Un uomo solo al comando

Un uomo solo al comando

Di Antonio Bastanza

Magari tra 3 settimane un roboante 5 a 0, con doppia rovesciata di Ronaldo e Dybala come nemmeno in Holly e Benji, spazzerà via ogni polemica ma oggi, nel day after Lione, esimersi da una valutazione oggettiva su cosa non sta andando nella Sarrjuve è impossibile.

Perché cosa stia andando finora, o meglio fino a ieri alle 20:59, è semplice a dirsi: i risultati sono aderenti alle aspettative della società. Il che, per una squadra che doveva finalmente mostrare una immagine diversa da quella meramente risultatista, è meno del minimo indispensabile.

Sul resto le valutazioni sono meno semplici da fare e partono tutte da un enorme cortocircuito, che fino a prova contraria è tutto esterno alla società ossia la volontà della Juventus di vincere col fantomatico bel gioco, espressione che vuol dire tutto e soprattutto non vuol dire niente.

A Sarri è stato chiesto di cambiare l’attitudine di una squadra abituata a un calcio compassato, fondato sulla gestione dei momenti piuttosto che sull’imposizione del dominio per tutti i 90 minuti, un calcio in cui era predominante l’esaltazione delle qualità dei singoli piuttosto che la creazione di un gioco di squadra con codifiche predeterminate. Della bontà o meno del calcio di Allegri si potrà discutere un’altra volta, anche perché i 5 anni bianconeri del tecnico di Piombino tra luci e ombre hanno mostrato pienamente vizi e virtù di un approccio che oggi i massimi chiacchieroni di calcio definiscono fuori moda, mentre il confronto della deriva gianduiotta del Sarrismo con la versione originale sono tanto impietosi quanto inutili. Lo stesso Sarri ha ripetutamente dichiarato che il paragone tra il suo Napoli e questa Juve è impossibile e nessuno può dargli torto: un conto è prendere un gruppo di buoni giocatori e metterli in condizione di rendere al meglio del loro meglio, un altro allenare un gruppo di presunti campioni, alcuni dei quali lo sono davvero, e imporre loro le tue idee.

Il problema di base di questa Juventus non è né solo il tecnico né il giocatori in senso stretto: è che questi calciatori sanno far bene determinate cose e non quelle che il loro tecnico vorrebbe e, allo stesso tempo, che le idee del tecnico sul controllo della partita e dell’approccio a un calcio non sbilanciato ma con un equilibrio diverso rispetto a quello cui erano abituati, sono affascinanti e produttive, ma con altri uomini e forse altro contesto. Ad esempio, sulla carta è facile dire che pjanic ha la capacità di poter toccare 150 palloni ed essere determinate nella creazione del gioco ma in pratica, e con una adeguata contromisura degli avversari, non funziona così, perché il buon Miralem rende meglio quando è meno obbligato a prendere il carico del gioco solo sulle sue spalle.

Le dichiarazioni di Sarri di ieri sera sono andate tutte nella stessa direzione rimarcando la scarsa velocità nel muovere palla dei bianconeri, criticità peraltro tipica della Juve post Cardiff, il che non dovrebbe far stupire il tecnico toscano: tutti i centrocampisti schierati ieri amano tenere la palla piuttosto che darla via e, specie in situazioni di scarsa fiducia, tipo ieri sera, si cerca sempre di fare ciò che si sente proprio piuttosto che quello che ti viene chiesto.

È proprio qui il nodo che Sarri non riesce a sciogliere: pur ammettendo di esser venuto meno a certi suoi dogmi lasciando libertà di azione ai solisti offensivi, come peraltro la scorsa stagione con Hazard al Chelsea, non riesce ad andare oltre, restando sospeso tra il voler inculcare principi non recepiti a calciatori che non riescono a sentire proprio un certo modo di giocare e il non voler schierare una squadra il più possibile in grado di giocare il calcio in cui crede.

Prendendo spunto da un post su Facebook dell’allenatore ed ex calciatore Gianluca Savoldi si potrebbe dire

Vuoi vedere ho ragione io quando dico che il gioco è dei giocatori?

La chiave della stagione della Juventus è tutta qui e, non potendo certo sostituire gli uomini in rosa con altri più adatti, la soluzione è una e una soltanto: quanto più Sarri, al netto di alcuni principi irrinunciabili, si adatterà alle capacità dei suoi calciatori, in particolare dei centrocampisti, quanto più riuscirà a mediare tra le sue idee e quelle di una squadra che sembra credere al suo tecnico solo fino a un certo punto, tanto più aumenteranno le possibilità per la Juventus di trovare una quadra altrimenti lontana.

Redazione

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