“Giuseppe Meazza è nelle nostre mani. Se lo volete rivedere sano e salvo, dovete farci avere 3 capre e 20 litri di vino. E niente scherzi“.
Non è un proclama farneticante. O meglio, indubbiamente lo è, ma anche se sembra incredibile, è stato scritto davvero, e non raccontava bugie.
I fatti, relativamente poco noti al grande pubblico italiano, risalgono al 1969. Siamo nel mese di gennaio e Peppin Meazza, Campione del Mondo e gloria interista, si trova in Calabria. Lo ha mandato da quelle parti la società nerazzurra, come ospite d’onore a un evento organizzato da un Inter Club di Reggio Calabria.
Tutto sommato, un impegno di routine, per il popolare “Balilla”, allora 58enne uomo-immagine nerazzurro. Se non che, poco prima di arrivare a Reggio Calabria succede qualcosa di inaspettato, e Meazza sparisce.

Poche ore dopo, le forze dell’ordine ricevono il proclama che vi abbiamo riportato all’inizio della nostra storia.
L’arrivo del messaggio viene inizialmente accolto con grande preoccupazione, anche perché, da quelle parti, coi rapimenti non si scherza. O forse sì…

Basta infatti mezza giornata, ai Carabinieri, messi sull’attenti dall’insolita contropartita richiesta dai rapitori, per venire a capo della questione.

A “rapire” Meazza sono stati una dozzina di studenti della locale università, desiderosi di procurarsi il necessario per organizzare un party “di matricole”. Pura goliardia, insomma.

Il Peppin nazionale viene quindi rilasciato senza particolari clamori, e i giovanotti se la cavano con una ramanzina.
La storia, in Italia, non arriva nemmeno ai giornali. Per qualche motivo mai chiarito, però, lo viene a sapere nientemeno che France Football, che ne da notizia in un articolo pubblicato il 21 gennaio 1969.
E Meazza? Pare che l’arrivo delle forze dell’ordine lo abbia trovato intento a fraternizzare con terribili “rapitori”. Sull’episodio non ha mai voluto dire una parola, anche se qualche sorrisino pare gli sia scappato.