Hussein Hegazi, il primo Faraone
C’è una strada, nel centro del Cairo, a un calcio al pallone dalla riva del Nilo, che porta il nome di un calciatore. La strada si chiama Hussein Hegazi Street.

Quando, nel settembre del 1911, all’età di di vent’anni, il giovane egiziano Hussein Hegazi si presentò al campo di allenamento del Dulwich Hamlet Football Club, per chiedere di essere ingaggiato, non aveva la minima idea di quante controversie avrebbe creato, con la sua sola presenza, nel giro di un paio di mesi.
Hussein Hegazi era nato al Cairo il 14 settembre 1891. Subito conquistato dal gioco del calcio, portato a fine secolo dai marinai inglesi nella capitale dell’Egitto, il giovane Hussein aveva iniziato a giocare mentre era ancora alla scuola dell’obbligo, segnando, si narra, tre gol nella sua prima partita nella rappresentativa della scuola, la El-Saideya High School, pur affrontando studenti di 3 o 4 anni più grandi di lui. Nelle strade del Cairo diventa famoso per un giochino di abilità che è solito praticare usando come cavie le donne che tornano dal mercato: con la sua palla di stracci mira alle giare che le signore portano sul capo. Di solito non ne sbaglia una: i contenitori cadono a terra, si rompono e spesso il carico (frutta, verdura, stoffe) è inutilizzabile. I danni li paga il ricco (e paziente, diremmo) papà.
La sua superiorità tecnica diventa sempre più evidente col passare degli anni, e fa di lui, adolescente, uno fra i più appetiti giocatori nei tornei misti che vedono formazioni egiziane sfidare le rappresentative delle basi dell’esercito britannico e dagli uffici governativi inglesi in Medio Oriente.
Non conosciamo esattamente la sua scheda tecnica, ma sappiamo che la sua altezza era moderata e la sua struttura fisica agile e leggera. Nonostante ciò, in un calcio dove ogni corner era un attentato all’integrità fisica dei giocatori in area (portiere compreso), si mostrò subito a proprio agio nel ruolo di centravanti e alla sua prima stagione ufficiale, appena 18enne, nel Sekka, segnò 57 gol, record assoluto per quei tempi.
Le sue doti atletiche, comunque, dovevano essere notevoli, perchè a quanto pare era fortissimo anche nella corsa sulla media distanza: vinse infatti le gare del quarto di miglio e del mezzo miglio nei Campionati Egiziani per 4 anni consecutivi.
Di famiglia agiata, riuscì a convincere (e per questo, grazie anche alla sua carriera calcistica, sarebbe diventato un esempio per i giovani egiziani) i genitori a inviarlo in Inghilterra per studiare: nell’estate del 1911 prese dunque un piroscafo per recarsi a Londra e iscriversi al corso di Ingegneria al London University College.
Alla ricerca di una squadra dove giocare nel suo periodo inglese, gli fu indicato il Dulwich Hamlet, attualmente militante in National League South, sesta divisione inglese, ma all’epoca club di discreta levatura.

Al club intitolato ad Amleto basta poco per capire di avere pescato il jolly. Tempo due allenamenti e il 2 settembre, nella prima amichevole di precampionato, sul terreno di casa di Champion Hill, lo mettono in campo. Non segna, ma impressiona la stampa locale che lo definisce “un giocatore piuttosto bravo, dotato di velocità fulminea“.
Enigmatico e talvolta assente dal gioco, Hegazi è un terminale micidiale. Appena inizia il campionato comincia a segnare, alla media di un gol a partita e illumina la Isthmian League (il campionato regionale dove all’epoca militava il Dulwich Hamlet) col proprio talento.
“Hegazi è la luce splendente del gioco“, scrive il South London Press dopo la sua partita del 23 settembre 1911 contro il Nunhead: “The Egyptian gave a splendid exhibition, the way he makes openings for himself and his wing men shows much brain work“.
La sua intelligenza calcistica lo mette un passo avanti rispetto a molti altri giocatori. Astuto come un serpente, era in grado, in un attimo, di ruotare rapidamente su se stesso e poi scappare cambiando passo (sfruttando le sue doti di mezzofondista) e lasciando sul posto l’avversario. Quando tre giornate più tardi demolisce con due gol il forte West Norwood (che esce battuto 6-0 dal campo degli Hamlet) è la sua consacrazione. “The back division – scrive il South London Press – seemed powerless to deal with the Egyptian Hegazi, who gave the front line plenty of chances. Hegazi began to display his wonderful command of the ball almost from the outset“.
Cominciano ad andarlo a vedere altri club e poche partite dopo il Fulham, la squadra più antica d’Inghilterra, all’epoca in Seconda Divisione, lo invita a giocare come ‘trial player’ la partita di campionato con lo Stockport County al Craven Cottage.
Un egiziano nel tempio del calcio inglese! L’idea di vederlo con la maglia del Fulham suscita curiosità. Il pubblico a dire il vero è in gran parte scettico sulle reali qualità di questo nordafricano che sembra uscito dal nulla, ma si ricrede subito: al 15° Hegazi riceve un difficile pallone da destra, lo controlla, salta l’uomo con un brusco scarto a sinistra e fulmina il portiere dello Stockport.
Finita la partita su di lui si apre una vera e propria asta: oltre al Fulham si fanno avanti per prenderlo altre squadre.
“I was in a big trouble – confesserà qualche giorno dopo Hegazi ai giornali – For I wanted to play very much in League football, and at the same time I did not want to leave Dulwich Hamlet who have been very good to me. At the end, I have decided to play for the Hamlet. I am sorry if Fulham are disappointed”

Hegazi resta a Londra, e agli Hamlet, tre stagioni. Con lui la squadra, segna e vince, e lui viene chiamato dalla FA Selection (la rappresentativa di Lega) a partecipare a vari tour in giro per l’Inghilterra e anche in Olanda e in Francia. Quando finisce il suo corso a Ingegneria, gli offrono un lavoro e un rinnovo di contratto, ma decide di tornare a casa.

I suoi ultimi mesi di gioco sono nella stagione 1913-14, quando si trasforma da punta in interno, sempre giocando molto bene e senza perdere il vizio del gol. Un esempio lo fornisce il solito South London Press descrivendo una partita del 17 ottobre 1913: “Hegazi opened the scoring in characteristic style. He received a pass from Davis, turned round instantly, and shooting like a flash, the ball was in the net before Robertson was aware of it.”
Torna in Egitto nell’estate del 1914, poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Il suo vecchio club, il Sekka, lo attende a braccia aperte. Resta lì tre stagioni, poi comincia uno strano andirivieni fra Al-Ahly e Zamalek, le due squadre più importanti della capitale, finendo per gettare le basi della storica rivalità che ancora oggi divide i due club. Memorabile quando lascia l’Al-Ahly spiegando che “nel nuovo stadio non è stata realizzata un’area dove giocare a biliardo dopo l’allenamento. Allenarmi lì non mi interessa“. Considerato uno dei padri del calcio egiziano, disputa con la Nazionale sia le Olimpiadi di Anversa che quelle di Parigi, queste ultime con la qualifica di allenatore-giocatore. Muore l’8 ottobre 1961 all’età di 70 anni.