gemmil e Lloyd, fissano un 4-1 senza appello. Il Colonia fa fuori i Rangers Glasgow. 1-0 per i tedeschi in casa con gol di Dieter Müller, questa volta gli scozzesi non ribaltano sul loro campo, venendo bloccati 1-1. Il FF Malmö perde in Polonia 1-2 contro il Wisla, ma in Svezia un 4-1 largo e imperioso segna la sua qualificazione.. Infine l’Austria Vienna tesaurizza il 3-1 interno contro la Dynamo Dresda, perdendo solo di misura in Germania Est.
Figura 9 L’austriaco Walter Schachner attaccante micidiale dell’Austria Vienna
La semifinale vede affrontarsi le due favorite: Colonia e Nottingham Forest. Andata vicino alla Foresta di Sherwood. Colonia avanti con reti di Dieter Müller e Van Gool, poi rimonta e sorpasso del Forest, ma il giapponese Okudera, entrato da pochi minuti fissa il 3-3. Il Nottingham è sull’orlo del baratro, ma in Germania partita molto combattuta, e una rete di Bowyer su angolo qualifica gli inglesi in finale.
Nell’altra semifinale il FF Malmö, un po’ a sorpresa, eliminano l’Austria Vienna. 0-0 sul Danubio, e in Svezia un gol dell’attaccante Hansson risulta decisivo.
La finale si gioca a Monaco di Baviera, all’Olympiastadion, il 30 maggio 1979.
Le due finaliste sono abbastanza sorprendenti. Il Nottingham Forest solo due anni prima era ancora in Seconda Divisione. Aveva vinto il titolo da neopromossa ed eliminato il Liverpool al primo turno. Il manager Brian Clough e il tecnico Peter Taylor, avevano costruito una squadra molto solida. In porta il grande Peter Shilton, con davanti una coppia centrale all’inglese, formata da Burns e Lloyd. Come terzini, a destra Viv Anderson, primo giocatore di colore a vestire la maglia dell’Inghilterra, e a sinistra Clark. In mezzo al campo a dirigere lo scozzese McGovern, il capitano, con Bowyer. Sulla destra Trevor Francis, acquisto più costoso di sempre in Inghilterra (ai tempi), e a sinistra lo scozzese Robertson, gran crossatore. Davanti il giovane del vivaio, Garry Birtles, e Woodcock.
Ancora più sorprendente la finale del FF Malmö, che segnò, l’imporsi dei club svedesi in Europa, con le successive due vittorie del Goteborg in Coppa UEFA. A guidare gli svedesi un tecnico inglese, Bob Houghton, che li schierava appunto all’inglese. Davanti al portiere Möller, i due Andersson, Jönsson ed Erlandson. A centrocampo i muscoli al fosforo di Prytz e capitan Tapper, la dinamicità di Ljunberg, e a sinistra l’eclettismo di Kinvall. In attacco Hansson e Cervin.
La partita è molto equilibrata, e a dire il vero assai poco spettacolare. I campioni di Svezia degli Himmelsblått si preoccupano soprattutto di contenere, mentre il Nottingham non pare troppo propenso a sbilanciarsi. Ovviamente ne deriva una partita bloccata. A sbloccarla ci pensa un guizzo di Robertson a sinistra. Cross al bacio sul secondo palo, dove Trevor Francis insacca di testa, alla prima presenza in Coppa dei Campioni, decide la finale.
Il Nottingham Forest diventa così dopo Real Madrid, Inter e Celtic Glasgow, la quarta squadra a vincere il torneo da esordiente.
Per loro è ovviamente la prima Coppa dei Campioni della Storia.
FINALE 1979
NOTTINGHAM FOREST – FF MALMÖ 1-0 (Monaco di Baviera, Olympiastadion, 30/5/1979)
Nottingham Forest: Shilton, Anderson, Clark, McGovern, Lloyd, Burns, Francis, Bowyer, Birtles, Woodcock, Robertson. All.re: Brian Clough.
FF Malmö: Möller, R. Andersson, Erlandsson, Tapper (dal 35’ Malmberg), Jönsson, M. Andersson, Ljungberg, Prytz, Hansson, Cervin, Kinvall. All,re: Bob Houghton.
Arbitro: Erich Linemayr (Austria)
Marcatore: 45’ Francis
Figura 10 Trevor Francis insacca il gol decisivo in finale
FOCUS: TREVOR FRANCIS
Quando nel gennaio del 1979, arriva al Nottingham Forest, Trevor Francis, è uno dei massimi talenti del calcio Inglese.
Nonostante fosse nato nel 1954, aveva esordito nel Birmingham City già nel 1970 a solo sedici anni. Attaccante duttile e veloce, amava partire largo a destra, per poi tagliare al centro. Completo, ha sempre avuto una buonissima media realizzativa. Dopo una parentesi negli States a Detroit, torna in Inghilterra voluto da Clough. Viene pagato 999.000 Sterline, la cifra più alta sborsata per un giocatore, da un club inglese fino a quel momento. Non esordisce subito in Coppa dei Campioni, infatti la prima partita da titolare è proprio la finale di Monaco di Baviera. Un suo colpo di testa la decide, entrando nella storia. L’anno dopo per un infortunio non giocherà la finale di Madrid.
Nel 1982 viene in Italia nella Sampdoria, dove forma una coppia attempata ma di talento con lo scozzese Souness. Giocherà anche per l’Atalanta. Sarà anche un tecnico, senza infamia e senza lode.
Uno dei migliori attaccanti della sua generazione, è passato alla storia per quel gol segnato al Malmö, che ha timbrato una delle imprese più sensazionali della storia del calcio, dalla seconda divisione al tetto d’Europa in meno di due anni.
CLASSIFICA MARCATORI
> 11 RETI
Claudio Sulser (Grasshopper)
> 6 RETI
Garry Birtles (Nottingham Forrest)
> 5 RETI
Dieter Müller (Colonia)
Walter Schachner (Austria Vienna)