Distruggere per conquistare: guida alla Juventus 19/20
di Antonio Bastanza
C’è una domanda, in verità abbastanza banale, su cui poggia la stagione calcistica 19/20 della Juventus: riuscirà Sarri a trasformare l’ultima Juventus di Allegri, quella involuta al punto di portare l’ex tecnico all’estremizzare il concetto a lui caro delle partite gestite in maniera da dosare le energie nella poco riuscita metafora ippica del “corto muso”, in una squadra più votata a un gioco intenso e propositivo, insomma piu moderna (o almeno più alla moda…).
Alle porte del campionato la risposta non può che essere la stessa della fine di giugno: se ci riesce e ci riesce in tempo, le possibilità di un nono successo consecutivo diventano altissime, altrimenti la prospettiva di una lotta a 3 fino alla fine di maggio, con il Napoli rinforzato dal mercato e favorito dalla continuità tecnica che parte in pole position rispetto ai bianconeri e all’Inter.
A oggi, dopo un mese di preparazione e qualche partita che ha dato indicazioni non troppo esaustive, è evidente come il processo di mutazione sia ancora in corso e, malgrado si intravedano segnali positivi, specie nella fase offensiva, i campioni d’Italia sono ben lontani dal potersi definire compiuti nella loro trasformazione. A rendere le cose ancora più complesse ha contribuito il folle calciomercato bianconero, assolutamente perfetto fino al 18 luglio, data dell’annuncio di De Ligt, e da lì in poi diventato un frenetico susseguirsi di voci, trattative saltate e necessità di bilancio che, a pochi giorni dalla partenza della nuova stagione, hanno consegnato a Sarri un gruppo con almeno 4 eccedenze e, paradossalmente, con 2/11 della squadra titolare che un mese fa erano dati per sicuri partenti e che rischiano di diventare dei punti fermi, almeno nella prima fase dell’annata. Nei fatti la Juve che esordirà a Parma avrà 4 facce nuove su 11 rispetto alla formazione titolare dello scorso anno e una di queste, che si tratti di Dybala o Higuain, sarà un calciatore che Paratici ha cercato di vendere praticamente in tutti i modi. Senza riuscirci, almeno per ora. Prendendo come riferimento l’unica amichevole rilevante, giocata dopo una decina di giorni consecutivi di allenamenti a ranghi quasi compatti, ossia quella con l’Atletico Madrid, ci sono alcuni aspetti tecnicamente rilevanti del gioco della squadra di Sarri che sembrano definiti anche se non messi a punto. Intanto è indispensabile premettere una cosa: nel calcio contano i principi e gli schieramenti ne sono solo una diretta conseguenza, legata anche agli uomini a disposizione.
Il 4-3-3 del Sarrismo Napoletano era ben diverso dal Sarriball Londinese e quello di oggi ne rappresenta una versione gianduiotta ulteriormente modificata.
Alle porte del campionato la risposta non può che essere la stessa della fine di giugno: se ci riesce e ci riesce in tempo, le possibilità di un nono successo consecutivo diventano altissime, altrimenti la prospettiva di una lotta a 3 fino alla fine di maggio, con il Napoli rinforzato dal mercato e favorito dalla continuità tecnica che parte in pole position rispetto ai bianconeri e all’Inter.
A oggi, dopo un mese di preparazione e qualche partita che ha dato indicazioni non troppo esaustive, è evidente come il processo di mutazione sia ancora in corso e, malgrado si intravedano segnali positivi, specie nella fase offensiva, i campioni d’Italia sono ben lontani dal potersi definire compiuti nella loro trasformazione. A rendere le cose ancora più complesse ha contribuito il folle calciomercato bianconero, assolutamente perfetto fino al 18 luglio, data dell’annuncio di De Ligt, e da lì in poi diventato un frenetico susseguirsi di voci, trattative saltate e necessità di bilancio che, a pochi giorni dalla partenza della nuova stagione, hanno consegnato a Sarri un gruppo con almeno 4 eccedenze e, paradossalmente, con 2/11 della squadra titolare che un mese fa erano dati per sicuri partenti e che rischiano di diventare dei punti fermi, almeno nella prima fase dell’annata. Nei fatti la Juve che esordirà a Parma avrà 4 facce nuove su 11 rispetto alla formazione titolare dello scorso anno e una di queste, che si tratti di Dybala o Higuain, sarà un calciatore che Paratici ha cercato di vendere praticamente in tutti i modi. Senza riuscirci, almeno per ora. Prendendo come riferimento l’unica amichevole rilevante, giocata dopo una decina di giorni consecutivi di allenamenti a ranghi quasi compatti, ossia quella con l’Atletico Madrid, ci sono alcuni aspetti tecnicamente rilevanti del gioco della squadra di Sarri che sembrano definiti anche se non messi a punto. Intanto è indispensabile premettere una cosa: nel calcio contano i principi e gli schieramenti ne sono solo una diretta conseguenza, legata anche agli uomini a disposizione.
Il 4-3-3 del Sarrismo Napoletano era ben diverso dal Sarriball Londinese e quello di oggi ne rappresenta una versione gianduiotta ulteriormente modificata.
Tuttavia i principi di base non cambiano, a partire da una fase difensiva in cui la squadra cerca di stare corta e stretta, con la linea di difesa che reagisce in maniera attiva alla palla. non deve meravigliare che sia questa la fase in cui la Juventus è maggiormente in difficoltà, sia per l’abitudine a un modo diverso di difendere maturata negli anni passati sia per la difficoltà oggettiva nell’acquisire gli automatismi adatti da parte non solo dei singoli calciatori, con De Ligt ovviamente favorito per i suoi trascorsi Ajacidi, ma dei reparti. In questo momento è estremamente facile colpire la Juventus tra le linee di centrocampo e difesa e un validissimo esempio è stato il secondo gol subito a Madrid: Pjanic va a pressare il portatore di palla spostandosi dal centro e all’Atletico basta effettuare due tocchi all’indietro verso Oblak per ritrovarsi con 3 calciatori tra le linee di difesa e attacco pronti a ricevere un passaggio tutt’altro che difficile da parte del portiere sloveno. Non è un caso che a ricevere e lanciare per la splendida finalizzazione di Joao Felix sia Lamar, spostato in quella zona da Simeone proprio per sfruttare la difficoltà delle due linee a restare compatte.
Anche la costruzione del gioco della Juve Sarriana ricalca i principi tipici del tecnico toscano, con la differenza che delle due catene stavolta è quella destra, che ha il suo fulcro nell’esterno offensivo, Douglas Costa o Bernardeschi che sia, che è maggiormente sfruttata in costruzione con la sinistra deputata alla finalizzazione e non potrebbe essere altrimenti se hai in quella posizione un certo CR7.
Rispetto al 4-3-3 di Allegri i due esterni tendono molto di più a stare in mezzo al campo, occupando i relativi half-spaces e riuscendo a dialogare in maniera più che accettabile sia con gli altri due componenti della rispettiva catena sia con il centravanti.
In questo senso le sorprese maggiori di questo precampionato sono state date proprio dalle due mezz’ali.
A sinistra era abbastanza scontato l’utilizzo di Rabiot, che sembra fin d’ora legare perfettamente con Pjanic dando fluidità e qualità al possesso palla bianconero, ma assai meno lo è stato vederlo interpretare il ruolo con questa personalità, evidenziando finanche doti di inserimento e conclusione dalla distanza raramente mostrate nei suoi turbolenti anni al PSG.
A destra invece, abbastanza sorprendentemente, sono salite in maniera esponenziale le quotazioni di un allegriano doc come Sami Khedira, sulla cui permanenza nessuno avrebbe scommesso un centesimo. Eppure il tedesco è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante per le sua intelligenza tattica e le sue incredibili doti di inserimento che lo hanno portato spesso a proporsi nel cuore dell’area avversaria, sfruttando i movimenti del compagno di catena e del centravanti.
Sebbene sia ancora presto per trarre conclusioni definitive è ragionevole pensare che, in attesa del pieno recupero di Ramsey e di capire quanto Emre Can sia o meno nelle grazie di Sarri (ammesso e non concesso che non venga sacrificato per una ricca plusvalenza), tocchi proprio all’ex Real il ruolo di mezz’ala destra nello scacchiere juventino.
Il ruolo di esterno offensivo destro sembra attualmente vedere Douglas Costa preferito a Bernardeschi, sebbene entrambi siano stati tra i più positivi, con il brasiliano rivitalizzato dalla cura Sarri e l’italiano perfettamente a suo agio nel ruolo riservatogli dal tecnico toscano. Di entrambi vengono sfruttate le capacità associative, l’abilità nel saltare l’uomo, rientrare sul piede forte e generare opportunità e a entrambi viene chiesto di scalare sulla linea di centrocampo nel 4-4-2 con cui si schierano i bianconeri in fase di difesa posizionale. A sinistra invece Ronaldo è più libero di seguire l’istinto ad accentrarsi e a cercare il tiro o il dialogo con i compagni, di fare insomma quello che ci si aspetta da lui: una caterva di gol. Il riuscire a farlo rendere al meglio sembra il “core business” di questa squadra ed è anche il motivo per cui la posizione di centravanti è tutt’ora una incognita, con le porte girevoli del calciomercato pronte a modificare l’assetto bianconero.
Dando per scontata la partenza di Mandzukic, che di far l’esterno è almeno una stagione che non vuole saperne e che Sarri non vede come adatto al ruolo di centravanti per come lo intende, rimangono il figliol prodigo Higuain e Paulo Dybala, entrambi sul mercato con la Joya che rischia seriamente di lasciare Torino in caso di congiunture favorevoli (leggasi Neymar via dal PSG). Inutile discutere su chi poteva esserci (Lukaku, probabilmente il partner ideale per CR7) o chi potrebbe arrivare (Icardi, ma sembra al momento una ipotesi da fantacalcio): i due argentini lotteranno per la maglia da titolare e nessuno dei due sembra essere la metà della mela del lusitano.
Se giocassimo ai videogames non ci sarebbero discussioni sul fatto che Dybala e CR7 (aggiungendo Douglas Costa) siano una coppia stellare, traboccante di talento e capacità realizzative, un duo formidabile. Peccato che la scorsa stagione abbia dimostrato, e ne è la prova anche qualche dichiarazione polemica dell’entourage del numero 10, quanto difficile sia per Paulo stare in campo con un Ronaldo vero cannibale della produzione offensiva della squadra, col risultato che a lungo è stato relegato a seconda scelta da Allegri dopo l’inutile (e a tratti dannoso) tentativo di riciclarlo da eccellente finalizzatore in “tuttocampista”.
L’ultima amichevole contro la Triestina ha evidenziato proprio questo: Dybala, il Dybala che gioca senza CR7, per movimenti, capacità di creare spazi e di trovare la porta è un perfetto “falso nueve” per il calcio di Sarri.
Higuain si presenta invece con un profilo molto più basso, forse legato alla consapevolezza cheil Pipita abbia messo alle spalle i suoi anni migliori, e con una incredibile voglia di rivincita dopo una stagione a dir poco mediocre e ha dalla sua una migliore, ma non ottimale, capacità di legare col gioco del portoghese.
Non sarà facile per Sarri sciogliere questo nodo, che rischia di condizionare non poco un percorso che già di per se si mostra pieno di insidie.
Anche la costruzione del gioco della Juve Sarriana ricalca i principi tipici del tecnico toscano, con la differenza che delle due catene stavolta è quella destra, che ha il suo fulcro nell’esterno offensivo, Douglas Costa o Bernardeschi che sia, che è maggiormente sfruttata in costruzione con la sinistra deputata alla finalizzazione e non potrebbe essere altrimenti se hai in quella posizione un certo CR7.
Rispetto al 4-3-3 di Allegri i due esterni tendono molto di più a stare in mezzo al campo, occupando i relativi half-spaces e riuscendo a dialogare in maniera più che accettabile sia con gli altri due componenti della rispettiva catena sia con il centravanti.
In questo senso le sorprese maggiori di questo precampionato sono state date proprio dalle due mezz’ali.
A sinistra era abbastanza scontato l’utilizzo di Rabiot, che sembra fin d’ora legare perfettamente con Pjanic dando fluidità e qualità al possesso palla bianconero, ma assai meno lo è stato vederlo interpretare il ruolo con questa personalità, evidenziando finanche doti di inserimento e conclusione dalla distanza raramente mostrate nei suoi turbolenti anni al PSG.
A destra invece, abbastanza sorprendentemente, sono salite in maniera esponenziale le quotazioni di un allegriano doc come Sami Khedira, sulla cui permanenza nessuno avrebbe scommesso un centesimo. Eppure il tedesco è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante per le sua intelligenza tattica e le sue incredibili doti di inserimento che lo hanno portato spesso a proporsi nel cuore dell’area avversaria, sfruttando i movimenti del compagno di catena e del centravanti.
Sebbene sia ancora presto per trarre conclusioni definitive è ragionevole pensare che, in attesa del pieno recupero di Ramsey e di capire quanto Emre Can sia o meno nelle grazie di Sarri (ammesso e non concesso che non venga sacrificato per una ricca plusvalenza), tocchi proprio all’ex Real il ruolo di mezz’ala destra nello scacchiere juventino.
Il ruolo di esterno offensivo destro sembra attualmente vedere Douglas Costa preferito a Bernardeschi, sebbene entrambi siano stati tra i più positivi, con il brasiliano rivitalizzato dalla cura Sarri e l’italiano perfettamente a suo agio nel ruolo riservatogli dal tecnico toscano. Di entrambi vengono sfruttate le capacità associative, l’abilità nel saltare l’uomo, rientrare sul piede forte e generare opportunità e a entrambi viene chiesto di scalare sulla linea di centrocampo nel 4-4-2 con cui si schierano i bianconeri in fase di difesa posizionale. A sinistra invece Ronaldo è più libero di seguire l’istinto ad accentrarsi e a cercare il tiro o il dialogo con i compagni, di fare insomma quello che ci si aspetta da lui: una caterva di gol. Il riuscire a farlo rendere al meglio sembra il “core business” di questa squadra ed è anche il motivo per cui la posizione di centravanti è tutt’ora una incognita, con le porte girevoli del calciomercato pronte a modificare l’assetto bianconero.
Dando per scontata la partenza di Mandzukic, che di far l’esterno è almeno una stagione che non vuole saperne e che Sarri non vede come adatto al ruolo di centravanti per come lo intende, rimangono il figliol prodigo Higuain e Paulo Dybala, entrambi sul mercato con la Joya che rischia seriamente di lasciare Torino in caso di congiunture favorevoli (leggasi Neymar via dal PSG). Inutile discutere su chi poteva esserci (Lukaku, probabilmente il partner ideale per CR7) o chi potrebbe arrivare (Icardi, ma sembra al momento una ipotesi da fantacalcio): i due argentini lotteranno per la maglia da titolare e nessuno dei due sembra essere la metà della mela del lusitano.
Se giocassimo ai videogames non ci sarebbero discussioni sul fatto che Dybala e CR7 (aggiungendo Douglas Costa) siano una coppia stellare, traboccante di talento e capacità realizzative, un duo formidabile. Peccato che la scorsa stagione abbia dimostrato, e ne è la prova anche qualche dichiarazione polemica dell’entourage del numero 10, quanto difficile sia per Paulo stare in campo con un Ronaldo vero cannibale della produzione offensiva della squadra, col risultato che a lungo è stato relegato a seconda scelta da Allegri dopo l’inutile (e a tratti dannoso) tentativo di riciclarlo da eccellente finalizzatore in “tuttocampista”.
L’ultima amichevole contro la Triestina ha evidenziato proprio questo: Dybala, il Dybala che gioca senza CR7, per movimenti, capacità di creare spazi e di trovare la porta è un perfetto “falso nueve” per il calcio di Sarri.
Higuain si presenta invece con un profilo molto più basso, forse legato alla consapevolezza cheil Pipita abbia messo alle spalle i suoi anni migliori, e con una incredibile voglia di rivincita dopo una stagione a dir poco mediocre e ha dalla sua una migliore, ma non ottimale, capacità di legare col gioco del portoghese.
Non sarà facile per Sarri sciogliere questo nodo, che rischia di condizionare non poco un percorso che già di per se si mostra pieno di insidie.