Storia della Champions League: Milano capitale d’Europa (1961-1964)

Storia della Champions League: Milano capitale d’Europa (1961-1964)

di Mark Menozzi

Così, dopo cinque anni di dominio incontrastato, il Real Madrid aveva abdicato. Il Benfica, formazione di Lisbona, era succeduta alle merengue, che però non accettarono tanto facilmente di farsi da parte. Intanto alle nostre latitudini, i grandi club italiani stavano affilando gli artigli. Era ora di portare la Coppa dei Campioni nel Bel Paese.

1961-1962 BENFICA

Figura 1 Il Duomo di Milano, la città lombarda dominerà coi suoi club in Europa per un decennio

Nonostante la sconfitta dell’anno precedente, il Real Madrid non demorde. Vinta la Liga, si ripresenta al via della settima edizione della Coppa dei Campioni. Nonostante il detentore sia il Benfica, sono i blancos i grandi favoriti, forti dei fuoriclasse Di Stefano e Puskás ancora sulla breccia, benché attempati.

Con i detentori del Benfica, i finlandesi dell’Haka Valkeakosken e i turchi del Fenerbahçe esentati dal primo turno, inizia la settima edizione della Coppa dei Campioni.
Il Real Madrid supera l’ostacolo ungherese del Vasas con una doppia vittoria. Per l’Inghilterra c’è il Tottenham Hotspurs di Londra, che dopo una sconfitta 2-4 in Polonia col Górnik Zabrze, in casa maramaldeggia per 8-1. Otto gol al ritorno casalingo anche per gli olandesi del Feyenoord, che si sbarazzano del Goteborg. Facile anche il Norimberga, con un 9-1 complessivo sul Drumcondra, e il Servette passa sui maltesi dell’Hibernian con un 5-0 in casa. Addirittura quindici le reti fra andata e ritorno del B 1913 (danesi) sui lussemburghesi dello Spora. Passano anche Rangers Glasgow, Partizan Belgrado e Austria Vienna. Emozionantissima la doppia sfida fra il CSKA Sofia e il Dukla Praga, 4-4 in Bulgaria e poi 2-1 a Praga per il Dukla, dove gioca il grande centrocampista Masopust.
Per l’Italia terza partecipazione della Juventus, che questa volta passa il primo turno. Ma la doppia gara coi greci del Panathinaikos è tutto meno che semplice. Mora salva la Juve in Grecia, poi a Torino i gol di Nicolé e Rossano fissano il 2-1 e una difficile qualificazione.

Il secondo turno vede entrare in scena il Benfica. Avversario l’Austria Vienna, che inchioda i campioni su un buon 1-1 in casa, ma a Lisbona crolla; 5-1 con primo gol in Europa per Eusébio, giovane attaccante mozambicano… sentiremo ancora parlare di lui!
Il Real Madrid disintegra con un 12-0 complessivo il B 1913 con tre gol di Di Stefano e Puskás tra gli altri. Il Tottenham H. fa fuori il Feyenoord, mentre il Norimberga si sbarazza del Fenerbahçe. Passano anche Rangers Glasgow, Dukla Praga e Standard Liegi.
La Juventus affronta i temibili slavi del Partizan. All’andata a Belgrado Vasović segna, ma Nicolé e Rosa firmano la vittoria in trasferta. Il ritorno è dominato dai bianconeri, che vincono 5-0, ancora Nicolé e Rosa, poi Stacchini e doppietta di Mora.

I quarti si dimostrano molto avvincenti.
Il Tottenham perde a Praga 0-1 con gol di Kucera, ma in casa nel mitico impianto di White Heart Lane, vince 4-1con doppiette di Smith e Mackay. Anche lo Standard vince 4-1 in casa, coi Rangers, ma poi nel ritorno in Scozia rischia grosso; 2-0 per i protestanti di Glasgow e rimonta sfiorata. Il Benfica incappa in una giornata storta a Norimberga, 3-1 per i tedeschi. Ma a Lisbona fa 6-0 e avanza.
Alla Juventus tocca il Real Madrid. Sulla carta non c’è storia e infatti Di Stefano espugna il Comunale di Torino. Sembra fatta, ma a Madrid i bianconeri smettono l’abito della modestia indossato in Europa fino a quel momento. John Charles il “Gigante Buono” gallese gioca da stopper su di Di Stefano, centrocampo leonino e un Sivori in stato di grazia, confezionano la vittoria 1-0 a Madrid, proprio con rete di Omar Sivori. Attaccante bizzoso, a volte isterico, ma dalla classe infinita. È la prima sconfitta interna del Real Madrid nella sua storia in Coppa dei Campioni.

Figura 2 Luis Del Sol con la maglia del Real Madrid, verrà poi in Italia alla Juventus

Quindi spareggio a Parigi. Sivori segna ancora, ma Felo, Tejada e Del Sol confezionano il 3-1 per le merengue.

Il Madrid asfalta lo Standard Liegi in semifinale. 4-0 in casa e 2-0 in Belgio.
Ben più emozionante l’altra sfida. Il Benfica batte 3-1 il Tottenham con una doppietta di Augusto. Il ritorno a Londra è tesissimo. Smith e Blanchflower segnano, ma Águas mette la zampata che porta i detentori in finale.

Finale che si gioca all’Olympisch Stadion di Amsterdam, il 5 maggio 1962, davanti ad oltre sessantamila spettatori.
In confronto all’anno prima il Benfica ha due differenze. Simões ed Eusébio. Il primo è un giovanissimo centrocampista offensivo, molto tecnico, appena diciottenne. Il secondo è ancora quasi sconosciuto, dimostrerà chi è proprio quella sera.
Il Real Madrid si è rinnovato con Tejada, Pachin, Felo e Del Sol. L’ultimo è una mezzala di grande sostanza, che col suo movimento inesauribile sostiene il gioco dei vecchi draghi davanti. L’attacco ha Di Stefano, Puskás e Gento. Qualcosa d’aggiungere su di loro? Direi di no.
La partita è stupenda, da far stropicciare gli occhi agli esteti del calcio.
Il Real Madrid parte a razzo! Puskás sembrerà lento e stanco, ma fra il 17’ e il 23’ segna due perentorie reti. Ma non basta, perché il Benfica rotola avanti con rabbia, e già al 25’ Águas segna. Con un susseguirsi di emozioni arriva il pareggio di Cavem al 34’. I lusitani sembrano lanciati alla rimonta finale, ma ancora il Colonnello Ferenc Puskás firma il 3-2 per il Real Madrid, con cui si chiude il primo tempo. Per l’ungherese sette gol in due finali giocate…
La ripresa vede un Benfica più tonico e fresco. In apertura del secondo tempo Coluna indovina uno dei suoi tiri micidiali e trova il pareggio. E a quel punto il proscenio lo prende lui, la Pantera Nera che viene dal Mozambico. Già autore dell’assist per Coluna, al ventesimo della ripresa si incunea in aerea, e viene steso. Rigore, che lui stesso trasforma. E pochi minuti dopo firma la sua personale doppietta con una cannonata dal limite dell’area. Il Real Madrid non si arrende, troppo l’orgoglio dei blancos ma la partita è finita.
Il Benfica ha vinto la sua seconda Coppa dei Campioni. Consecutiva.

FINALE 1962
BENFICA – REAL MADRID 5-3 (Amsterdam, Olympisch Stadion, 2/5/1962)
Benfica: Costa Pereira, Joao, Angelo, Cavem, Germano, Cruz, José Augusto, Eusébio, Águas, Coluna, Simões. All.re: Guttmann
Real Madrid: Araquistain, Casado, Miera, Felo, Santamaria, Pachin, Tejada, Del Sol, Di Stefano, Puskás, Gento. All.re: Munoz
Arbitro: Horn (Paesi Bassi)
Marcatori: 17’ e 23’ Puskás (R), 25’ Águas (B), 34’ Cavem (B), 38’ Puskás (R), 51’ Coluna (B), 65’ su rigore e 70’ Eusébio (B)

Figura 3 Eusébio uno dei più grandi attaccanti di sempre

FOCUS: EUSÉBIO
Il giovane Eusébio da Silva Ferreira fu scoperto dal’ex centrocampista del Brasile, Bauer, su un campetto in Mozzambico. Questi lo consigliò a Guttmann che allenava il Benfica. Il suo trasferimento fu al centro di un contenzioso fra le due squadre di Lisbona, Benfica e Sporting. La spuntarono i primi. Attaccante dalle straordinarie doti tecniche, Eusébio era anche velocissimo, aveva un gran tiro e notevole mobilità. Prototipo dell’attaccante moderno, divenne la risposta europea all’immenso Pelé. Rimase al Benfica fino al 1979 e fu capocannoniere del Mondiale inglese del ’66.
Scomparso nel 2015 per un ictus, il suo sorriso franco e allegro rimarrà per sempre nella memoria di chiunque ami il calcio.

CLASSIFICA MARCATORI

> 7 RETI
Alfredo Di Stefano (Real Madrid), Ferenc Puskás (Real Madrid), Justo Tejada (Real Madrid), Heinz Strehl (Norimberga), Bent Løfqvist (B 1913)
> 6 RETI
José Augusto (Benfica), Bobby Smith (Tottenham Hotspurs), Roger Claessen (Standard Liegi)

> 5 RETI
Eusébio (Benfica), Rudolf Kucera (Dukla Praga)

1962-1963 MILAN

Il calcio iberico ha, fino a questo momento, dominato. Cinque vittorie del Real Madrid per la Spagna, con in più le finali perse dal Barcellona e dallo stesso Madrid, e le due vittorie del Benfica per il Portogallo. Il calcio latino dominava le contese di club, sfruttando la sua tecnica innata, e spesso la presenza nelle sue squadre delle stelle straniere, sudamericane, danubiane o nordiche. Ma la terza grande potenza del calcio latino europeo era ancora a bocca asciutta. L’Italia aveva raggiunto due finali, con Fiorentina e Milan, ma di vittorie ancora nessuna. Per l’ottava edizione di Coppa dei Campioni al via le due dominatrici Real Madrid e Benfica, e per l’Italia il Milan, allenato dal giuliano Nereo Rocco. È l’ora della riscossa per il Bel Paese.

Al primo turno presenti 28 squadre su trenta iscritte, per ventinove nazioni. Esentate Benfica e Stade de Reims. Sorprese ridotte all’osso… ma è un osso con tanta polpa!
Il Milan ne fa 14 in due partite all’Union Lussemburgo. Protagonista è José Altafini. Il bomber brasiliano segna 8 gol fra andata e ritorno. Protagonista anche l’altro brasiliano Germano, che sarà in seguito invischiato in una piccante storia d’amore con la giovane erede del patrimonio Agusta. Quattordici ne fa anche l’Ipswich Town, che l’anno prima ha vinto in Inghilterra proveniente dalla seconda divisione, guidata in panchina da Alf Ramsey. Goleade anche per Vasas Budapest e Sporting Lisbona. Passano in scioltezza Polonia Bytom sul Panathinaikos, e CSKA Sofia sul Partizan. Gli scozzesi del Dundee FC vincono 8-1 in casa sul Colonia, e si qualificano in parte a sorpresa, non tanto per l’esito, ma per il punteggio. Lisci Galatassaray, Austria Vienna, Norrkoping e Dukla Praga. Equilibrata la sfida fra Esbjerg e Linfield, che vede prevalere i danesi. Il Feyenoord ricorre allo spareggio per far fuori il Servette.
E veniamo alla polpa… Il Real Madrid è abbinato ai belgi dell’Anderlecht. Sfida magari non facile, ma i blancos sono favoritissimi. Ma a Madrid ne esce un 3-3, con grande prestazione dei biancomalva, che poi a Bruxelles fanno 1-0 con una rete di Jurion.
Il Real Madrid è già fuori!

Al secondo turno entrano Benfica e Stade de Reims. I francesi con un rotondo 5-0 casalingo ribaltano la sconfitta di Vienna. I bicampioni lisci sul Norrkoping. Non c’è più sulla panchina il tecnico ungherese Bela Guttmann, in rotta con la società per motivi economici. L’allenatore magiaro va via sbattendo la porta, e dice: “Non vincerete per 100 anni in Europa”. C’è chi ride alla “profezia”, ma negli anni quei sorrisi svaniranno…
Vanno avanti bene anche Dundee, Anderlecht e Dukla Praga. Il Feyenoord va di nuovo allo spareggio, e ancora si qualifica, questa volta ai danni del Vasas Budapest. Solo parziale la sorpresa del Galatassaray che elimina i polacchi del Bytom.
La sfida più bella è fra Milan e Ipswich. A San Siro grande prestazione dei rossoneri, che con un gol di Dino Sani e una doppietta di “Paolino” Barison, fanno 3-0, rendendo inutile la vittoria 2-1 degli inglesi in casa.

I quarti vedono il Milan andare in trasferta sul caldo campo di Istanbul. Nonostante un tifo infernale Mora, Altafini e Barison firmano un 3-1 esterno che mette in ghiaccio la qualificazione.
Il Benfica fatica coi solidi cechi del Dukla, passando di misura.
Si ferma la corsa dell’Anderlecht, estromesso dal Dundee, che sfoggia un attacco atomico, guidato dal micidiale cannoniere Alan Gilzean.

Figura 4 Alan Gilzean segnò 9 reti in quell’edizione della Coppa del Campioni

Il Feyenoord fa fuori in un turno equilibrato il due volte finalista dello Stade de Reims. Decisiva la vittoria in Francia – a Parigi però, non a Reims – per 1-0 con rete di Kreyermaat.

In semifinale il Milan affronta il Dundee. A San Siro lo scontro fra i due formidabili attacchi è vinto dai rossoneri, che in giornata di grazia fanno 5-1, con doppiette di Barison e Mora e stoccata di Sani. Al ritorno 1-0 per gli scozzesi, con Gilzean.
Il Benfica pareggia 0-0 in Olanda, e poi Eusebio, José Augusto e Santana confezionano il 3-1 casalingo, per la terza finale consecutiva.

La finale va in scena a Londra, nella munifica cornice dell’Imperial Stadium di Wembley, il 22 maggio del 1963.
Sulla carta il Benfica è favoritissimo. Sebbene non abbia brillato in modo particolare, è squadra esperta, ricca di talento. Ci sono sempre i suoi assi, Coluna, Cavem, Augusto, Simões, e soprattutto il grande Eusebio. A contornarli nuovi talenti, come il lungo attaccante Torres, fortissimo nel gioco aereo. In mezzo al campo la fine classe di Joaquim Santana.
Dal canto suo il Milan è arrivato fino a Londra con un gioco spumeggiante. E qui permettetemi di spezzare una lancia a favore di Nereo Rocco. Sulla sua grandezza nessuno discute, ma spesso viene presentato come un araldo del “calcio all’italiana” fatto di libero, difesa e “Catenaccio”. Mi trovo a dissentire. Certo quando allenava Triestina e Padova era noto per il diabolico gioco difensivo, unico che poteva permettere di far arrivare seconde quelle due provinciali. Ma nel Milan pratica un gioco accorto dietro – ovviamente – intorno a baluardi difensivi come Benitez, Trapattoni e il capitano Cesare Maldini, ma davanti schierava tre attaccanti come Pivatelli, Altafini e Mora, con in più Gianni Rivera. In regia Dino Sani.

Figura 5 Il grande Nereo Rocco, tecnico triestino del Milan

Il Benfica parte meglio. Eusebio è una spina nel fianco, e poco prima del ventesimo segna, trafiggendo Ghezzi con un preciso diagonale. Rocco è costretto a cambiare l’assetto difensivo, spostando Trapattoni in marcatura su Eusebio. Giovanni – non ancora il Trap! – limita l’asso portoghese e il Milan cresce. In parziale aiuto arriva l’infortunio a Coluna.
Nella ripresa il vento cambia.
Al 58’ Costa Pereira respinge male un tiro di Rivera, e in agguato c’è Altafini, che insacca il pareggio. Al 70’ i due protagonisti dei pareggio sono di nuovo decisivi. Lancio di Rivera per Altafini. José parte da meta campo e si invola, inseguito dai marcatori, e arrivato al limite dell’area fulmina Costa Pereira in uscita. 2-1! Per José sono 14 reti in Coppa. Sarà record che resisterà fino ai tempi moderni.
Il Milan è Campione d’Europa per la prima volta. Ed è anche il primo successo per l’Italia in Coppa dei Campioni.

FINALE 1963
MILAN – BENFICA 2-1 (Londra, Wembley Stadium, 22/5/1963)
Milan: Ghezzi, David, Trebbi, Benitez, C. Maldini, Trapattoni, Pivatelli, Sani, Altafini, Rivera, Mora. All.re: Rocco
Benfica: Costa Pereira, Cavem, Cruz, Humberto, Raul, Coluna, Augusto, Santana, Torres, Eusebio, Simões. All.re: Riera
Arbitro: Holland (Inghilterra)
Marcatori: 19’ Eusebio (B), 58’ e 70’ Altafini (M)

Figura 6 José Altafini uno dei massimi goleador della Serie A

FOCUS: JOSÉ ALTAFINI
Quando José Jõao Altafini – figlio di immigrati italiani – arrivò al Palmeiras, fu notata una sua somiglianza (un po’ stiracchiata a dire il vero) col grande Valentino Mazzola, e proprio Mazzola fu il soprannome con cui venne conosciuto i primi tempi, e cui segno due reti all’Austria nel Mondiale 1958. Quando subito dopo il Mondiale viene in Italia, al Milan, il soprannome viene accantonato. Da noi sarà sempre e solo José Altafini, e tanto basta! Attaccante tecnico e astuto, con le maglie del Milan, del Napoli e della Juventus, fino al 1976 segnerà ben 216 reti, vincendo quattro volte la Serie A. Dopo il ritiro si riciclerà come voce per la TV, forando lo schermo con la sua innata simpatia.

CLASSIFICA MARCATORI

> 14 RETI
José Altafini (Milan)
> 9 RETI
Alan Gilzean (Dundee FC)
> 8 RETI
Ray Crawford (Ipswich Town)

1963-1964 INTER

Arrivata a Milano nel maggio del ’63 la Coppa dei Campioni si guarda intorno, e trovata di suo gusto la città meneghina, decide di fermarsi lì per un po’. La nona edizione della Coppa dei Campioni, vede al via 31 squadre, per trenta nazioni, con l’esordio dei rappresentanti di Cipro. L’Italia ha due squadre al via, entrambe di Milano: i detentori rossoneri del Milan, e i freschi vincitori della Serie A, i nerazzurri dell’Inter. Le avversarie sulla strada delle due sono le solite in prima riga, Benfica e Real Madrid.

Il primo turno vede quindici sfide. Esentato il Milan come campione in carica.
L’Inter ha un impatto con la Coppa dei Campioni non morbido, affrontando gli inglesi dell’Everton. Dopo lo 0-0 a Liverpool a San Siro un gol di Jair qualifica l’Inter. Il brasiliano è un’ala destra offensiva. Herrera lo vide ai Mondiali in Cile, far da riserva a Garrincha, e lo convinse a venire all’Inter. La sua rapidità e il suo tiro micidiale lo rendono un complemento perfetto con Alessandro Mazzola e Luis Suarez.
Per il resto non ci sono sorprese. Passano i francesi del Monaco, poi Borussia Dortmund, PSV Eindhoven, Partizan Belgrado, Górnik Zabrze (Polonia) allo spareggio sull’Austria Vienna, Dukla Praga, Zurigo, Spartak Plovdiv (Bulgaria), Dinamo Bucarest e Nörkopping. Solo parziale la sorpresa della qualificazione dei lussemburghesi dello Jeunesse, che fanno fuori i modesti finlandesi dell’Haka. Se si vuole in parte sorprende il Galatassaray che elimina il Ferencvaros di Albert con un 4-0 a Istanbul.
Il Real Madrid annienta i Rangers Glasgow. 1-0 in Scozia e poi 6-0 in casa con tripletta dell’intramontabile Puskás. Liscio anche il Benfica con i nordirlandesi del Lisburn Distillery, 5-0 a Lisbona dopo un rocambolesco 3-3 a Belfast.

Il secondo turno vede l’ingresso dei detentori del Milan. Avversari gli svedesi del Nörkopping. Dopo un duro 1-1 in Svezia, 5-2 a San Siro, con tripletta di Altafini. L’Inter fa fuori il Monaco. 1-0 a San Siro e poi 3-1 in Francia, a Marsiglia.
Passa il Real Madrid sulla Dinamo Bucarest, ma cade il Benfica col Borussia. A Lisbona Eusebio e Simões le danno la vittoria, ma a Dortmund il Borussia vince con un sontuoso 5-0!
Completano il quadro il PSV Eindhoven sul Plovdiv, il Dukla Praga sul Górnik Zabrze, il Partizan che ne fa sette in due partite ai lussemburghesi del Jeunesse, e infine lo Zurigo che allo spareggio fa fuori il Galatassaray solo al sorteggio con la monetina.

I quarti, in primavera, sono lustrati dalla sfida fra Real Madrid e Milan. Ci si aspetta un doppio match all’insegna dell’equilibrio, ma a Madrid Amancio, Di Stefano, Puskás e Gento firmano un netto 4-1 per le merengue, a San Siro il Milan sfiora lo spareggio, 2-0 con reti di Lodetti e Altafini.
Il Borussia avanza eliminando il Dukla. Sfida bizzarra con nette vittorie esterne, 4-0 per i tedeschi a Praga, e 3-1 per il Dukla in Germania.
Lo Zurigo a sorpresa ribalta lo 0-1 in Olanda contro il PSV con un 3-1 in casa.
L’Inter teme la sfida col Partizan Belgrado, gli slavi sono ottimi palleggiatori. Ma in Jugoslavia Jair e Mazzola in contropiede firmano un bel 2-0, ribadito dal 2-1 a San Siro.

In semifinale il Real Madrid passeggia con lo Zurigo. 2-1 in Svizzera, e poi a Madrid esplode l’attacco dei blancos! 6-0 e settima finale – in nove edizioni – per il Madrid.
L’attacco atomico del Borussia Dortmund, forte di micidiali stoccatori con Brungs e Wosab, spaventa i nerazzurri. Proprio Brungs segna una doppietta a Dortmund, ma Mazzola e Corso ribattono. 2-2. A San Siro esplode la rapidità degli avanti interisti, 2-0 e finale acchiappata al primo colpo.

Figura 7 Helenio Herrera, ciarliero ed istrionico, ma vero “Mago” della panchina

Finale che va in scena al Prater di Vienna, il 27 maggio del 1964.
Il Real Madrid è anziano certo, ma fa paura. Di Stefano e Puskás sono sempre fuoriclasse epocali, e segnano ad ogni occasione. Gento è ancora abbastanza giovane, e la sua rapidità è letale. Santamaria in difesa sente gli anni, ma è un fuoriclasse. Zoco, Amancio e Felo completano un attacco terribile.
L’Inter è arrivata fin qui grazie alla genialità del “Mago” Helenio Herrera. Un giramondo che ha giocato e allenato in Francia e Spagna. Dice di essere cresciuto calcisticamente nel River Plate, ma non è probabilmente vero. Istrionico e grande oratore, e un fine tattico, e un motivatore eccezionale. La sua squadra è durissima dietro con i vari Burgnich, Tagnin e Guarneri, con la direzione di Armando Picchi. Giacinto Facchetti è il primo terzino fluidificante del calcio italiano. A dirigere il gioco Luisito Suarez, che Herrera ha voluto ad ogni costo. Davanti Alessandro Mazzola – figlio di Valentino – Jair e la presenza fisica di Milani. E poi l’estro, col nome di “Mariolino” Corso. Giocatore dalle lune variabili, ma dalla classe purissima. Le sue punizioni a “foglia morta” sono un capolavoro. Un’annotazione a riguardo. Voglio sfatare la diceria che afferma che abbia inventato lui questo modo di battere le punizioni. Ne era esimio maestro, fu però il brasiliano Didi a battere per primo così.
Herrera prepara la partita con cura. Il piano e sfondare a sinistra, mettendo Mazzola da quella parte e lasciando Corso libero di svariare.
Sul finire del primo tempo proprio da quella parte arriva il primo gol. Grande esterno sinistro di “Sandrino” all’incrocio. Al diciassettesimo della ripresa Milani fa il 2-0. Finita? No. Troppo l’orgoglio del Real Madrid. Su una sassata di Puskás, Felo gira in rete il gol del 2-1. Ma l’Inter può attaccare negli spazi, il suo pane, e Mazzola ad un quarto d’ora dalla fine va via a Santamaria e chiude con la personale doppietta.

Figura 8 Rafael Batista Hernández, detto Feloo, il suo bellissimo gol non bastò al Real Madrid

Quella sarà l’ultima partita di Di Stefano nel Real Madrid. Un’era si è chiusa.
L’Inter vince la sua prima Coppa dei Campioni, la seconda per l’Italia.

FINALE 1964
INTER – REAL MADRID 3-1 (Vienna, Prater Stadion, 27/5/1964)
Inter: Sarti, Burgnich, Facchetti, Tagnin, Guarneri, Picchi, Jair, A. Mazzola, Milani, Suarez, Corso. All.re: Helenio Herrera
Real Madrid: Vicente, Isidro, Pachin, Müller, Santamaria, Zoco, Amancio, Felo, Di Stefano, Puskás, Gento. All.re: Munoz
Arbitro: Stoll (Austria)
Marcatori: 43’ A. Mazzola (I), 62’ Milani (I), 69’ Felo (Real Madrid), 76’ A. Mazzola (I)

Figura 9 Sandro Mazzola chiude la finale col grande Real Madrid

FOCUS: ALESSANDRO MAZZOLA
Figlio del leggendario Valentino – capitano del Grande Torino – fin da giovanissimo mostrò di aver ereditato il DNA del padre. Fu Benito “Veleno” Lorenzi a portarlo giovanissimo all’Inter. Esordì nella strana sfida con la Juventus al Comunale giocata dalla Primavera dell’Inter, dove Sivori segnò sei gol. Quello dell’Inter lo fece proprio lui.
Giocatore molto versatile, Herrera lo impostò come attaccante di movimento. Si ispirava a Di Stefano, il suo idolo. Rapidissimo, forte nel dribbling, dotato di un tiro ficcante, è stato uno dei più forti giocatori italiani del dopoguerra. In seguito giocò anche, benissimo, come mezzala.
La sua vita calcistica fu sempre legata solo a Inter e Nazionale. Con la maglia azzurra vinse l’Europeo del 1968 in casa e arrivò secondo nel Mondiale del 1970 in Messico, dietro solo all’insuperabile Brasile di Pelé, Jairzinho e Rivelino.

CLASSIFICA MARCATORI

> 7 RETI
Alessandro Mazzola (Inter)
Ferenc Puskás (Real Madrid)
Vladica Kovačević (Partizan Belgrado)
> 6 RETI
Franz Brungs (Borussia Dortmund)
Reinhold Wosab (Borussia Dortmund)
> 5 RETI
Alfredo Di Stefano (Real Madrid)
Josef Jelinek (Dukla Praga)
Rudolf Kučera (Dukla Praga)
Pierre Kerkhoffs (PSV Eindhoven)
Metin Oktay (Galatassaray)

Redazione

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