Storia della Champions League: L’epopea della Grande Inter (1964-1967)
di Mark Menozzi
Grazie alle vittorie di Milan e Inter, l’Italia aveva piazzato la sua bandiera al centro dell’Europa calcistica. I due squadroni meneghini, infarciti di stelle straniere, avevano però in due italiani i loro simboli. Nel Milan brillava la stella del giovane alessandrino Gianni Rivera, in nerazzurro quella del figliolo di Valentino Mazzola, “Sandrino”. Fra le due fu l’Inter ha imporsi alla fine. Costruita da Angelo Moratti, aveva in panchina l’istrionico Helenio Herrera, fu in futuro sempre chiamata Grande Inter.
1964-1965 INTER
Figura 1 La Grande Inter di Herrera dominò l’Europa per quattro anni
Due italiane al via, come l’anno prima. Oltre ai detentori dell’Inter, c’è il Bologna. I rossoblu di Fulvio Bernardini sono il nuovo che avanza, come gioco. Una squadra frizzante, con Bulgarelli, Haller, Nielsen e Pascutti. L’anno prima avevano vinto lo Scudetto allo spareggio – l’unico della storia della Seria A – battendo a Roma l’Inter per 2-0. E il resto d’Europa? A fianco dei soliti nomi, Real Madrid e Benfica, si stavano affacciando realtà nuove nel Nord Europa.
Esentata l’Inter, come detentrice, l’Italia presenta al primo turno il Bologna. La squadra dotata di un calcio offensivo, si ritrova un avversario assai tignoso, l’Anderlecht. I belgi vincono in casa con un gol del campione Van Himst. Al ritorno a Bologna la squadra di Bernardini sciorina il suo gioco offensivo ribaltando il punteggio con reti di Pascutti e Nielsen. Ma nel finale Stockman segna per l’Anderlecht. Si va quindi allo spareggio in campo neutro, a Barcellona, dove 120’ non bastano per dirimere la questione, 0-0. Si ricorre al sorteggio, che premia i belgi.
Sempre con la monetina, dopo lo 0-0 allo spareggio passa il Dukla Praga sul Górnik Zabrze. Allo spareggio passano anche i Rangers Glasgow, 3-1 a Londra, sulla Stella Rossa Belgrado.
Il Liverpool fa un 11-1 complessivo sul KR Reykjavik, e goleada anche del Lokomotiv Sofia in casa sul Malmö per 8-3. Il solido Colonia elimina senza brillare la Dinamo Tirana, mentre i campioni di Francia del St. Etienne sono fatti fuori a sorpresa dagli svizzeri del La Chaux-de-Fonds. Si qualificano anche Dinamo Bucarest, Panathinaikos, Rapid Vienna, DWS Amsterdam, Vasas ETO Györ e Lyn Oslo.
Le due grandi “vecchie” Real Madrid e Benfica passano in carrozza. Per i blancos un 9-2 complessivo ai danesi del B 1909, per i lusitani un 10-2 in due gare all’Aris Bonnevoie.
Nel secondo turno entra in scena l’Inter. Avversaria la Dinamo Bucarest, che non fa molta paura. E infatti a Milano è 6-0 con doppiette di Jair e Mazzola, reti di Suarez e Milani, poi ribadito a Bucarest da un gol di Domenghini, giovane ala tornante dal tiro mortifero.
Per Benfica e Real Madrid facili affermazioni su rispettivamente La Chaux-de-Fonds e Dukla Praga.
Il Liverpool elimina l’Anderlecht con una prova offensiva notevole. Vanno ai quarti anche Colonia, lustrato dal gioco del formidabile Overath, Rangers Glasgow, DWS Amsterdam e Vasas ETO Györ.
Quarti che vedono la sfida fra Benfica e Real Madrid. I blancos non hanno più Di Stefano, e si vede. A Lisbona 5-1 per il Benfica, con reti di José Augusto, Simões, Coluna e una perentoria doppietta di Eusébio. Della giovane stella Amancio il gol della bandiera per le merengue, a cui non serve il 2-1 in casa.
Liverpool e Colonia danno vita a una sfida che più equilibrata non si può. Doppio 0-0 e spareggio a Rotterdam. Pareggio anche qui, 2-2, e decisione alla monetina, che premia gli inglesi.
Figura 2 Wolfgang Overath ad appena 22 anni fece vedere il suo talento
Il Vasas elimina il DWS con un 1-0 in casa – rete di Povaszai – dopo un 1-1 in Olanda.
L’Inter elimina i Rangers Glasgow. Decisiva una doppietta di Peirò, attaccante spagnolo – ex dell’Atletico Madrid – che firma il 3-1 di Milano. Infatti a Glasgow, Jim Forrest da la vittoria 1-0 in casa ai suoi.
In semifinale il Benfica mette in discesa la sfida col Vasas in Ungheria, con un gol di Augusto. Al ritorno 4-0 con doppiette di Eusébio e del “pivot” Torres.
Quasi mitologica l’altra semifinale. All’andata l’Inter scopre cosa vuol dire giocare ad Anfield. Sospinti da un tifo ossessivo i Reds schiacciano i campioni d’Europa. Vanno in gol Hunt, micidiale colpitore di testa, Callaghan e St John. Sandro Mazzola segna, rendendo meno pesante la sconfitta. La difesa dell’Inter – celeberrima nella “poesia” Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi… – ha limitato i danni. Nel ritorno grande impresa dell’Inter. Corso apre subito le marcature, poi Peirò beffa il Liverpool scippando la palla al portiere. È Facchetti a completare la storica rimonta.
La finale va in scena a Milano, a San Siro, il 27 maggio 1965.
L’Inter quindi di fatto gioca in casa. In confronto all’anno prima due soli cambiamenti. Come mediano in copertura Bedin, invece di Tagnin. Davanti Peirò ha sostituito Milani. Il Benfica è stato trascinato da Eusébio, dai gol di Augusto e Torres, dalla regia di Coluna, dalle giocate di Simões e Cavem. Volti già noti.
Figura 3 Jair tira e Costa Pereira non trattiene, Coppa Campioni all’Inter
Su Milano si rovescia un autentico torrente d’acqua. Il prato è zuppo, ai limiti della praticabilità, ma l’arbitro svizzero Deinst (l’anno dopo arbitrerà la finale del Mondiale, dovendo decidere su uno storico “gol fantasma”) decide che si deve giocare. Il campo limita i fini palleggiatori, ma l’Inter ha qualcosa in più del Benfica. Al 43’ Jair si incunea in aerea, in qualche modo controlla la palla, e batte forte sul primo palo. Costa Pereira c’è, ma la palla bagnata gli sfugge, e placida rotola oltre la linea.
L’1-0 basta.
L’Inter alza la Coppa dei Campioni per la seconda volta. Si pensa ad un dominio destinato a durare negli anni successivi…. I tifosi nerazzurri non sanno che dovranno aspettare quarantacinque anni, per veder sollevare di nuovo quella Coppa.
FINALE 1965
INTER – BENFICA 1-0 (Milano, San Siro, 27/5/1965)
Inter: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, A. Mazzola, Peirò, Suarez, Corso. All.re: Helenio Herrera.
Benfica: Costa Pereira, Cavem, Raúl Machado, Neto, Germano, Cruz, José Augusto, Eusebio, Torres, Coluna Simões. All.re: Schwartz.
Arbitro: Deinst (Svizzera)
Marcatore: 43’ Jair
Figura 4 Luis Suarez regista da Oscar dell’Inter
FOCUS: LUIS SUAREZ
Quando Angelo Moratti chiese ad Helenio Herrera cosa servisse per vincere lo Scudetto, e magari la Coppa dei Campioni, il “Mago” fece un nome: Luis Suarez.
La mezzala spagnola aveva vinto l’anno prima il Pallone d’Oro, e già vantava titoli a profusione, come due Liga, altrettante Coppe di Spagna e delle Fiere (antesignana della Coppa UEFA). Però giocava nel Barcellona, che aveva appena disputato la finale di Coppa dei Campioni. Proprio la sconfitta col Benfica forse convinse il Barcellona a rinnovare la squadra. Suarez arrivò a Milano, e fu subito chiaro perché Herrera lo aveva voluto. Centrocampista dalla tecnica sopraffina, andamento lento, ma solo in apparenza, poiché a correre era la palla. Fu il perno della Grande Inter, e con il suo declinare dovuto agli anni, anche quella squadra leggendaria declinò.
CLASSIFICA MARCATORI
> 9 RETI
Eusébio (Benfica)
José Augusto Torres (Benfica)
> 7 RETI
Roger Hunt (Liverpool)
Nikola Kotkov (Lokomotive Sofia)
> 6 RETI
Amancio (Real Madrid)
Jim Forrest (Rangers Glasgow)
1965-1966 REAL MADRID
L’edizione numero undici della Coppa dei Campioni, vede al via 31 squadre, in rappresentanza di altrettante Nazioni. Infatti l’Inter detentrice si è, anche, fregiata dello Scudetto. Proprio l’Internazionale guidata da Helenio Herrera è la favorita, sulle ali anche delle due conquiste in Coppa Intercontinentale. Le solite Real Madrid e Benfica appaiono i rivali più accreditati. Torna il Manchester United, ricostruito da Busby dopo la tragedia di Monaco. La squadra è innervata di fuoriclasse quali lo scozzese Dannis Law, l’inglese Bobby Charlton – uno dei pochi sopravvissuti al disastro aereo – e George Best, nordirlandese dal talento infinito.
Con l’Inter esentata, in quanto detentrice, inizia il primo turno. Real e Benfica vanno sul velluto. I blancos perdono a Rotterdam con il Feyenoord 2-1, ma come al solito in casa ribaltano nettamente, con un perentorio 5-0, quaterna di un intramontabile Puskás. Le Aquile addirittura ne fanno diciotto (!!) in due gare allo Stade Dudelange. Va avanti in scioltezza anche il Manchester United sul HJK Per la Germania c’è il Werder Brema che salta a piè pari l’ostacolo cipriota APOEL. Si qualificano anche Ferencvaros, Dinamo Bucarest, Vorwarts (per la DDR), Panathinaikos, l’Anderlecht, Levski Sofia, Sparta Praga, Górnik Zabrze (per la Polonia), e le britanniche Kilmarnock per la Scozia e Derry City per la Nord Irlanda. Unica, parziale sorpresa l’eliminazione dei campioni di Francia del Nantes per mano del Partizan Belgrado, che conferma l’ottimo rendimento delle squadre dell’Est Europa.
Nel secondo turno entra l’Inter.
I nerazzurri hanno un impatto morbido, con la Dinamo Bucarest. In realtà perdono in Romania 2-1, ma a San Siro Mazzola e Facchetti la ribaltano. Il Real Madrid salta l’ostacolo Kilmarnock con la solita goleada casalinga (5-1), mentre il Benfica suda col Levski Sofia, 2-2 in Bulgaria e risicato 3-2 interno con i soliti Eusebio, Coluna e Torres a tirar le castagne fuori dal fuoco. Lo United supera bene l’ostacolo Vorwarts. Altra piccola, e in parte inattesa, impresa del Partizan che fa fuori il Werder. Gli slavi sono una squadra di talento, come sempre a quelle latitudini, ma ben messa in campo dal tecnico Abdulah Gegić, un serbo di sangue persiano. Il Ferencvaros fa fuori il Panathinaikos vincendo 3-1 in Grecia, dopo che era stato inchiodato sullo 0-0 in casa. Lo Sparta Praga ha ragione del Górnik con relativa facilità.
L’ultima qualificata è l’Anderlecht, a cui basta una partita per passare. A Bruxelles “spiana” la rivelazione Derry City per 9-0… I nordirlandesi si ritirano, preferendo evitare un’altra figuraccia.
I quarti vedono al via tutte formazioni accreditate per far bene.
L’Inter sistema la pratica col Ferencvaros in casa all’andata, con un 4-0 firmato da Jair, Corso e due volte Peirò, accontentandosi del 1-1 in Ungheria.
Figura 5 Il grande Flórián Albert, capocannoniere di Coppa, non bastò al Ferencvaros contro l’Inter
Il Real Madrid supera l’Anderlecht con fatica. Van Himst decide la sfida di Bruxelles per i biancomalva, che a Madrid mettono alle strette le merengue con le reti di Jurion e Puis. Ma ci pensano Amancio e Gento – il vecchio capitano – con una doppietta a testa a sistemare le cose.
Il Partizan Belgrado dopo l’andata a Praga è fuori, battuto 4-1 dallo Sparta. O no? A Belgrado con una prova maiuscola ribalta con un 5-0, grazie alle doppiette di Kovacević e Hasanagić, attaccanti dalla formidabile tecnica.
La sfida più attesa è Manchester United contro Benfica. All’Old Trafford partita vera. Herd, Law e Foulkes per i Red Devils, Augusto e Torres per i lusitani. A Lisbona Busby prepara una sfida accorta, ma Best fa saltare il banco con una doppietta e una prestazione favolosa. 5-1 esterno per lo United che si pone come favorito.
In semifinale i Red Devils sono accoppiati al Partizan Belgrado, non sottovalutati, ma considerati ampiamente alla portata. Ma a Belgrado Hasanagić e Bačejac firmano il 2-0 per i bianconeri. Al ritorno è solo 1-0, e per Busby e i suoi è anche un boccone amarissimo.
L’altra semifinale, fra Real Madrid e Inter, è considerata la finale anticipata. Il “Mago” Helenio Herrera è un po’ cervellotico nelle scelte, optando per una squadra di contenimento, mal gliene incorre a Madrid, dove un gol di Pirri basta al Madrid per vincere. A Milano squadra più bilanciata, Facchetti alimenta la speranza, ma Amancio la spegne. 1-1, e Real Madrid all’ottava finale in undici edizioni.
La finale si gioca a Bruxelles, nell’Heysel, l’11 maggio del 1966.
I pronostici pendono tutti per il Real Madrid, ma il tecnico Munoz ne ha viste talmente tante, da non sottovalutare gli slavi. È vero, ci sono squadre europee più forti e meritevoli della finale, che il Partizan Belgrado, ma i bianconeri sono squadra insidiosa. Gegić li schiera con un 4-2-4 ispirato a quello del Brasile bi-campione del Mondo. In difesa “regna” Velibor Vasović, difensore dal piede da centrocampista, infallibile rigorista. In mezzo due mediani, il tattico Bečejac e il più offensivo Kovacević. Davanti un quartetto temibilissimo, composto da Baji
soprannominato “Mane” per una (improbabile…) somiglianza con Garrincha, Hasanagić, Galić e Pirmajer.
Figura 6 Velibor Vasović sbloccò la finale su rigore. Non bastò al Partizan per vincere
Per un tempo la sfida è equilibrata ed appassionante. Al 55’ al Partizan viene fischiato dall’arbitro tedesco Kreitlein, un rigore, che Vasović trasforma. Col loro palleggio gli slavi mettono in scacco il Real Madrid, che rotola avanti, quasi alla cieca. Al 70’ un gran tiro di Amancio ristabilisce la parità, e dopo solo cinque minuti Fernando Serena – un giovane attaccante arrivato qualche anno prima dall’Osasuna – decide la sfida.
Per la generazione Yé-yé del Real Madrid – ovvero il gruppo di giovani talenti spagnoli che dovettero sostituire i “mostri sacri” del decennio precedente – una grande vittoria. Per il blancos la sesta Coppa dei Campioni in undici edizioni. Non sanno che dovranno aspettare ben 32 anni per la settima!
FINALE 1966
REAL MADRID – PARTIZAN BELGRADO 2-1 (Bruxelles, Stadio Heysel, 11/5/1966)
Real Madrid: Araquistain, Pachín, Sanchís, Pirri, De Felipe, Zoco, Serena, Amancio, Grosso, Velázquez, Gento. All.re: Munoz.
Partizan Belgrado: Soskić, Jusufi, Mihajlović, Bačejac, Rašović, Vasović, Bajic, Kovačevič, Hasanagić, Galić e Pirmajer. All.re: Gegić.
Arbitro: Rudolf Kreitlein (Germania Occidentale).
Marcatori: 55’ Vasović su rigore (P), 70’ Amancio (R), 75’ Serena (R)
Figura 7 Amancio per quattordici anni stella del Real Madrid
FOCUS: AMANCIO
Nome completo, Amancio Amaro Varela, ma per tutti sarà, sempre e solo, Amancio.
Nativo di La Corũna, arrivò al Real Madrid nel 1962. Fu il giocatore più rappresentativo di quella che fu nota come generazione Yé-yé, che comprendeva giovani talenti spagnoli, come tra gli altri Grosso, Pirri, Zoco e Felo. Era un giocatore d’attacco, capace di giocare come esterno, col vizio del gol, o in mezzo, come punta vera e propria. Dal dribbling ficcante e il tiro secco, segnò sempre con regolarità. 119 le reti con le merengue, in quattordici anni.
Vinse la Liga nove volte. E oltre la Coppa Campioni del 1966, vinse anche l’Europeo, in casa, nel 1964, dove segnò il decisivo gol del 2-1 ai supplementari della semifinale con, l’Ungheria.
CLASSIFICA MARCATORI
> 7 RETI
Eusébio (Benfica)
Flórián Albert (Ferencvaros)
> 6 RETI
John Connely (Manchester United)
Mustafa Hasanagić (Partizan Belgrado)
> 5 RETI
Amancio (Real Madrid)
Ferenc Puskás (Real Madrid)
David Herd (Manchester United)
Georgi Asparuhov (Levski Sofia)
Ivan Mráz (Sparta Praga)
1966-1967 CELTIC GLASGOW
Alla partenza della dodicesima edizione l’Europa si presenta al completo, poiché per la prima volta l’Unione Sovietica manda una sua rappresentante: la Torpedo Mosca. Con questo le Nazioni al via sono trentadue, con trentatre squadre iscritte. Formula un poco cervellotica, Real Madrid ammesso al secondo turno, quindi per comporre la griglia vengono giocati due scontri di turno preliminare.
Il Vorwarts (DDR) e CSKA Sofia, eliminando rispettivamente Wateford (Repubblica d’Irlanda) e i maltesi dello Sliema Wanderers, completano la griglia.
Le solite note come favorite: Real Madrid e Inter, a cui vengono accostate come possibili sorprese l’Atletico Madrid campione di Spagna e lo Sporting Lisbona che ha battuto il Benfica nella corsa per il titolo portoghese.
Figura 8 Il fuoriclasse belga Paul Van Himst, tiratore scelto di questa edizione
Quindi col Real Madrid esentato, il primo turno presenta una sola vera – relativa – sorpresa. Lo Sporting Lisbona lascia la competizione, “brutalizzato” dagli ungheresi del Vasas di Budapest, dove si mette in luce Farkas. Goleade per Anderlecht (10-1 casalingo ai finlandesi dell’Haka) e del Monaco 1860 che fa 8-0 in casa con l’Omonia. Atletico Madrid in scioltezza sul Malmö, mentre fatica a sorpresa il Liverpool, che deve ricorrere allo spareggio per eliminare i rumeni del Petrolul Ploiesti (2-0 a Bruxelles). Avanzano anche il Nantes, gli jugoslavi del Vojvodina, il Celtic Glasgow alla sua prima partecipazione alla manifestazione, il Dukla Praga, il Linfield (Irlanda del Nord) e l’Ajax. Le due che arrivano dal turno preliminare hanno destini differenti. Il Vorwarts esce col Górnik Zabrze, ma solo allo spareggio (3-1 per i polacchi a Budapest), mentre il CSKA Sofia elimina i greci dell’Olympiakos con un 3-1 in casa. I norvegesi del Valarenga si qualificano sfruttando la rinuncia degli albanesi del FK 17 Nentori Tirana.
E l’Inter? A lei, e al calcio italiano, tocca battezzare l’URSS in Coppa dei Campioni. Storicamente indigesto a noi italiani, il football sovietico mette alle strette i neroazzurri. A San Siro partita difficilissima, “risolta” da un’autorete del formidabile mediano Voronin. A Mosca grande partita difensiva di Picchi e compagni. 0-0 e qualificazione, ma che fatica!
Nel secondo turno entra il Real Madrid, che però non brilla. Accoppiato al Monaco 1860 perde in Germania per un gol di Küppers, ribaltando poi a Madrid, ma con un difficile 3-1 con reti di Grosso, Veloso e Pirri. Esordisce anche il Valarenga che ha sfruttato la defezione albanese, e che non sia uno squadrone lo dimostra il Linfield che passa in scioltezza. La Jugoslavia si prende una piccola rivincita sulla Spagna, col Vojvodina che fa fuori l’Atletico Madrid. Dukla Praga liscio sull’Anderlecht, e parrebbe anche il CSKA Sofia sul Górnik dopo il 4-0 all’andata. Ma nel ritorno i polacchi fanno 3-0 e per poco non ribaltano il verdetto.
Facile il Celtic sul Nantes.
L’Inter affronta il Vasas. A San Siro complicato 2-1 con reti di Soldo e Corso, e di Puskás per il Vasas (Lajos però non Ferenc!). Al ritorno a Budapest decide una doppietta di Mazzola. Strepitoso il primo gol, dove Sandrino dribbla tutta la difesa ungherese.
Sorpresa clamorosa con l’Ajax che elimina il Liverpool. Ad Amsterdam si gioca con un nebbione, ma i giovani olandesi martirizzano i Reds con un 5-1 impetuoso. Segna un gol anche il giovane talento Johan Cruijff, di cui sentiremo parlare… Non è ancora Calcio Totale, ma ci siamo quasi.
I quarti vivono sulla super-sfida fra Real Madrid e Inter. Al contrario dell’anno prima, passano i nerazzurri, con una doppia vittoria: 1-0 a Milano con rete di Cappellini, e 2-0 in Spagna.
La rivelazione Ajax esce col solido Dukla Praga.
L’altra rivelazione Linfield mette in difficoltà il CSKA Sofia, che si qualifica con una rete di Yakimov in Bulgaria.
Il Celtic Glasgow ribalta lo 0-1 in Jugoslavia con una prova gagliarda in casa. 2-0 con reti di McNeil e del bomber Chalmers. Gli scozzesi si sono mostrati fin qui squadra solida e dal gioco offensivo brillante.
Le semifinali vedono lo spumeggiante Celtic Glasgow mettere in ghiaccio la qualificazione con un 3-1 casalingo. Apre il fuoriclasse Johnstone, e una doppietta di William Wallace (nome pesante…) fissano il risultato. Lo 0-0 di Praga promuove il Celtic ad una clamorosa finale.
L’Inter suda le proverbiali sette camice per eliminare l’ostico CSKA Sofia. A San Siro Facchetti segna, ma Zanev fissa sull’1-1 il risultato. Ancora Facchetti decisivo a Sofia per un altro 1-1, che vuol dire spareggio. A Bologna è un gol di Cappellini, attaccante acquistato dal Genoa l’anno prima, e che ha efficacemente sostituito Peirò, a qualificare l’Inter.
Figura 9 Jock Stein e i suoi ragazzi portarono la Coppa dei Campioni oltre la Manica
La finale si gioca a Lisbona, nello Stadio di Jamor, il 25 maggio 1967.
L’Inter è strafavorita. In quattro anni i nerazzurri di Helenio Herrera hanno dominato in Italia, Europa e nel Mondo. Hanno vinto tre Scudetti su quattro, perdendone uno solo allo spareggio. In Coppa dei Campioni vantano due vittorie, una sfortunata semifinale persa col Real Madrid, e sono di nuovo all’atto conclusivo. Possono centrare un Treble poiché sono in testa in Seria A, in semifinale di Coppa Italia e a Lisbona. La squadra però è logora. Helenio Herrera non pare accorgersene, o forse nasconde l’evidenza. È da tempo in contrasto con alcune stelle della squadra come il capitano Picchi e Corso. Con “Mariolino” è guerra aperta. Tutte le estati Herrera mette il suo nome in cima alla lista dei partenti… nome che prontamente Moratti depenna. Inoltre un infortunio priva la squadra di Suarez, e anche Jair non è al meglio, ed è in tribuna. Al loro posto Bicicli e Domenghini.
Il Celtic Glasgow è arrivato a sorpresa alla finale, ma è squadra tostissima. I cattolici di Glasgow sono allenati da Jock Stein, un grandissimo allenatore. La squadra è composta non solo da tutti scozzesi, ma tutti ragazzi nati a Glasgow e dintorni, cresciuti nel vivaio. Davanti al portiere Ronnie Simpson una difesa con Jim Craig e Tommy Gemmel sulle fasce, e in mezzo il capitano Billy McNeil e John Clark, nato mediano e abile a impostare l’azione. Lo schema è il 4-2-4 “brasiliano” ma in salsa scottish, con in mediana due guerrieri dai piedi buoni come Bobby Murdoch e Bertie Auld. E poi l’attacco: da destra a sinistra il fenomenale Jimmy Johnstone, il bomber Steve Chalmers, la mezzala offensiva William Wallace e Bobby Lennox.
Al fischio iniziale dell’arbitro tedesco Kurt Tschenscher sembra che i pronostici vengano rispettati in pieno. L’Inter fa valere la sua esperienza e al 6’ ottiene un rigore che Sandrino Mazzola realizza. Decide poi di gestire la gara, ma pian piano gli scozzesi montano, e come le onde del Mare del Nord spingono l’Inter in difesa. Nella ripresa i neroazzurri hanno la lingua di fuori. Al 62’ Tommy Gemmel pareggia, e le ginocchia di Mazzola e compagni tremano. Il Celtic arremba, come sospinto dal suono delle cornamuse, e all’83’ Chalmers trafigge Sarti con un tiro imprendibile. Il Celtic Glasgow è campione d’Europa! Sono i primi britannici a riuscirci, e in generale la prima vittoria di una squadra del Nord Europa.
Jock Stein è pazzo di gioia. Quel gruppo di ragazzi sarà in eterno noto come Lisbon Lions.
Per l’Inter è una mazzata. Invece di vincere tutto, perde tutto. La Fiorentina la elimina dalla Coppa Italia, e una papera di Sarti a Mantova consegna lo Scudetto alla Juventus.
Nel giro di poche settimane la magica epopea della Grande Inter arriva al capolinea.
FINALE 1967
CELTIC GLASGOW – INTER 2-1 (Lisbona, Stadio Nazionale di Jamor, 25/5/1967)
Celtic Glasgow: Simpson, Craig, Gemmel, Murdoch, McNeil, Clark, Johstone, Wallace, Chalmers, Auld, Lennox. All.re: Jock Stein.
Inter: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Domenghini, Bicicli, A. Mazzola, Cappellini, Corso. All.re: Helenio Herrera.
Arbitro: Kurt Tschenscher (Germania Ovest).
Marcatori: 6’ A. Mazzola su rigore (I), 62’ Gemmel (C); 83’ Chalmers (C)
Figura 10 Jommy Johnstone è forse il giocatore più amato nella storia del Celtic
FOCUS: JIMMY JOHNSTONE
James Connoly “Jimmy” Johnstone, era davvero il simbolo di quel formidabile Celtic Glasgow.
Cresciuto da Jock Stein nelle giovanili dei biancoverdi faceva parte di quel gruppo di ragazzi diventati calciatori insieme. Piccolo, 155 cm la statura, agile e veloce, era la perfetta ala del tempo. In quello schema ispirato al Brasile del 1958-1962, lui era il granello di pepe pronto ad infiammare la gara. Nella finale non segnò, l’eroe fu il bomber Steve Chalmers, ma lui fece impazzire Facchetti. Fu chiamato Lord of the Wing e così venne intitolato un documentario sulla sua vita.
Morto a soli 61 anni, una sua statua troneggia all’ingresso del Celtic Park, ad imperitura memoria dei Leoni di Lisbona.
CLASSIFICA MARCATORI
> 6 RETI
Paul Van Himst (Anderlecht)
> 5 RETI
Steve Chalmers (Celtic Glasgow)
Ernest Pohl (Górnik Zabrze)
Arthur Thomas (Linfield)
> 4 RETI
Tommy Gemmel (Celtic Glasgow)
Luis Aragonés (Atletico Madrid)
Johan Devrindt (Anderlecht)
Friedhelm Konietzka (Monaco 1860)
Ivan Mráz (Dukla Praga)
Lajos Puskás (Vasas Budabest)
Phil Scott (Linfield)