Il calcio in Africa ai tempi dei pionieri

Il calcio in Africa ai tempi dei pionieri

 

di Massimo Prosperi 

Nei giorni in cui si sta giocando la prima Coppa d’Africa a 24 squadre, riaffiorano qua e là i mille luoghi comuni che circondano il calcio africano, e fra questi la diffusa opinione che il Continente Nero sia quello dove il calcio si è sviluppato per ultimo. Ma se è vero che le “perle nere” o potremmo definirli “i diamanti grezzi”, ovvero quei talenti fisici e tecnici il cui approccio al calcio non è mediato e uniformato da un periodo di addestramento in scuola calcio, da quelle parti sono ancora relativamente frequenti, è altrettanto vero che anche in Africa, e soprattutto nelle colonie inglesi, il calcio arrivò decisamente presto, in qualche caso addirittura prima che in Italia, anche se poi solo il Sudafrica e l’Egitto (da cui cominceremo la disamina) riuscirono a sviluppare leghe (più o meno) organizzate e selezioni nazionali di dignitosa qualità prima degli anni Trenta del Novecento.

Volendo parlare del Sudafrica, per esempio, va detto che una FA del Natal fu formata già nel 1882, anche se era riservata ai soli bianchi, mentre parallelamente la pratica del football per le popolazioni indigene era particolarmente intensa nelle scuole rette da europei e in particolare dagli anglofoni.

Le prime partite dimostrative furono giocate da marinai e soldati britannici, ma il gioco conquistò anche le classi più umili, e infatti nel 1916 fu fondata la Durban & District Native Football Association che diede dignità anche al ‘black football’. Nel 1932 questa federazione parallela cambiò il proprio nome in Durban & District African Football Association e l’inglese fu accolto come lingua ufficiale al posto dello Zulù. Le squadre aderenti disputavano ogni anno un torneo con in palio il trofeo messo in palio da un barone dello zucchero Sir Marshall Campbell, non si capisce bene se per filantropia o per megalomania, visto che l’unica condizione posta fu quella che la Coppa portasse il suo nome.

Quanto all’Egitto, se è vero che sotto le Piramidi la prima squadra organizzata e in grado di avere una propria sede, il club Al-Ahly, fu fondata nel 1907, bisogna aggiungere che la pratica calcistica fra club che giocavano con divise improvvisate o senza scarpe o ancora su campi decisamente improvvisati, era comunque in voga da almeno 20 anni, grazie soprattutto ai rapporti privilegiati che il Paese aveva con gli inglesi. Anche qui, come in Sudafrica, le prime partite furono giocate da britannici (portuali, soldati, commercianti), e inglesi furono i fondatori di quasi tutte le principali squadre pionieristiche, con una significativa eccezione: il Kasr El-Nile Club, che diventerà l’odierno Zamalek, che fu fondato da un belga nel 1911. I rapporti con il Regno Unito erano talmente stretti da permettere a un giocatore egiziano, Hussein Hegazi, di giocare alcune partite ufficiali in Inghilterra con club londinesi a cavallo del 1911 e 1912, con discreti esiti.

Sulla storia del calcio in Africa, proporremo, nella seconda parte di questo articolo, alcune notizie miscellanee (senza pretendere di realizzare una storia esaustiva, ma quantomeno una cronologia essenziale) sui progressi del calcio in Africa nel periodo tra la fine del 1800 e il 1934, cioè l’anno in cui l’Egitto, disputando il Mondiale in Italia, “mise sulla mappa” il movimento del Continente Nero.

(1 – continua)

 

 

 

Redazione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *