Il futuro di Messi: un’opinione qualificata

Il futuro di Messi: un’opinione qualificata
Lionel Messi ha ancora il coltello dalla parte del manico

È l’argomento del giorno, del mese. Forse dell’anno.

Dove andrà Lionel Messi? Davvero può lasciare il Barcellona (e a costo zero)? Davvero potrebbe venire in Italia? Davvero Juventus e Inter si sono già mosse?.

Diciamo che è bello crederlo, perché il tifoso ha sempre bisogno di sognare, e il giornalista, aiutandolo a sognare, porta a casa la pagnotta. Al netto però delle speculazioni giornalistiche, e del fatto che al momento la vicenda è aperta a tutte le soluzioni (il che implicitamente dà diritto di cittadinanza alle più fantasiose), bisognerebbe avere il coraggio di dire che le possibilità di vederlo con una maglia diversa da quella del Barcellona restano scarse, e che le possibilità di vederlo giocare in Italia, allo stato attuale (poi ne parleremo meglio) sono infinitesimali.

Premesso che le righe che sto per scrivere sono frutto di un dialogo con un collega bene addentro al mondo del calcio spagnolo, il ragionamento proposto è prima di tutto sensato dal punto di vista logico. Ma andiamo con ordine, e partiamo dai fatti.

Lionel Messi è nato il 24 giugno 1987, e sta dunque per compiere 33 anni. Probabilmente, il prossimo contratto che siglerà (col Barcellona o con qualunque altro club) sarà l’ultimo della sua carriera, anche perché, per struttura fisica e caratteristiche, è difficile pensare che possa giocare fino a 40 anni.

L’ultimo rinnovo di Messi con il Barcellona (il decimo da quando entrò adolescente nella ‘cantera’), fu firmato il 25 novembre 2017. Se Messi non avesse rinnovato, il suo contratto sarebbe scaduto nel giugno 2018. Ora: poiché esiste la possibilità di trattare l’ingaggio di un giocatore con contratto in scadenza sei mesi prima che questo scada, il Barcellona aveva rinnovato appena in tempo: una settimana ancora, e qualunque squadra avrebbe potuto proporre a Messi un contratto… e poiché quel Messi aveva 30 anni, ci sarebbe stata davvero la fila.

Analizzando i giornali spagnoli (il collega lo ha fatto), si scopre che i colloqui per rinnovare il contratto erano partiti nella primavera 2017: per perfezionare l’accordo c’erano dunque voluti dai 6 agli 8 mesi. Insomma, fu un rinnovo molto difficile, e il Barcellona a un certo punto dovette cedere alle richieste di Messi.

Qui si innesca un secondo discorso: al di là dell’immagine pubblica di bravo ragazzo, pare che Messi possieda anche una sorta di “lato oscuro”: i bene informati dicono che consideri il Barcellona come casa sua, che spesso ne orienti con atteggiamenti e discorsi da primadonna tanto le scelte di mercato quanto alcune valutazioni tecniche (quel che accadde con Ibrahimovic è paradigmatico), e che sia molto attento ai risvolti economici del proprio lavoro. Prerogativa, quest’ultima, giustissima, per carità, ma comunque quasi mai foriera di belle novità per la società che si trova a pagargli il lauto stipendio.

Per il presidente blaugrana Josip Maria Barthomeu una brutta gatta da pelare

Dunque, pare che per il famoso rinnovo del 2017 Messi abbia chiesto al Barcellona questo mondo, quell’altro e anche due fettine di certe parti nobili… peraltro ottenendo tutto. E si parla di cifre così alte che si è fatto di tutto per tenerle segrete. Voci ufficiose stimano il suo attuale stipendio in una forbice fra i 26 e i 50 milioni netti (netti!) all’anno. Non solo: secondo wikileaks, il Barca avrebbe versato alla firma 350 milioni di euro sul conto della ‘Pulce’ come premio rinnovo. Oltre a questi, ci sarebbero altri 100 milioni divisi in quattro tranche, alla voce “premi” che a quanto si dice sarebbero una sorta di risarcimento per la multa subita per avere occultato parte dei suoi averi al fisco spagnolo: in pratica, la multa glie l’ha pagata il Barcellona. Secondo una frase di Francesco Calvo, ex direttore marketing del Barcellona recentemente passato alla Roma, “Messi guadagna una cifra spropositata, anche superiore a quanto si legge sui giornali“.

Se non bastasse quanto detto fin qui, Messi trattiene per sè il 100% dei prodotti derivanti dai diritti d’immagine. Insomma, Cristiano Ronaldo al confronto costa come una chincaglieria da supermarket cinese.

Sono condizioni durissime per qualunque club. Ma allora perchè il Barcellona ha preferito accettarle piuttosto che rischiare di perdere il giocatore?

Prendiamo ancora le parole di Francesco Calvo: “Messi percepisce una enormità, ben più di quello che dicono i giornali. Ma comunque, se un giorno si alzasse e si convincesse di valere più di quella cifra il Barcellona probabilmente sarà obbligato a darglieli, perché sul piano del Marketing non esiste Barcellona senza Messi: certe vendite crollerebbero“.

Per quanto riguarda la famosa clausola per liberarsi a zero, secondo il collega, che cita una fonte diretta, esiste. Pare che Messi l’avesse fatta inserire perché voleva tenersi una opzione di uscita nel caso in cui non si fossero raggiunti certi traguardi. Quali? Pare volesse vincere un’altra Champions’ League, e se questo era l’obiettivo, il Barcellona lo ha fallito: al momento della firma, a fine 2017, il Real aveva appena vinto la prima di tre Champions’ consecutive e stava per vincere la seconda (2017-18) e la terza (2018-19). In queste tre stagioni in esame, il Barcellona in Europa ha fatto molto male: battuto e eliminato dalla Juve nel 2016-17, spernacchiato ed eliminato dalla Roma nel 2017-18, dominato e eliminato dal Liverpool nel 2018-19 con imbarazzante ‘remuntada’.

Eric Abidal: nel 2020-21 sarà ancora ds del Barcellona?

Inoltre, molte delle recenti scelte societarie non sono piaciute a Messi: intanto la cessione di Neymar e il suo mancato riacquisto la scorsa estate, e poi il recente licenziamento di Valverde, tecnico apprezzato da Messi (i due sono amici) per mano del ds Eric Abidal. Fra i due infatti sono poi volati gli stracci.

Ora: c’è la possibilità che Messi decida di uscire a zero dal contratto?

Secondo il collega è difficile. C’è la possibilità che lo faccia credere, usandolo come spauracchio per negoziare. A Barcellona ci saranno presto le elezioni per la società, ed è possibile che Messi, per restare, chieda la testa del presidente Barthomeu e dello stesso ds Abidal; forse addirittura un rinnovo completo del direttivo, e potrebbe anche ottenerlo.

Se invece decidesse di cambiare squadra, bisogna capire chi potrebbe permetterselo. Se il costo, stimato fra i 150 e i 240 milioni all’anno fra stipendi, premi e diritti di immagine, è abbastanza certo, è incerto il ricavo: una società che parta da zero con il “Messi merchandise” difficilmente potrebbe pareggiare l’investimento in tre anni (quello che sta accadendo alla Juve con Ronaldo sia di esempio). Chi c’è allora nel mondo che può permettersi di pagare messi quelle cifre? Forse qualche club cinese o arabo, ma la Pulce vorrebbe chiudere la carriera in Europa. E in Europa, ad oggi (fatto dunque salvo un improbabile ma teoricamente possibile aumento di capitale studiato ad hoc   da parte di Suning) c’è solo un club che può permettersi quella spesa: il Paris Saint-Germain.

Ci sarebbe a dire il vero anche il Manchester City. Ma pare che da quelle parti, ultimamente, abbiano altri problemi.

Massimo Prosperi

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