Storia della Champions League: L’era del calcio totale (1970-1973)

Storia della Champions League: L’era del calcio totale (1970-1973)

La vittoria a sorpresa del Feyenoord, segna l’inizio di un quadriennio all’insegna del dominio olandese in Europa. Un dominio che avrà come protagonista, non però il club di Rotterdam, ma i Lancieri di Amsterdam dell’Ajax. Diretti del belga Rinus Michels, i biancorossi mostrano al mondo il Calcio Totale. Fin qui solo accennato, ora ne approfondirò la spiegazione. Si tratta di un gioco innovativo – non completamente nuovo però – basato sulla universalizzazione dei ruoli. Addio alla specializzazione estrema, e largo all’idea che il giocatore moderno dovesse poter occupare più zone del campo. Quindi terzini che salivano come ali, ed ali che difendevano come terzini. Centrocampisti che si inserivano in area come attaccanti, ed attaccanti che rientravano a centrocampo a dirigere il gioco. E via dicendo. Un gioco che favoriva il pressing, il fuorigioco, l’utilizzo degli spazi. Abolizione della marcatura a uomo, del libero, con difese a zona. Un gioco certo innovativo, soprattutto nella cura della condizione fisica e dell’atletismo. Tutti provarono ad imitarlo, ma non sempre con buoni risultati. Che il Calcio Totale dovesse il suo successo ai fuoriclasse che lo interpretavano?

1970-1971 AJAX

Figura 1 Il Mitico Ajax che dominò in Europa agli inizi degli anni 70

La sedicesima edizione della Coppa dei Campioni, partì senza una vera favorita, tranne forse i detentori del Feyenoord, la cui vittoria era però considerata quasi casuale. Mancavano i club che avevano dominato il torneo fino a quel momento. In particolare Real Madrid e Benfica, e i club di Milano. Per i blancos si trattava della prima mancata partecipazione. Mancando anche il Manchester United, il torneo iniziò senza ben tredici titoli, con solo due vincitrici, Feyenoord e Celtic Glasgow, le fresche finaliste di Milano.

Fu necessario un turno preliminare, dove l’Austria Vienna fece fuori il Levski Sofia, vincendo in casa 3-0 dopo aver perso 1-3 in Bulgaria.

Il primo turno iniziò con una grossa sorpresa. I detentori del Feyenoord, uscirono con i rumeni dell’UTA Arad per la regola dei gol in trasferta: 1-1 in Olanda, e 0-0 in Romania. Come di consueto qualche goleada, in particolare il 16-0 complessivo del Borussia Mönchengladbach ai ciprioti del Larnaca, o quello del Celtic, con un 14-0 aggregato ai finlandesi del Kokkolan. Sul velluto anche gli inglesi dell’Everton (9-2 complessivo), Sporting Lisbona, Panathinaikos, Standard Liegi e Legia Varsavia. Più misurate le vittorie per Ajax, Waterford, Carl Zeiss Jena, Stella Rossa di Belgrado, Slovan Bratislava e Atletico Madrid. Lo Spartak Mosca fu eliminato un po’ a sorpresa dal Basilea con la regola dei gol fuori casa (3-2 a Mosca, 2-1 per il Basilea in Svizzera).

Infine il Cagliari. I sardi rappresentavano l’Italia, dopo lo storico Scudetto del 1970. Trascinati dal loro fenomeno Gigi Riva batterono 3-0 il St Etienne in casa, con doppietta di “Rombo di Tuono” e rete di Nene. Inutile la vittoria 1-0 dei francesi in casa nel ritorno.

Una delle sfide più attese del secondo turno era quella fra Everton e Borussia. I tedeschi erano stati inseriti fra i favoriti, forti di campioni come Heynkes, Vogts, Wimmer e soprattutto Günter Netzer. Il fuoriclasse biondo, dal piede enorme, trascinava i verdi con giocate sopraffine. Ma a passare fu l’Everton, dopo un doppio 1-1, grazie ai calci di rigore.

 

Figura 2 Il fuoriclasse tedesco Günter Netzer

Parziale sorpresa fu la vittoria del Panathinaikos sullo Slovan Bratislava. Tutto facile per il Celtic Glasgow sul Waterford, dopo un 7-0 in trasferta all’andata. A questo punto molti indicarono gli scozzesi per una riconferma dopo il titolo del ’67. La Stella Rossa eliminò l’UTA Arad, mentre il Legia Varsavia ebbe ragione in rimonta dello Standard Liegi. 1-0 per i belgi in casa con rete di Pilot, e 2-0 per i polacchi in casa al ritorno. L’Ajax si liberò in scioltezza del Basilea, mentre un po’ a sorpresa il Carl Zeiss Jena fece fuori lo Sporting Lisbona.

Il Cagliari fu sfortunato. Per prima cosa si trovò contro una delle favorite, l’Atletico Madrid. In casa però giocò una partita splendida, e segnò due reti con Riva e Gori, subendo purtroppo un gol dal fuoriclasse Luis Aragones. Ma nell’amichevole con l’Austria, in Nazionale, Gigi Riva si ruppe una gamba. Privo del suo trascinatore, il Cagliari si spense a Madrid, e una tripletta ancora di Luis Aragones lo eliminò.

In primavera la Coppa dei Campioni riprese nel segno dell’incertezza. Che aumentò quando l’Everton cadde contro il Panathinaikos. I greci erano squadra che praticava un calcio pratico. Pareggiarono 1-1 in Inghilterra con un gol del bomber Antoniadis, e resistettero 0-0 in casa. La Stella Rossa mostrò la sua forza contro i tedeschi orientali del Carl Zeiss Jena. Sconfitti 2-3 in trasferta gli slavi schiantarono gli avversari 4-0 nel ritorno. L’Atletico si qualificò per i gol in trasferta, solo uno in realtà, di Salcedo, a Varsavia, dopo aver vinto 1-0 l’andata in casa con rete di Abelardo.

Infine il Celtic Glasgow affrontò l’Ajax. Nell’andata in Olanda i biancoverdi scozzesi conobbero il Calcio Totale nella sua versione migliore. Schiacciati fisicamente dal vorticante movimento dei Lancieri, soffocati dal pressing, subirono tre reti, da Cruijff, alfiere di quel gioco, Hulshoff e Keizer. Inutile la vittoria 1-0 a Glasgow con gol di Johnstone, avanzarono i tulipani.

La Coppa aveva trovato la sua favorita.

Il sorteggio mise di fronte le due favorite, Ajax e Atletico Madrid, in una sorta di finale anticipata. A Madrid il Calcio Totale si impantanò nel gioco ragionato e latino dei colchoneros, soccombendo ad un gol dell’attaccante basco Javier Irureta. Al ritorno però non ci fu storia, e l’Ajax ribaltò con uno squillante 3-0 con reti di Keizer, Neeskens e Suurbier.

 

Figura 3 Antonis Antoniadis inatteso capocannoniere di Coppa

Tutto facile per la Stella Rossa Belgrado contro il Panathinaikos. 4-1 a Belgrado con tripletta di Ostojić. Il club serbo, trascinato dal fuoriclasse Dzajic, era assai temibile dall’alto della tecnica superiore. La tipica imprevedibilità degli slavi era l’antidoto perfetto al pragmatico gioco dell’Ajax. Una grandissima finale… peccato che il Panathinaikos si mise in mezzo! Nel ritorno ad Atene, i verdi giocarono una partita eccezionale. Doppietta di Antoniadis e rete di Kamaras, e i greci giunsero alla finale.

Finale che andò in scena a Londra, ovviamente nell’Imperial Stadium of Wembley, il 2 giugno del 1971.

L’Ajax è grandissimo favorito. Arrivato già in finale due anni prima, era stato schiantato dal Milan, troppo esperto. Ma ora la squadra aveva due anni in più di esperienza, aveva affinato il suo gioco, e soprattutto i suoi fuoriclasse erano maturati, in particolare Johan Cruijff. In confronto a due anni prima aveva aggiunto qualche nuovo giocatore, come Gerrie Mühren, eclettico puro, che giostrava indifferentemente da attaccante e centrocampista, Johan Neeskens che giostrava come terzino sinistro, ma era anche una mezzala eccezionale.

Il Panathinaikos era una sorpresa assoluta. Non aveva giocatori di classe superiore. Era formato solo da greci, nessuno di livello internazionale, e senza fuoriclasse stranieri. Ma come era arrivato alla finale? Il cammino non era stato nemmeno del tutto liscio, avendo affrontato avversari comunque di livello come Everton e Stella Rossa. Il segreto stava in panchina, e si chiamava Ferenc Puskás. Il fuoriclasse ungherese si era dimostrato grande anche in panchina. Non era un innovatore, e il suo gioco non era nulla di eccezionale, ma sapeva motivare i suoi come nessuno. Trascinati dall’illimitato carisma del loro allenatore, i giocatori spremevano il meglio di sé.

Purtroppo non ci fu nulla da fare contro i Lancieri. Già più forti, gli olandesi andarono in vantaggio dopo cinque minuti con una rete di Dick Van Dijk, schierato a sorpresa come centravanti. Il Panathinaikos non si arrese, e provò a pareggiare, mettendo in difficoltà lo stupefatto Ajax. Ma la difesa olandese resse, e all’87’ un tiro di Arie Haan, entrato all’inizio della ripresa al posto di Sjaak Swart, deviato leggermente dal difensore Kapsis, firmò il 2-0 per l’Ajax.

Prima Coppa dei Campioni per il club di Amsterdam, e inizio ufficiale dell’Era del Calcio Totale.

FINALE 1971

AJAX – PANATHINAIKOS 2-0 (Londra, Wembley, 2/6/1971)

Ajax: Stuy, Suurbier, Neeskens, Rijnders (dal 46’ Blankenburg), Vasović, Hulshoff, Mühren, Cruijff, Van Dijk, Swart (dal 46’ Haan), Keizer. All.re: “Rinus” Michels.

Panathinaikos: Ikonomopoulos, Tomaras, Vlahos, Kamaras, Kapsis, Sourpis, Grammos, Eleftherakis, Antoniadis, Domazos, Filakouris. All.re: Ferenc Puskás.

Arbitro: Jack Taylor (Inghilterra)

Marcatori: 5’ Van Dijk, 87’ Haan

Figura 4 Uno dei più forti giocatori di sempre, Johan Cruijff era simbolo del Calcio Totale

FOCUS: JOHAN CRUIJFF
Benché in quella finale del 1971, non incise da par suo, non si può non presentare per primo Johan Cruijff, come simbolo di quell’Ajax.
Considerato fra i quattro o cinque migliori giocatori di sempre, e il primo degli europei, era nato all’anagrafe come Hendrik Johannes Cruijff, nel 1947. Figlio di un fruttivendolo e di una inserviente, mostrò fin da ragazzo in strada, le sue doti. Fu la madre, che lavorava presso l’Ajax come inserviente, a presentare quel ragazzino dalle gambe magre e dalle caviglie storte. Fu preso subito, e il calcio cambiò per sempre.
Capace di giocare in ogni zona del campo, rapido e tecnico, era capace di dirigere lo svolgimento della partita a suo piacimento. Che giostrasse da attaccante o mezzala, o in ogni altro ruolo, era il centro nevralgico del gioco, anche quando non aveva la palla. Il Calcio Totale nacque solo perché lui lo esaltava. Totalmente ambidestro, non ebbe mai un paragone reale. Fu il primo a vincere tre volte il Pallone d’Oro.
Vincente come giocatore con le maglie di Ajax e Barcellona, lo divenne anche come allenatore. In panchina fu reale erede di Michels, portando avanti il suo lavoro di innovazione del calcio. Fungendo da esempio per altri allenatori di successo, come Josep Guardiola.
Un tumore ai polmoni lo ha portato via nel 2016, lasciando il calcio desolatamente povero.

CLASSIFICA MARCATORI
> 10 RETI
Antonis Antoniadis (Panathinaikos)
> 6 RETI
Luis Aragones (Atletico Madrid)
Zoran Filipović (Stella Rossa Belgrado)
Stevan Ostojiá (Stella Rossa Belgrado)
> 5 RETI
Peter Ducke (Carl Zeiss Jena)
Herbert Laumen (Borussia Mönchengladbach)
William Wallace (Celtic Glasgow)

1971-1972 AJAX

L’imperiosa vittoria dell’Ajax, segnò il definitivo passaggio da un calcio ragionato e ricamato, tipico di danubiani e latini, che aveva dominato i due decenni precedenti, ad un gioco fisico e pragmatico, più tipico delle squadre del Nord Europa. Molti cercarono di imitare l’Ajax, e a fianco di buone cose, ne vennero però altre assai meno buone. Ci vorranno quindici anni per vedere un altro club di origine latina, alzare la Coppa dei Campioni.

Come l’anno prima necessario un turno preliminare. Il Valencia elimina, pur senza brillare, l’Union Lussemburgo.

Il Feyenoord ritorna in Coppa e lo fa alla grande, maramaldeggiando con l’Olympiakos Nicosia. 8-0 in casa e 9-0 a Cipro. Facile qualificazione anche per Grasshopper, Benfica, Arsenal e Borussia Mönchengladbach. Il Valencia pareggia 1-1 a Spalato contro l’Hajduk, e protegge la qualificazione con uno 0-0 casalingo. Lo Sliema Wanderers batte 4-0 l’Akranes on casa e si qualifica. CSKA Sofia, Olimpique Marsiglia, Újpest, Dinamo Bucarest, CSKA Mosca e Standard Liegi completano il quadro. L’Ajax detentore si limita ad un 2-0 interno (Swart e Keizer in rete) con la Dynamo Dresda, facendo poi 0-0 in Germania Est.

L’Italia è rappresentata dall’Inter. L’avversario e tosto. L’AEK Atene. Ma a Milano i vecchi draghi Mazzola, Facchetti e Jair, con il bomber Boninsegna acquistato dal Cagliari, firmano un 4-1 perentorio. Inutile il 3-2 dei greci sul loro difficilissimo campo.

Il secondo turno vede un’unica parziale sorpresa, con l’Újpest che elimina il Valencia. Tutto normale per Arsenal (5-0 complessivo sul Grasshopper), Feyenoord (idem sulla Dinamo Bucarest) e Celtic Glasgow, che dopo un 5-0 in casa sullo Sliema Wanderers, va a vincere 2-1 anche in trasferta. Più misurate le vittorie per Benfica e Standard Liegi. L’Ajax fa l’Ajax con i francesi dell’Olimpique Marsiglia: 2-1 in trasferta e 4-1 in casa.

 

 

Figura 5 Il famoso caso della lattina che colpì Boninsegna

Le emozioni si concentrano in Inter contro Borussia Mönchengladbach. In Germania i tedeschi sono in giornata eccezionale, e affossano l’Inter. Ma a partita in corso una lattina colpisce in testa Boninsegna, costretto ad uscire. La lattina viene fatta sparire, ma gli interisti se ne procurano una di “scorta”. Il verdetto dell’UEFA arriva dopo la vittoria 4-2 dei nerazzurri a San Siro. Affermando che la gara d’andata è annullata, e che il ritorno si giocherà in Germania. Viene scelta Berlino. Qui il quasi esordiente portiere Ivano Bordon, fa una prestazione eccezionale, e inchioda il punteggio sullo 0-0. Inter qualificata.

L’Ajax nei quarti fa quello che vuole con l’Arsenal. 2-1 in casa con doppietta di Mühren, apparentemente un risultato aperto. Ma per i Lancieri il fattore campo non esiste, e vanno ad espugnare Highbury 1-0.

Il Celtic Glasgow elimina l’Újpest Dosza grazie alle reti di Macari, che segna sia andata che ritorno.

Il Feyenoord cade col Benfica. 1-0 a Rotterdam, con rete di Laseroms, ma poi crollo a Lisbona, con le Aquile che vincono 5-1, con un attempato Eusebio in rete, e una tripletta di Nené.

Figura 6 Nené autore di una tripletta al Feyenoord

L’Inter fatica con lo Standard Liegi. 1-0 a Milano con rete di Jair. A Liegi lo Standard ribalta con Cvetler, Takać, ma un fortunoso gol di Alessandro Mazzola, porta i nerazzurri in semifinale.

Semifinali in cui viene segnato solo un gol.

Lo realizza, non per caso, Cruijff, ad Amsterdam al Benfica. 0-0 a Lisbona.

E 0-0, addirittura doppio, fra Inter e Celtic Glasgow. Decisione ai rigori, che premia i neroazzurri.

La finale si gioca a Rotterdam, il 31 maggio del 1972.

L’Ajax è in pratica la stessa dell’anno prima. Non c’è più Vasović, sostituito in mezzo alla difesa dal tedesco Blankenburg, che era comunque già in rosa. Haan è a centrocampo con Mühren e Neeskens. Quest’ultimo come terzino sinistro è sostituito dal fenomenale Ruud Krol. Come centravanti non c’è Van Dijk, ma Cruijff.

L’Inter torna dopo un lustro a giocare una finale di Coppa dei Campioni. Della Grande Inter rimane qualcuno. In difesa Facchetti e Burgnich (passato centrale), a centrocampo Bedin, e poi avanti Jair e Mazzola. I nuovi vedono Bordon in porta, lanciato a stagione in corso, e mostratosi a tratti eccezionale, in difesa Bellugi e Giubertoni, a centrocampo Oriali e Frustalupi, e in attacco il grande “Bonimba”. Dopo 20’ minuti però è costretto ad uscire Giubertoni, sostituito da Bertini.

L’Ajax non è proprio in casa, ma quasi, e parte forte. Invernizzi ha predisposto un’accurata difesa, ma i Lancieri si dimostrano troppo forti. Ha messo il giovane Oriali in marcatura su Cruijff. Boninsegna si batte come un leone, e i vecchi draghi non demordono.

Ma è tutto inutile. L’Ajax soffre molto relativamente, e con una doppietta di Johan Cruijff vince la sua seconda Coppa dei Campioni consecutiva.

FINALE 1972

AJAX – INTER 2-0 (Rotterdam, Feyenoord Stadium, 31/5/1972)

Ajax: Stuy, Suurbier, Krol, Neeskens, Hulshoff, Blankenburg, Haan, Mühren, Cruijff, Swart, Keizer. All.re: Ştevan Kovacs.

Inter: Bordon, Bellugi, Facchetti, Oriali, Burgnich, Giubertoni (dal 20’ Bertini), Jair (dal 59’ Pellizzaro), Bedin, Boninsegna, A. Mazzola, Frustalupi. All.re: Giovanni Invernizzi.

Arbitro: Robert Héliès (Francia)

Marcatori: 47 e 76’ Cruijff

 

Figura 7 Johan Neeskens uno dei più forti centrocampisti di ogni epoca

FOCUS: JOHAN NEESKENS
Johannes Jakobus Neeskens, era chiamato solo Johan di nome, proprio come Cruijff, tanto da essere definito Johan II. Arrivato all’Ajax nel 1970, fu insieme a Gerrie Mühren il vero simbolo del Calcio Totale. Era un universale vero, potendo giostrare in ogni ruolo a centrocampo, venendo saltuariamente utilizzato come terzino quando ve ne era necessità. Apparentemente era un mediano, ma in realtà occupava abilmente tutto il campo da un’area all’altra. Dotato di buon colpo di testa, gran tiro e rigorista infallibile, segnò sempre molto. Passò al Barcellona come Michels e Cruijff, portando in quel club la tradizione olandese del gioco, ancor oggi ben visibile. Quindi secondo solo per soprannome.

CLASSIFICA MARCATORI

> 5 RETI

Lou Macari (Celtic Glasgow)
Silvester Takač (Standard Liegi)
Antal Dunai (Újpest Dosza)

> 4 RETI

Johan Cruijff (Ajax)
Artur Jorge (Benfica)
Willem Van Hanegem (Feyenoord)
Rinus Israël (Feyenoord)
Lex Schoenmaker (Feyenoord)
Ray Kennedy (Arsenal)
Kurt Müller (Grasshopper)
Roland Cocks (Sliema Wanderers)

1972-1973 AJAX

Dopo due vittorie consecutive, l’Ajax si approcciò alla Coppa dei Campioni 1972-1973 come ancora la squadra da battere. Il suo Calcio Totale ormai era conosciuto, ma non per questo ne erano stati studiati degli antidoti. Tornava dopo due edizioni di assenza, il Real Madrid, ma i blancos ormai erano sbiaditi eredi dello squadrone che dominava il torneo una decina di anni prima. Trentadue le squadre iscritte in partenza, ma gli albanesi del Vllaznia vennero ritirati dall’autarchico governo di Tirana, mentre il Glentoran Belfast non poté iscriversi per i gravissimi disordini interni causati dalla questione intereligiosa che insanguinava l’Ulster.

Fu così deciso di qualificare al secondo turno direttamente Ajax, come detentore, e Spartak Trnava, per sorteggio.

Il Bayern Monaco, solo alla seconda partecipazione, disponeva di uno squadrone. Dopo un 1-1 ad Istanbul col Galatasaray, vinse 6-0 in casa. L’ottimo Derby Country, in rappresentanza dell’Inghilterra superò lo Željezničar con una doppia vittoria. Benfica e Real Madrid passarono senza grosse difficoltà. Dall’Est Europa arrivarono compatte Dynamo Kiev, CSKA Sofia, Újpesti, Argest Pitesti (Romania), Górnik Zabrze e Magdeburgo. I ciprioti dell’Omonia Nicosia eliminarono il Waterford, rimontando con un 2-0 interno, il 2-1 degli irlandesi a Dublino. Tutto facile per Celtic Glasgow e Anderlecht, rispettivamente contro i norvegesi del Rosenborg e i danesi del Vejle.

La Juventus tornava in Coppa Campioni dopo cinque anni. L’avversario non morbidissimo era l’Olimpique Marsiglia, che anche a causa di alcune assenze nei bianconeri, si impose 1-0 al Velodrome, con una rete di Bonnel. A Torino una doppietta di Roberto Bettega e una rete di Helmut Haller, sancirono un passaggio del turno comodo.

Figura 8 L’attaccante della Juventus Roberto Bettega

Nel secondo turno entrò in scena l’Ajax, che spazzò via il CSKA Sofia con un 3-1 in Bulgaria e un 3-0 interno. Anche il Trnava entrò in lizza passando il turno, con un doppio 1-0 all’Anderlecht. Il Bayern Monaco estromise l’Omonia con un 13-0 complessivo, grazie a sette reti di Gerd Müller, cinque all’andata! Il Derby passò l’ostacolo Benfica all’andata in Inghilterra, con un 3-0 firmato dai gol di McFarland, McGovem, e del bomber Hector. Il Real Madrid faticò con l’Argest, sconfitto 2-1 in Romania. Al Santiago Bernabeu una rete di Radu complicò le cose, ma due volte il centravanti Santillana e una stoccata di Grande sancirono la qualificazione. La Dynamo Kiev vinse in casa all’andata 2-0 sul Górnik Zabrze. Al ritorno i polacchi pareggiarono la situazione, ma un gol del talento Oleg Blokhin qualificò gli ucraini che rappresentavano l’URSS.

La Juventus affrontò gli ostici tedeschi orientali del Magdeburgo. In casa Anastasi diede la vittoria ai bianconeri, ma il gol di “Pietruzzo” non parve una polizza sufficiente. Ma in trasferta una staffilata del giovane terzino tuttofare sardo Cuccureddu fissò l’1-0 decisivo.

In primavera i quarti videro sfide interessanti.

La più attesa era Ajax contro Bayern Monaco. Nella gara di andata la superiorità degli olandesi apparve netta. 4-0 con doppietta di Haan, e reti di Cruijff e Mühren. Al ritorno inutile 2-1 per i tedeschi, con doppietta di Müller, che si consolò col titolo di capocannoniere. Il Bayern masticò amaro, ma la rivincita era prossima.

 

Figura 9 Uno dei pilastri dell’Ajax, Gerrie Mühren

Il Derby County eliminò lo Spartak Trnava, grazie alla doppietta di Hector, che fissò il 2-0 al ritorno in casa, dopo lo 0-1 subito in Cecoslovacchia (rete di Horvath).

Il Real Madrid soffre a Odessa, campo neutro scelto per le difficoltà climatiche di Kiev, contro la Dynamo. 0-0, che funge da trampolino per un netto 3-0 a Madrid per i blancos, dove è ancora decisivo Amancio.

La Juventus elimina l’Újpest Dosza grazie ai gol in trasferta. 0-0 a Torino, contro una squadra assai tecnica e insidiosa. In Ungheria reti d Bene e Toth per i padroni di casa, prontamente ribattute dalle segnature di Altafini e Anastasi.

Le semifinali vedono l’Ajax sfidare il Real Madrid. Ad Amsterdam i Lancieri dimostrano cosa sia il Calcio Totale con due gol di difensori, Hulshoff e Krol. Una rete di Pirri però rende la qualificazione apparentemente aperta. Solo apparentemente però, perché a Madrid un bellissimo gol di Garrie Mühren espugna il fortino dei blancos.

A Torino la Juventus sfida il Derby County. Bellissima partita dei bianconeri, che segnano due volte con l’attempato Altafini e una con Causio. Il bomber Hector riapre la sfida. In Inghilterra splendida prestazione difensiva, e lo 0-0 porta per la prima volta la Juventus all’atto conclusivo della Coppa dei Campioni.

La finale si gioca per la prima volta a Belgrado, il 30 maggio 1973.

L’Ajax in confronto alla finale precedente schiera Johnny Rep in attacco, per il resto la formazione è la solita.

La Juventus è alla prima finale della sua storia. La squadra è allenata dall’esperto tecnico cecoslovacco Čestmir Vycpálek, giocatore bianconero negli anni 40. Con le frontiere chiuse fin dal 1966, i bianconeri non potevano competere sul mercato per gli assi stranieri. Nonostante questo avevano in rosa il tedesco Helmut Haller e l’oriundo brasiliano José Altafini, ormai attempati, ma di gran talento. Arretrata dal punto di vista tattico, come tutto il calcio italiano, la Juventus era nettamente sfavorita. Vycpálek provò a forzare il pronostico, schierando la squadra con un 4-3-3 apparentemente a specchio. In porta Zoff, i difesa i marcatori Longobucco e Morini, Marchetti a fluidificare a sinistra, e Salvadore libero. A centrocampo Furino in copertura, Capello come regista e Causio tornante. In attacco tre punte pure, Altafini, Anastasi e Bettega, con solo l’ultimo adatto ad un gioco di raccordo. Decisione coraggiosa, ma squadra non abituata a questo gioco, e fragile in mediana.

Dopo quattro minuti l’Ajax segna con un preciso colpo di testa che scavalca Zoff, di Rep.

Finita.

In pratica la gara termina lì, la Juventus non riesce a ribattere. L’Ajax vince la terza Coppa dei Campioni consecutiva.

FINALE 1973

AJAX – JUVENTUS 1-0 (Belgrado, Stadio Stella Rossa, 30/5/1973)

Ajax: Stuy, Suurbier, Krol, Haan, Blankenburg, Hulshoff, Rep, Neeskens, Cruijff, Mühren, Keizer. All.re: Ştevan Kovacs.

Juventus: Zoff, Longobucco, Marchetti, Furino, Morini, Salvadore, Causio (dal 57’ Cuccureddu), Altafini, Anastasi, Capello, Bettega (dal 49’ Haller). All.re: Čestmir Vycpálek.

Arbitro: Milivoje Gugulović

Marcatore: 4’ Rep

FOCUS: JOHNNY REP
Nicolas Johnny Rep è classe 1951, quindi uno dei più giovani di quel blocco di giocatori dell’Ajax.
Ambidestro, era un attaccante. Apparentemente era un’ala destra, abile nel dribbling, veloce e dal tiro potente. Ma seguendo i dettami del Calcio Totale, sapeva svariare in ogni posizione offensiva, e poi rientrava a centrocampo bilanciando la squadra. Fu un elemento fisso anche della Nazionale Orange che giunse a due finali consecutive nel 1974 in Germania Occidentale e nel 1978 in Argentina, guarda caso perdendo sempre dai padroni di casa.
Inizialmente era considerato un ricambio per Swart, ma successivamente divenne titolare inamovibile. Giocò anche in Spagna, nel Valencia, e in Francia, con St Etienne e Bastia.

CLASSIFICA MARCATORI

> 12 RETI
Gerd Müller
(Bayern Monaco)
> 6 RETI
Ferenc Bene
(Újpest Dosza)
> 5 RETI
Santillana
(Real Madrid)
Włodzimierz Lubanski (Górnik Zabrze)

Redazione

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