Il Mago in Romagna: Helenio Herrera al Rimini

Il Mago in Romagna: Helenio Herrera al Rimini
Il Rimini 1976-77

Quando arrivò in piazza Cavour, sabato 13 novembre 1976, fu come se a Rimini fossero atterrati gli alieni: tutti lo guardavano come si guarda qualcuno arrivato da un altro pianeta. Eppure lui era sceso da una Mini.
Sì, però lui era Helenio Herrera, ed era arrivato per salvare il Rimini.

Campionato di Serie B 1976-77: il Rimini è approdato per la prima volta fra i cadetti, ma dopo sette giornate è ultimo in classifica e il presidente Gilberto Gaspari si gioca il jolly: licenzia l’allenatore che lo ha portato in B, Cesare Meucci, e chiama lui, HH. Che si presenta ai giornalisti locali come un vero incantatore di serpenti: «Ho sempre pensato che il destino mi avrebbe portato prima o poi in Romagna, una regione bellissima e che adoro. Il Rimini? La squadra è malata, ma vedrete che sceglierò la medicina giusta per rimetterla in piedi. La Serie B? Ho cominciato proprio dalla B, in Francia, con il Puteaux: non mi fa paura e non mi impressiona. Sono qui solo per lavorare».
Il giorno dopo c’è Rimini-Brescia e lui non ha nemmeno tempo di incontrare i giocatori: li vede per la prima volta in tarda mattinata al campo, parla con loro uno per uno, poi va in tribuna: ha una squalifica (4 giornate) da scontare e non può sedere in panchina.
Ha un notes, e vicino a lui c’è il direttore sportivo, che in caso di istruzioni le passa a una “staffetta”, che fa un inchino (!) scende i gradoni, e arrivato alla recinzione di bordocampo, le fa passare al dirigente accompagnatore che le porta in panchina. Aggiungiamo che quel giorno piove e la staffetta ha un ombrello. Tutto molto comodo.

Helenio Herrera quando allenava il Rimini

La formazione è più o meno la stessa: in avanti Fagni e Pellizzaro, alle loro spalle Paolo Sollier, comunista e calciatore (in ordine di importanza nella sua personale scala di valori), più dietro capitan Di Maio. Si parte: il Rimini assedia l’area avversaria. Guadagna un rigore, ma Fagni se lo fa parare.
Partita agonica fino al 75°, poi su una punizione laterale Giuseppe Fagni salta più alto di tutti e incorna in rete: esultanza, delirio in campo e sulle tribune: i giocatori si abbracciano, HH e il ds pure, la staffetta festeggia agitando l’ombrello: ne abbatte due. Ma chissenefrega, il Rimini è avanti. Il Brescia prova a reagire, c’è un bel tiro di Altobelli (sì, quell’Altobelli), ma all’84° in contropiede Fagni infila il secondo, 2-0. Il Mago ha fatto la magia.
Il Rimini aveva segnato un gol in 7 partite, non vinceva da 8 mesi, da quando era in C. Herrera esce dallo stadio portato in trionfo. I giornalisti gli fanno domande su tutto, anche sull’Italia, che deve giocare con l’Inghilterra per le qualificazioni mondiali. «Come finirà? Vinciamo 2-0». Azzecca anche questa: non si è mica maghi per niente.
Per la seconda partita si va ad Avellino. Viciani (quello del gioco corto: allena lui gli irpini) gli dà il benvenuto sulla Gazzetta del venerdì: «Herrera? è rimasto alla sua Inter, è un ritardato tattico».
Il Mago tace, ha scelto di far quadrato.
Ad Avellino piove. In quegli anni piove spesso, ad Avellino, durante il campionato, e il campo è un pantano. L’Avellino attacca a testa bassa, ma non fa breccia nella difesa biancorossa, e come la grande Inter con Jair, il Rimini lo infila in contropiede: il rinvio del difensore Sarti imbecca Berlini, che fugge veloce e crossa. Al centro c’è il solito Fagni: incornata e gol, 1-0. Il Rimini resiste e sta per vincere ma al 72° il pallone non rimbalza più e l’arbitro sospende la partita: si ripartirà dal primo minuto.
Herrera ci scherza su: «L’avremmo vinta oggi, vinceremo la ripetizione. Fossi Viciani, mi preoccuperei: non è bello perdere con un ritardato».
A Rimini è arrivato da 10 giorni ed è già più importante del sindaco. Lui dà al popolo ciò che il popolo vuole: «Qui è bellissimo. Forse rimango a vita, e mi compro un albergo a Riccione».
Terza partita: in casa col Taranto. Sollier è infortunato, ma la musica non cambia: difesa chiusa, due contropiede e vince 2-0. Segnano Fagni e Russo. Senza la pioggia di Avellino sarebbe la terza vittoria in fila.

Tre protagonisti del Rimini di Herrera

L’avventura prosegue con il Lecce, ma ecco il primo intoppo. Sarebbe l’ultima gara sotto squalifica ma il Mago è in spogliatoio a parlare. Entra l’arbitro Gino Menicucci: Sollier e Sarti provano a coprirlo ma Menicucci lo vede e prende nota. Si gioca: il Rimini domina, batte 14 calci d’angolo, reclama un rigore su Fagni, ma l’arbitro sorvola e al 21° Montenegro (nome amaro per definizione) con l’unico tiro in porta lo castiga.
HH, che ha visto il match dalla tribuna come le altre volte, parte per Milano con la moglie (lo aspettano alla Domenica Sportiva) fra due ali di folla plaudente.
A Menicucci va un filino meno bene: gli bloccano la macchina, la tempestano di calci e pugni e provano anche a rovesciarla. Forse non peggiora il referto per la parte di Herrera, ma di cert, non aiuta: il Mago è di nuovo squalificato, stavolta fino al 20 marzo 1977.
Quasi un ergastolo.
Troppo per una squadra che deve salvarsi.
La gestione viene inizialmente affidata a capitan Di Maio, con Herrera a fare da consulente, ma perde a Vicenza (1-0, gol di Paolo Rossi. (Quel Paolo Rossi. C’erano discreti attaccanti in quella Serie B), e poi perde ancora in casa 1-2 col Pescara, nonostante un gol dell’allenatore-giocatore Di Maio.
Patron Gaspari affianca a Herrera un allenatore vero, Becchetti, che lo affianca con grande rispetto, mantiene la stessa intelaiatura tattica e gli chiede consiglio su tutto. Ma il Mago è il Mago, e gli piace stare sul palcoscenico, non dietro le quinte, quindi si defila progressivamente e rivede alcune priorità: niente acquisto dell’albergo a Riccione, e passeggiate in città che si fanno sempre più rare, fino a sparire del tutto.
Il Rimini, comunque, con l’impronta tattica di Herrera, si salverà con una certa facilità, finendo dodicesimo.
Il grande Helenio sarà nuovamente chiamato alla guida dei biancorossi due anni dopo, stagione 1978-79, con la squadra ancora una volta ultima in classifica, affiancando in questo caso Giovanni Bonanno (Herrera infatti per limiti di età non poteva più sedere in panchina), ma stavolta il suo intervento non basterà: lascerà l’incarico dopo poco più di un mese e la squadra retrocederà in Serie C.
Allenatore finito? No.
L’anno dopo però sarà protagonista di un clamoroso ritorno al Barcellona, dove vincerà la Copa del Rey.
I maghi hanno sempre da parte qualche trucco per stupire ancora.

Massimo Prosperi

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