Storia della Champions League: Il Bayern sul tetto d’Europa (1973-1976)
A cura di Mark Menozzi
L’Ajax pareva del tutto invincibile, e la sua “dittatura” sulla Coppa dei Campioni era divenuta quasi imbarazzante. Molti si chiedevano come sarebbe stato possibile fermare i Lancieri, ma come spesso succede in questi casi, ci pensarono da soli… Poco alla volta i fuoriclasse di quella squadra lasciarono Amsterdam. Per primo fu proprio Johan Cruijff, diretto al Barcellona, poi col tempo toccò a Rep, Neeskens, Krol e altri. Il giocattolino si ruppe in breve tempo, ma il segno lasciato sul calcio rimase per decenni. Chi avrebbe preso il suo posto? In Germania Occidentale, in Baviera per essere precisi, c’era uno squadrone già pronto. A guidarlo un Kaiser.
1973-1974 BAYERN MONACO
Figura 1 Un’immagine che si ripeterà per tre anni, Kaiser Franz che alza la Coppa dalle Grandi Orecchie
La diciannovesima edizione della Coppa dei Campioni, si aprì con l’imperativo di dover scalzare l’Ajax dal Trono d’Europa. In una edizione caratterizzata dallo scoppio della Crisi Energetica dell’ottobre del 1973, al via i pronostici vedevano i Lancieri ancora favoriti, nonostante la partenza dell’asso Cruijff, trasferitosi al Barcellona. Come altre possibili favorite erano indicate Atletico Madrid, Bayern Monaco e Juventus, fresca finalista. Sono 31 le squadre al via, con la Dinamo Tirana ritirata dal governo albanese. Ajax ammesso al secondo turno.
Al primo turno come al solito, qualche goleada assortita. Palma alla Dinamo Bucarest, che dopo la vittoria di misura in casa del Crusaders, dilaga in Romania 11-0, con poker di Georgescu. Rotondo 10-0 complessivo per i belgi del Club Bruges, dominatori in Belgio negli anni 70. Goleade anche per Basilea (11-2 complessivo sugli islandesi del Fram), Celtic Glasgow (9-1 sui finlandesi del Turku) e Újpest Dosza. Non fanno goleade ma passano con autorità Liverpool, Stella Rossa Belgrado, CSKA Sofia, Spartak Trnava e Benfica. Il Vejle elimina il Nantes con un sorprendente 1-0 fuori casa. Lo Zarja rappresentante per la prima (e ultima) volta dell’URSS, fa fuori l’APOEL di Cipro. L’Atletico Madrid elimina con estrema difficoltà il Galatasaray. Per 180 minuti il risultato non si sblocca, finché un gol di Falceto nei supplementari in Turchia non decide la qualificazione dei colchoneros. Ancora più dura per il Bayern Monaco contro gli svedesi del Åtvidaberg. Facile 3-1 in casa per i bavaresi con doppietta di Gerd Müller, ma al ritorno 3-1 per gli svedesi, e si va ai rigori. Passano i tedeschi
La Juventus esordisce con i tedeschi orientali della Dynamo Dresda. All’andata nella DDR i bianconeri hanno molti assenti e cadono sotto i colpi di Kreische e Schade. Al ritorno a Torino la Juventus recupera molti titolari, e pareggia i conti con le reti di Furino e Altafini. Ma nel finale arriva lo sfortunatissimo autogol di Capello che taglia le gambe ai bianconeri. Sachse pareggia, Cuccureddu regala almeno la vittoria parziale.
Figura 2 Lo svedese Conny Torstensson passato durante la stagione dall’Åtvidaberg al Bayern Monaco
Al secondo turno entrano in scena i tri-detentori dell’Ajax. Contro il CSKA Sofia vincono 1-0 ad Amsterdam con rete di Mulder. In Bulgaria una rete di Maraschliev porta la sfida ai supplementari, dove decisivo è il punto di Mikailov. Ajax eliminato, e di fatto fine di un’era.
Unica altra sorpresa (ma nemmeno troppo), l’eliminazione del Liverpool contro la fortissima Stella Rossa di quegli anni. Passano anche Újpest sul Benfica, Celtic, di misura, sul Vejle, Spartak Trnava, sempre di misura sullo Zorja e Atletico Madrid autorevole sulla Dinamo Bucarest. Fuochi d’artificio fra Basilea e Club Bruges. In Belgio 2-1 per il Bruges, ma a Basilea i padroni di casa vincono con un pirotecnico 6-4, e quindi eliminano i belgi, nonostante la tripletta di Lambert.
Non scherza nemmeno per emozioni il derby tedesco fra Bayern e Dresda. 4-3 per i bavaresi in casa, con punto decisivo di Müller. A Dresda 3-3, e passaggio per i tedeschi ad ovest del Muro.
I quarti vedono sfide interessanti e abbastanza equilibrate. Il Bayern batte con un secco 4-1 il CSKA Sofia, che sognava un altro scalpo importante. Per i bulgari parziale soddisfazione con il 2-1 al ritorno. Sfida equilibratissima fra Spartak Trnava e Újpest Dosza. Doppio 1-1, e decisione ai rigori, dove passano gli ungheresi con un 4-3. Si va ai supplementari anche fra Basilea e Celtic Glasgow. 3-2 per gli svizzeri in casa, con Hitzfeld sugli scudi con una doppietta. A Glasgow risultato pareggiato grazie ad una grande prestazione di Dalglish. Nei prolungamenti decide una stoccata di Murray per gli scozzesi. L’Atletico Madrid elimina la Stella Rossa nel modo più imprevedibile, con un 2-0 a Belgrado (Luis Aragones e Garate), difeso poi da uno 0-0 interno.
Le due semifinali si decidono al ritorno, dopo due pareggi all’andata. 0-0 a Glasgow fra Celtic e Atletico Madrid, e in Spagna sono Garate e Abelardo a fissare il 2-0 che porta i biancorossi di Madrid alla loro prima finale di Coppa dei Campioni. 1-1 in Ungheria fra Újpest Dosza e Bayern Monaco, con reti, rispettivamente, di Fazekas e Torstensson. Al ritorno niente da fare per gli ungheresi, per il Bayern segna ancora lo svedese, e poi due tacche per Gerd Müller. Anche per il Bayern Monaco prima finale.
Finale che si gioca a Bruxelles, nello Stadio Heysel, il 15 maggio 1974.
Sulla carta i tedeschi sono nettamente favoriti, ma molti indicano nell’Atletico Madrid un avversario ostico, col suo gioco ragionato. In panchina il tecnico argentino Juan Carlos Lorenzo, un giramondo che in Italia aveva allenato sia Lazio (due volte), che Roma. Pericolosi in attacco con Luis Aragones, Garate e Salcedo, gli spagnoli vantavano un centrocampo di ferro con Ufarte e Irureta.
I tedeschi del Bayern Monaco, allenati dal “mago” Udo Lattek, erano fortissimi in ogni reparto. In difesa c’era un Kaiser, Franz Beckenbauer, a dirigere tutto. In mezzo la geometria muscolare di Roth e Zobel, e davanti poi basta il nome di Gerd Müller, per far sudare freddo i difensori avversari.
La partita inizia con i tedeschi col pieno controllo della gara. Beckenbauer imposta dal basso, salendo a testa alta, con la sua classe infinita. Ma il portiere Reina difende la porta dei biancorossi con abilità. Poco alla volta l’Atletico impone un ritmo meno forsennato alla gara, e prende il controllo della partita, soprattutto con gli ingressi di Becerra e Alberto. Nulla di fatto, e si va ai supplementari, dove i colchoneros dominano. A sei minuti dalla fine Luis Aragones segna, e la Coppa dei Campioni prende la via della Spagna. Ma a circa un minuto dalla fine, lo “stopperone” tedesco Schwarzenbeck avanza e spara una fucilata che supera Reina. 1-1.
Per la prima volta una finale termina in parità al 120’. Ai tempi niente rigori per la finale, si va alla ripetizione, in programma sempre all’Heysel di Bruxelles, due giorni dopo, il 17 maggio.
Con migliori doti fisiche e recuperative, il Bayern Monaco domina. Sblocca poco prima della mezz’ora con una stoccata di Uli Hoeneß. L’Atletico crolla, e nella ripresa una doppietta di Gerd Müller, e un altro gol di Hoeneß sanciscono il 4-0 finale.
Prima Coppa dei Campioni per la Germania, e quindi, ovviamente, anche per il Bayern Monaco.
FINALE 1974
BAYERN MONACO – ATLETICO MADRID 1-1 dts (Bruxelles, Stadio Heysel, 15/5/1974)
Bayern Monaco: Maier, Hansen, Breitner, Roth, Schwarzenbeck, Beckenbauer, Torstensson (dal 75’ Dürnberger), Zobel, G. Müller, Hoeneß, Kapellmann. All.re: Udo Lattek.
Atletico Madrid: Reina, Melo, Capon, Abelardo, Heredia, Eusebio, Ufarte (dal 60’ Becerra), Luis Aragones, Garate, Irureta, Salcedo (dall’85’ Alberto). All.re: Juan Carlos Lorenzo.
Arbitro: Vital Leraux (Belgio)
Marcatori: 114’ Luis Aragones (A); 119’ Schwarzenbeck (B)
RIPETIZIONE FINALE 1974
BAYERN MONACO – ATLETICO MADRID 4-0 (Bruxelles, Stadio Heysel, 17/5/1974)
Bayern Monaco: Maier, Hansen, Breitner, Roth, Schwarzenbeck, Beckenbauer, Torstensson, Zobel, G. Müller, Hoeneß, Kapellmann. All.re: Udo Lattek.
Atletico Madrid: Reina, Melo, Capon, Abelardo (dal 59’ Benegas), Heredia, Eusebio, Salcedo, Luis Aragones, Garate, Irureta (dal 65’ Ufarte), Becerra. All.re: Juan Carlos Lorenzo.
Arbitro: Alfred Delcourt (Belgio)
Marcatori: 29’ Hoeneß, 57’ e 69’ G. Müller, 82’ Hoeneß.
Figura 3 Il capitano del Bayern Monaco il leggendario Franz Beckenbauer
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FOCUS: FRANZ BECKENBAUER
Nato nel settembre del 1945, sulle macerie della Seconda Guerra Mondiale, mostrò meraviglie nella giovanili del Bayern Monaco, esordendo in prima squadra appena diciottenne. Giostrò inizialmente come mediano di regia, davanti alla difesa, ruolo con cui affrontò i Mondiali del 1966 in Inghilterra, risultando la grande sorpresa della kermesse iridata. Ai tempi il Bayern Monaco era una squadra di secondo livello in Germania Ovest, e grazie ad una generazione di talenti eccezionali, ne divenne in un decennio la squadra dominante. Spostatosi in seguito nel ruolo di libero, lo interpretò in modo del tutto unico. Non era solo un difensore, ma era soprattutto il motore propulsore della squadra. Sulle ali di una classe illimitata, guidava il gioco dei suoi, e soffocava quello degli avversari.
Come giocatore ha vinto tutto quello che si poteva vincere, sia col club che con il Bayern, che lasciò nel 1977 per tentare l’avventura americana nei Cosmos, prima di tornare per due stagioni nell’Amburgo.
È stato anche un ottimo allenatore, portando la Germania Ovest a due consecutive finali Mondiali, nel 1986 e 1990, sempre contro l’Argentina di Maradona, vincendo la seconda in Italia.
CLASSIFICA MARCATORI
> 8 RETI
Gerd Müller (Bayern Monaco)
> 6 RETI
Conny Torstensson (Åtvidaberg 2 / Bayern Monaco 4)
Raoul Lambert (Club Bruges)
> 5 RETI
Uli Hoeneß (Bayern Monaco)
Dudu Georgescu (Dinamo Bucarest)
Ottmar Hitzfeld (Basilea)
1974-1975 BAYERN MONACO
Poco meno di due mesi dopo la vittoria del Bayern Monaco in Coppa dei Campioni, la Germania Ovest vince la sua seconda Coppa del Mondo (prima FIFA Cup), in casa battendo i Paesi Bassi in finale. Abbinata alla vittoria di due anni prima all’Europeo, è la dimostrazione che il calcio tedesco sta dominando in Europa. L’Italia avrebbe dovuto essere rappresentata dalla Lazio, per la prima volta vincitrice della Seria A, ma su di loro pendeva la squalifica europea di un anno, causa gli incidenti durante il turno di Coppa UEFA contro gli inglesi dell’Ispich Town. La Lazio cercò di far cambiare il verdetto, ma fu tutto inutile. E così per la prima, e fino ad ora unica, volta, l’Italia non partecipò alla Coppa dei Campioni. Oltre al solito boicottaggio albanese, un turno non venne giocato, fra Cork e Omonia, causa la situazione molto precaria a Cipro.
Due squadre ammesse al secondo turno di diritto quindi, il detentori del Bayern Monaco e i rappresentanti della DDR del Magdeburgo.
Il primo turno vide solo una parziale sorpresa, con l’eliminazione dei declinanti scozzesi del Celtic Glasgow, eliminati dai greci dell’Olympiakos. Per il resto tutto in regola. Qualche goleada, come un 11-1 complessivo del Feyenoord sul Coleraine (Irlanda del Nord), un 9-1 dell’Hajduk Spalato in due gare al Kevflavik (Islanda) e un 7-1 aggregato del Újpest sul Levski, sorprendente non tanto nel risultato, quanto nella dimensione. Un solo turno deciso ai rigori, con l’Anderlecht che ha la meglio sullo Slovan Bratislava. Passano poi Barcellona (con un 5-0 sul Linz in casa dopo uno 0-0 in Austria), Fenerbahçe, St. Etienne, Ruch Chorzów (Polonia), gli armeni dell’Ararat in rappresentanza dell’URSS, HJK Helsinki, Åtvidaberg e Leeds United.
Come detto il Cork City approfitta del ritiro dell’Omonia e si qualifica.
Nel secondo turno entrano in scena Bayern Monaco e Magdeburgo, e il destino le mette di fronte. Il Bayern supera il derby tedesco come l’anno prima. Fa tutto Gerd Müller. Tripletta all’andata a Monaco di Baviera, nel sancire il 3-2 per i padroni di casa, e doppietta al ritorno a Magdeburgo (2-1 per il Bayern). Passaggi autorevoli per Ruch Chorzów sul Fenerbahçe (2-1 e 2-0) e del Leeds United sull’Újpest Dosza (2-1 per gli inglesi in Ungheria, che poi si ripetono 3-0 in casa). Åtvidaberg facile nel derby scandinavo con lo HJK Helsinki. L’Anderlecht pare mettere tutto sul facile con l’Olympiakos, 5-1 in casa con tripletta di Rob Rensenbrik. Ma in Grecia la tripletta di Galakos, sfiora l’incredibile ribaltone. Che avviene nella sfida fra Saint-Etienne e Hajduk Spalato. 4-1 per gli slavi in casa, e tutto pare finito, ma in Francia incredibile rimonta, 4-1 e supplementari, e infine stoccata decisiva di Triantafilos per i francesi. Come nel turno precedente il Barcellona fa 0-0 all’andata, questa volta a Rotterdam, per poi vincere al ritorno. 3-0 al Feyenoord con tripletta di Rexach. Esordio di fatto per il Cork City, eliminato senza appello dall’Ararat Erevan.
Figura 4 Il tecnico attaccante del Bayern Uli Hoeneß
In primavera i quarti, vedono il Barcellona assumere il ruolo di rivale del Bayern. I catalani vincono 2-0 all’andata con l’Åtvidaberg, per poi ripetersi 3-0 in Svezia.
Il Bayern Monaco ha il suo bel da sudare con l’Ararat. In casa Hoeneß e Torstensson fissano un 2-0 apparentemente sicuro, ma in Armenia un gol di Andryassan tiene in bilico la qualificazione fino alla fine.
Facile per il Leeds United sull’Anderlecht dopo il 3-0 in casa, con reti di Jordan, McQueen e Lorimer.
Ancora il St. Etienne ha la sfida più emozionante. In Polonia cade 2-3 contro il Ruch Chorzów. Al ritorno in Francia fatica, ma le reti di Janvioc e Hervé Revelli, le permettono di passare il turno.
In semifinale il sorteggio sembra favorire la sfida attesissima in finale, fra Bayern e Barcellona.
Ma il Leeds United non è d’accordo. In Inghilterra Bremner e Clarke infliggono le prime reti agli azulgrana nella manifestazione. Il gol di Asensi tiene aperta la qualificazione però. Ma al Camp Nou è lo scozzese Peter Lorimer, dotato di un tiro capace di superare i 120 km/h, a segnare il gol del 1-1, che sancisce il passaggio del turno per il Leeds.
Il Bayern Monaco soffre un poco all’andata col Saint-Etienne. 0-0 in Francia, ma al ritorno in casa Beckenbauer sblocca, e Dürnberger sancisce il 2-0 finale.
La finale si gioca a Parigi, al Parco dei Principi, il 28 maggio del 1975.
Purtroppo la partita è caratterizzata da scontri fra le due tifoserie, provocati dalla scarsa “simpatia” fra tedeschi e inglesi. Il fenomeno degli hooligans si cominciava a delineare, ma purtroppo fu scioccamente sottovalutato, e di lì a dieci anni ebbe orribili conseguenze.
Veniamo al campo.
Il Bayern Monaco era favorito, nonostante in estate avesse perso un pezzo pregiato come Paul Breitner, passato al Real Madrid. A sostituirlo un cambio in casa con il duttile Bernd Dürnberger, nato centrocampista. Altra differenza in confronto alla squadra dell’anno prima, l’altro terzino, ruolo ora ricoperto dal secondo svedese della compagine bavarese, Björn Andersson. Che però durerà solo quattro minuti, venendo sostituito da Sepp Weiß.
Il Leeds United era compagine solida e arrembate allo stesso tempo. Aveva una colonna dorsale scozzese, con il portiere David Stewart, il terzino mancino Frank Gray, il capitano Billy Bremner a centrocampo in mezzo, il già citato Peter Lorimer sull’ala destra e lo “Squalo” Joe Jordan davanti. In campo anche un irlandese, il numero dieci Johnny Giles e un gallese, il mancino Terry Yorath. Quindi solo quattro gli inglesi, i difensori Paul Madeley, Norman Hunter e Paul Reaney, e l’attaccante Allan Clarke. In panchina l’ex capitano della nazionale inglese Jimmy Armfield.
Figura 5 Lo “Squalo” Joe Jordan
Cambio in panchina per il Bayern Monaco, con Dettmar Cramer in luogo di Udo Lattek.
La gara non fu spettacolare e molto condizionata dall’arbitraggio del francese Kitabdijan.
Gli inglesi lamentarono due rigori negati, e un gol annullato. In particolare questo li fece infuriare, poiché decisiva fu una protesta di Beckenbauer con l’arbitro, che inizialmente aveva convalidato la segnatura.
La partita si sbloccò solo al 71’ con una stoccata del mediano Franz Roth. Gli inglesi che avevano dominato la partita attaccarono a tutto spiano, ma a sette dalla fine il solito Gerd Müller fissò il risultato sul 2-0 finale.
La UEFA squalificò per due anni (inizialmente quattro) il Leeds per gli incidenti provocati dai suoi tifosi.
Seconda vittoria, consecutiva, per il Bayern Monaco.
FINALE 1975
BAYERN MONACO – LEEDS UNITED 2-0 (Parigi, Parco dei Principi, 28/5/1975)
Bayern Monaco: Maier, Andersson (dal 4’ Weiß), Dürnberger, Roth, Schwarzenbeck, Beckenbauer, Torstensson, Zobel, G. Müller, Hoeneß (dal 38’ Wunder), Kapellmann. All.re: Dettmar Cramer.
Leeds United: Stewart, Reaney, F. Gray, Bremner, Madeley, Hunter, Lorimer, Clarke, Jordan, Giles, Yorath (dal 75’ E. Gray). All.re: Jimmy Armfield.
Arbitro: Mitchel Kitabdjian (Francia)
Marcatori: 71’ Roth, 83’ G. Müller
Figura 6 Gerd Müller il più grande realizzatore di sempre
FOCUS: GERD MÜLLER
Quando all’inizio della stagione 1964-65 l’allenatore del Bayern Monaco, lo jugoslavo Zlatko Čajkovski, si vide recapitare dai suoi uomini mercato un ragazzo di nemmeno venti anni, totalmente fuori forma, non credette ai suoi occhi. Quello era il talento offensivo di cui gli avevano parlato? Nel vederlo, piccolo, sgraziato e rotondetto, pensò ad un errore, o ad uno scherzo. Ma bastò vederlo qualche volta, e Čajkovski cambiò idea, lanciandolo titolare.
Quel piccoletto sgraziato si chiamava Gerd Müller, ed era nato nel novembre del 1945. Due mesi dopo Beckenbauer. E i due segnarono l’ascesa del Bayern Monaco, ai vertici d’Europa. E se il Kaiser fu sempre ricordato per la classe, Gerd sarà sempre ricordato per i gol. È stato con tutta probabilità il miglior centravanti di ogni epoca. Non era superiore a nessuno come tecnica, velocità, dribbling e tiro. Ma segnava. Sempre.
Col Bayern 404 reti, con la Nazionale della Germania Ovest segnò 68 gol in 62 presenze! A fine carriera la sua media fu di un gol a partita.
In area era una sentenza ineluttabile. Spesso non ci si rendeva conto di come avesse colpito la palla, o quando, eppure la vedevi in rete.
Nessuno potrà mai essere più come lui.
CLASSIFICA MARCATORI
> 6 RETI
Gerd Müller (Bayern Monaco)
> 5 RETI
Eduard Markarov (Ararat Erevan)
> 4 RETI
Allan Clarke (Leeds United)
Peter Lorimer (Leeds United)
Hervé Revelli (St Etienne)
Manuel Clarés (Barcellona)
Carles Rexach (Barcellona)
René Almqvist (Åtvidaberg)
Willi Kreuz (Feyenoord)
Lex Schoenmaker (Feyenoord)
Jurica Jerković (Hajduk Spalato)
1975-1976 BAYERN MONACO
Nonostante qualche dubbio arbitrale in finale, il Bayern Monaco appariva la squadra da battere anche in questa ventunesima edizione della Coppa dei Campioni. Bizzarramente la sua avversaria più accreditata pareva essere un’altra tedesca, il Borussia Mönchengladbach, che aveva superato i bavaresi nell’ultima Bundesliga. Occhi puntati anche su Real Madrid e sulla Juventus, e come possibili outsiders Saint-Etienne e Derby County.
Il solito ritiro degli albanesi porta ad avere trentadue squadre, quindi nessuna qualificata d’ufficio.
Il primo turno non vede sorprese. Qualche bella goleada come d’abitudine. Dieci gol del PSV Eindhoven (ad uno) al Linfield in due partite; ne fa complessivamente otto l’Hajduk Spalato al Floriana. Il Bayern Monaco entra sul morbido coi lussemburghesi dello Jeunesse d’Esch, con giovani talenti come Karl-Heinz Rummenigge e Bernd Schuster sugli scudi. Il Borussia fa 1-1 in casa col Wacker Innsbruck, sembra sul filo, ma va a vincere in Austria 6-1 con un poker del bomber Jupp Heynkes. Molto lisci anche Benfica, Ruch Chorzów, St Etienne, Rangers Glasgow, RWD Molenbeek (Belgio) e gli islandesi dello IA sui ciprioti dell’Omonia. Il Real Madrid fa 4-1 in casa, per poi perdere di misura in Romania con la Dinamo Bucarest. La Dynamo Kiev pareggia 2-2 in Grecia con l’Olympiakos, e vince 1-0 in casa con una rete di Onishenko. Gli inglesi del Derby County eliminano lo Slovan Bratislava con un 3-0 interno, dopo aver perso 0-1 in Cecoslovacchia. Il Malmö FF elimina ai rigori il Magdeburgo (le due squadre vincono 2-1 le loro sfide interne). Emozioni fra Újpest Dosza e Zurigo FC. In Ungheria 4-0 per i padroni di casa, e tutto sembra finito; ma in casa lo Zurigo, grazie ad una tripletta di Risi, vince 5-1 tenendo tutto in bilico, decide la rete in trasferta di Nagy per gli ungheresi.
Figura 7 Il bomber del Borussia Mönchengladbach Jupp Heynkes, capocannoniere della stagione
La Juventus torna a rappresentare l’Italia. Avversari i duri bulgari del CSKA Sofia, che vincono in casa con reti di Danev e Maraschliev. Una rete di Anastasi tiene aperta la qualificazione però, e a Torino Furino e lo stesso “Pietruzzo” regalano il passaggio del turno ai bianconeri.
Il secondo turno mette in scena sfide molto interessanti. Hajduk Spalato e PSV Eindhoven passano il turno in scioltezza, rispettivamente 7-2 al RWD Molenbeek (4-0 in casa, 3-2 a Bruxelles) e 7-1 al Ruch Chorzów (3-1 in Polonia e 4-0 ad Eindhoven). Facile anche per la Dynamo Kiev sullo IA, 3-0 in casa e 2-0 in Islanda. Doppia vittoria anche per i francesi del Saint-Etienne, 2-0 in casa e poi 2-1 a Glasgow contro i Rangers. Il Benfica sembra andare liscio con l’Újpest dopo il 5-2 interno all’andata, ma in Ungheria sfida aperta con un 3-1 dell’Újpest Dosza che sfiora il ribaltone. Il Bayern Monaco perde in Svezia con un gol di Tomas Andersson, ma in casa ribalta con reti di Dürnberger, e di uno svedese, Torstensson. Emozioni palpitanti fra Derby County e Real Madrid. Gli inglesi giocano una partita stupenda in casa, una tripletta di George fissa un 4-1 scintillante. Ma a Madrid le doppiette di Martinez e Santillana ribaltano la situazione. Ancora George in gol e si va ai supplementari. La differenza la fa Pirri.
La Juventus ha la sfortuna di incrociare il fortissimo Borussia Mönchengladbach. In Germania decidono due fuoriclasse come Heynkes e Simonsen. A Torino la Juventus prova a riaprire tutto con le reti di Gori e Bettega, ma il 2-2 finale condanna i bianconeri all’eliminazione.
I quarti mettono in scena quattro sfide interessantissime.
Borussia Mönchengladbach e Real Madrid restano sempre in parità, 2-2 e 1-1 le sfide. Decidono i gol in trasferta, a favore degli spagnoli.
Il Benfica blocca il Bayern Monaco sullo 0-0 in Portogallo. Ma al ritorno c’è Gerd Müller, e finisce 5-1 per i detentori.
La Dynamo Kiev batte il St Etienne 2-0 in casa, con Oleg Blokhin sugli scudi. Ma in Francia le reti di Hervé Revelli e Larqué portano ai supplementari, dove decide il fuoriclasse Rocheteau.
Succede lo stesso fra Hajduk Spalato e PSV Eindhoven. All’andata 2-0 per i padroni di casa slavi. Al ritorno il PSV pareggia i conti e si va ai supplementari, dove decide Van der Kuylen.
In semifinale la sfida più attesa è Bayern Monaco contro Real Madrid. Nei blancos milita l’ex Paul Breitner. A Madrid il solito Gerd Müller fissa un 1-1 con Roberto Martinez a segno per i padroni di casa. In Baviera ancora il bomber fissa il 2-0 che porta il Bayern alla terza finale consecutiva.
Nell’altra sfida basta una rete del capitano francese Jean-Michel Larqué, per qualificare il St Etienne alla sua prima finale di Coppa dei Campioni.
Finale che si gioca a Glasgow, all’Hampden Park, il 12 maggio del 1976.
Il Bayern Monaco è ovviamente il favorito, ma ha differenze in confronto all’anno prima. In difesa è tornato sulla destra il terzino danese Johnny Hansen. Come terzino sinistro gioca Udo Horsmann, arrivato in estate, con Dürnberger che sale a centrocampo con Roth e Kapellmann. Hoeneß agisce da trequartista alle spalle del solito Müller e del giovane virgulto Rummenigge.
Il Saint-Etienne ha riportato la Francia in finale dopo 17 anni. Ottima la squadra allenata da Robert Herbin. In porta lo slavo Ivan Ćurković, imbattibile nelle giornate di grazia. In difesa l’argentino Oswaldo Piazza e Lopéz vegliano in mezzo, con Janvion e Repellini sulle fasce. Davanti alla difesa un mediano di gran classe come Dominique Bathenay. Capitan Larqué e Santini sulle mezzali, con i due fratelli Revelli, Hervé e Patrick in attacco, con Sarramagna come raccordo sulla fascia sinistra. In panchina l’acciaccato Rocheteau.
Figura 8 Il “cervello” del Saint-Etienne Dominique Bathenay
Il Bayern parte fortissimo. Gerd Müller segna, ma il suo gol viene annullato per un dubbio fuorigioco, negandogli di vincere, per la quarta stagione consecutiva, il titolo di capocannoniere. Ivan Ćurković respinge un tiro di Karl-Heinz Rummenigge quando il pallone ha superato la linea di porta, ma nessuno se ne accorge. Lo 0-0 non si sblocca, e i francesi si riprendono. Impongono il loro gioco, e colpiscono due traverse.
Al dodicesimo della ripresa, il mediano Franz Roth trasforma un calcio di punizione, sbloccando come l’anno prima la finale. Sarà il gol decisivo. A pochi minuti dalla fine Herbin butta disperato nella mischia Rocheteau, ma è tardi.
Il Bayern Monaco è sul tetto d’Europa per il terzo anno consecutivo.
FINALE 1976
BAYERN MONACO – SAINT-ETIENNE 1-0 (Glasgow, Hampden Park, 12/5/1976)
Bayern Monaco: Maier, Hansen Horsmann, Roth, Schwarzenbeck, Beckenbauer, Torstensson, Dürnberger, G. Müller, Hoeneß, K.H. Rummenigge. All.re: Dettmar Cramer.
Saint-Etienne: Ćurković, Janvion, Repellini, Bathenay, Piazza, Lopéz, Santini, Larqué, P. Revelli, H. Revelli, Sarramagna (dal’83’ Rocheteau). All.re: Robert Herbin.
Arbitro: Károly Palotai (Ungheria)
Marcatore: 57’ Roth
Figura 9 Karl-Heinz Rummenigge per un decennio simbolo del calcio tedesco
FOCUS: KARL-HEINZ RUMMENIGGE
Giovane talento del Bayern Monaco, essendo nato nel settembre del 1955, Karl-Heinz Rummenigge, fu considerato il futuro del calcio tedesco, dopo la grande generazione dei vari Beckenbauer, Gerd Müller e Overath.
E lo fu. Attaccante dotato di eccezionali qualità fisiche, fortissimo nel gioco aereo e acrobatico, era però anche squisito dal punto di vista tecnico, totalmente ambidestro, e molto abile sul piano tattico. Era insomma un attaccante ideale. Segnò molto meno di Gerd Müller, ma il suo apporto complessivo al gioco fu di parecchio superiore.
Restò nel Bayern Monaco dieci anni, fino al 1984, quando venne in Italia nell’Inter. Nonostante i problemi fisici ne abbiano limitato i tre anni italiani, Kalle è rimasto nella memoria di ogni amante del calcio, di qualsiasi tifoseria, per la sua classe, la sua incredibile correttezza e la simpatia trascinante.
Senza dubbio un giocatore fra i migliori di sempre, e in seguito un dirigente capacissimo nel “suo” Bayern Monaco.
CLASSIFICA MARCATORI
> 6 RETI
Jupp Heynkes (Borussia Mönchengladbach)
> 5 RETI
Gerd Müller (Bayern Monaco)
Santillana (Real Madrid)
Roberto Juan Martinez (Real Madrid)
Harry Lubse (PSV Eindhoven)
Nené (Benfica)
Slaviša Žungul (Hajduk Spalato)
> 4 RETI
Karl-Heinz Rummenigge (Bayern Monaco)
Bernd Schuster (Bayern Monaco)
Jean-Michel Larqué (Saint-Etienne)
Willy Van der Kuylen (PSV Eindhoven)
Allan Simonsen (Borussia Mönchengladbach)
Charlie George (Derby County)